martedì 24 maggio 2016 - antonio cianci 251039

Il declino di quale capitalismo?

Esiste un paese che non sia capitalista?
 

Si dirà: un paese totalitario, o genericamente retto da un sistema autoritario. 
Ma così non è, perché quello di un paese totalitario è semplicemente capitalismo di stato, poiché tutti i mezzi di produzione sono nelle mani dello Stato. Mentre in una società libera i mezzi della produzione economica sono in mano ad imprenditori privati; o come accade nella maggior parte dei paesi oggi il sistema economico è misto. Cioè alla attività economica contribuiscono sia il capitale pubblico che quello privato.
Orbene sapreste indicarmi un paese ricco, prospero, non oppresso da debiti, povertà o crisi tra quelli ad economia cosiddetta collettivistica, diretta cioè da un potere fortemente centralizzato, che si tratti di un partito o di una ristretta oligarchia?

Io non ne conosco. Né tra quelli di qualsiasi latitudine che hanno conosciuto comunismi, fascismi, regimi teocratici, feudali od altro, sia che ne siano usciti o ancora affondino in quei regimi perversi ed illiberali, né tra quegli stati giovani che retti da governi di autocrati illusi di poter instaurare un socialismo diverso da quello già sperimentato nella realtà, hanno creato altre formazioni statali destinate all'oppressione e la miseria.
La Storia di quest'ultimo secolo non ci fornisce un solo esempio di un paese statalista che sia scampato al declino, al sottosviluppo, ed alla rovina, oltre che all'oppressione politica.
L'attualità politico-economica ci insegna che in un periodo di estesa globalizzazione anche i paesi a più ampia economia di mercato o pure a sistema misto pubblico-privato soffrono le crisi cicliche più o meno gravi. Ma solo le società veramente libere hanno il dinamismo per sprigionare nuove energie , creare attività ed opportunità per superare difficoltà di ogni specie, soprattutto economiche.
Meno capacità di reazione hanno quei sistemi misti, soprattutto quando prevale l'attività economica del settore pubblico, che spesso limita e condiziona con lacci e lacciuoli politico-burocratici l'intraprendenza dell'attività privata.
È questo purtroppo il caso del nostro Paese, in cui con frequenza quasi quotidiana si sentono attribuire tutti i guasti della situazione economica, dal debito al deficit alla profonda crisi economico-sociale, al liberismo economico.

L'ignoranza, la demagogia, la malafede di politici, sindacalisti, rappresentanti della stampa, dei media e di tutte quelle categorie interessate a coprire le proprie malefatte , a difendere i propri errori ed i propri privilegi, hanno superato ogni limite di decenza. Mentono spudoratamente.
In settant'anni di storia della politica italiana vorrei che qualcuno mi indicasse un solo governo che sia stato liberista. 


Il colosso dell'economia italiana fu per moltissimi anni della Repubblica italiana l'I.R.I., che conteneva imprese manifatturiere, le tre banche d'interesse nazionale, le telecomunicazioni, la siderurgia, la chimica, ed altro ancora. Avevamo l'ENI, l'ENEL, venuto dalla nazionalizzazione di tutte le società dell'energia elettrica preesistenti, la CASSA PER IL MEZZOGIORNO ed altro ancora.
Molto più del 50% dell'economia italiana era in mani pubbliche, cioè sotto l'egida dei partiti.
L'IRI fu liquidato definitivamente nel 2000, causa il disastro o il fallimento di molte sue attività con gravi perdite per il bilancio statale e le tasche dei contribuenti.
Alcune attività pubbliche come le telecomunicazioni e la chimica furono privatizzate, con gran vantaggio degli "amici" acquirenti e grave danno per le finanze pubbliche cioè per i contribuenti.
S'ingrassarono, con queste privatizzazioni fasulle, partiti e percettori di tangenti in qualche caso di centinaia di milioni di lire.
In seguito, nonostante diverse gravi crisi economico-finanziarie, le attività economiche in mani pubbliche non sono molto al di sotto del 50%. Lo Stato ha ancora la CASSA DEPOSITI E PRESTITI, la maggioranza di ENI ed ENEL, la RAI, le Ferrovie ed altro.
Allora vorrei che qualcuno come gli onorevoli Fassina, Vendola e tanti altri professoroni della sinistra politica ed accademica, compresi fior di politologi ed opinionisti che si barcamenano per non scontentare i potenti protettori e perder " la paga per il lesso", dicesse dove mai e quando c'è stato nel nostro paese il liberismo economico.

L'Italia è il paese occidentale più statalista, dirigista e clientelare che si conosca. E a nessuno di Lorsignori viene in mente che la causa principale della corruzione dilagante sia in primo luogo l'invadenza asfissiante dei poteri pubblici nella gestione dell'economia.
Non il liberismo, la libera iniziativa privata, ma il Capitalismo di stato è la ragione dell'inarrestabile declino dell'Italia. 

 

Foto: metrocentric/Flickr




Lasciare un commento