martedì 3 gennaio 2023 - Giovanni Greto

Il concerto di Capodanno alla Fenice

Al mattino, la presentazione della XX^ edizione dell’atteso spettacolo. Alla sera, il primo dei quattro concerti consecutivi

Nell’imminente giro di boa del calendario gregoriano, il Sovrintendente e Direttore Artistico del Teatro La Fenice, Fortunato Ortombina, ha presentato ufficialmente a metà mattina, agli addetti ai lavori, il nuovo “Concerto di Capodanno”, cogliendo l’occasione, affiancato dal Direttore Generale Andrea Erri, secondo una storica consuetudine, di fare il punto sullo stato di salute del Teatro.

Protagonisti musicali, oltre all’Orchestra e al Coro del Teatro, il direttore, Daniel Harding (Oxford, 31 agosto 1975) e due giovani cantanti, al debutto sul palcoscenico veneziano : la soprano Federica Lombardi (Cesena, 19 aprile 1989) e il tenore Freddie De Tommaso (Tunbridge Wells, Kent, 20 gennaio 1993).

La prima parte del programma, preparato personalmente dal Direttore Artistico, è riservata all’esecuzione della “Sinfonia n.4 in La maggiore op.90 Italiana” di Felix Mendelssohn Bartholdy

La seconda parte è un programma molto vario con due arie per ciascun cantante e l’omaggio a due musicisti, di cui nel 2023 ricorre l’anniversario : 160 anni dalla nascita di Pietro Mascagni (Livorno, 7 dicembre 1863 – Roma, 2 agosto 1945) ; 100 anni dalla nascita di Maria Callas (New York, 2 dicembre 1923 – Parigi, 16 settembre 1977). Si spiega così l’ascolto dell’Intermezzo dalla Cavalleria rusticana e dell’aria Casta diva, dalla Norma di Vincenzo Bellini, uno dei cavalli di battaglia della soprano greca.

In occasione del terzo decennale dalla scomparsa di Rudolf Nureyev (Irkutsk, Russia, 17 marzo 1938 – Levallois-Perret, Francia, 6 gennaio 1993), l’orchestra esegue “Panorama” da La bella addormentata, balletto musicato da Petr Il’ic Cajkovskij, un lavoro-chiave, nella carriera del prestigioso danzatore.

Ritorna a risuonare l’Ouverture da “Le nozze di Figaro” di Wolfgang Amadeus Mozart , perché nel periodo pandemico l’opera venne eseguita senza la presenza del pubblico, sempre sotto la direzione di Harding. La seconda parte, dedicata al belcanto, è un programma di musica italiana per dimostrare il primato della musica italiana. Immancabile il coro dal Nabucco “Va, pensiero, sull’ali dorate”. Spazio anche a due cori di grande afflato e di speranza da “La Clemenza di Tito” di Mozart e da “Turandot” di Giacomo Puccini, mentre il finale è nuovamente verdiano con il duetto “Libiam ne’lieti calici” da “La Traviata”.

Prima di passare il testimone a Francesca Nesler, coordinatrice musica colta per RAI Cultura, Fortunato Ortombina ha ricordato come il rapporto con RAI sia stato nel 2022 più frequente : tre dirette, tra le quali spicca il ritorno della musica in piazza San Marco, con la diffusione dei Carmina Burana di Carl Orff, il concerto più seguito tra quelli trasmessi da RAI 5. Per il concerto della prossima estate – la Nona Sinfonia di Beethoven – Ortombina e Nesler stanno lavorando per cercare di trasmetterlo in diretta “non in una rete di nicchia, quale è RAI 5, ma nella generalista RAI 1".

Il concerto, in quattro appuntamenti consecutivi dal 29 dicembre al primo gennaio, viene trasmesso in diffusione integrale su RAI Radio3 la sera di Capodanno alle 22 e 30 e su RAI 5 nel giorno di giovedì grasso (16 febbraio) alle 21 e 15.

La seconda parte del concerto del primo gennaio viene trasmessa in diretta su RAI 1 alle 12 e 20 e in replica su RAI 5 alle 18 e 45.

Come sempre, durante la diretta televisiva, ci sono tre creazioni coreografiche di Davide Bombana, interpretate dai ballerini del corpo di ballo del Teatro Massimo di Palermo. La prima, per la sigla, girata alla Ca’D’Oro; la seconda, durante l’esecuzione del “Panorama” da “La bella addormentata”, vedrà la partecipazione straordinaria a Punta della Dogana di Jacopo Tissi (Landriano, 13 febbraio 1995), ex primo ballerino del Teatro Bolshoi di Mosca; la terza, girata a Palazzo Labia, accompagna l’ascolto dell’intermezzo dalla “Cavalleria Rusticana”.

Ortombina ha in seguito sottolineato l’ottimo stato di salute della Fenice : “è il teatro più bello del mondo, ma anche un luogo di incontro, che aiuta la comunità internazionale a seguire Venezia. E dunque, il Teatro viene investito di una funzione sociale”.

Per il dodicesimo anno consecutivo, il bilancio si è chiuso in pareggio. Andrea Erri, nel suo intervento, ha dichiarato che il 2022 è stato un anno ricco di cose belle. L’incasso dei quattro concerti dello scorso Capodanno è stato di 670 mila euro. Quest’anno, a differenza del 2021, il tutto esaurito per i quattro concerti è arrivato ai primi di novembre, un mese prima rispetto alla scorsa stagione. Le previsioni del budget della biglietteria per il 2023 ipotizzano una crescita di oltre 600 mila euro.

Continua Erri : “Siamo diventati eredi di una signora che ha riservato tutti i suoi averi a cinque diverse Fondazioni lirico-sinfoniche, tra cui la nostra, per la quale ci ha lasciato un biglietto, in cui ha scritto questa motivazione. Mi avete accompagnata negli ultimi anni della mia vita, quando non potevo più uscire di casa, attraverso le trasmissioni in streaming delle vostre attività.

Un accenno, infine, a tre sponsor e ai loro prodotti. La Bellussi di Valdobbiadene con il prosecco Belcanto; la Cipriani Food di Venezia; la Zafferano di Quinto di Treviso. Queste ultime due hanno pensato di distribuire ai 1200 spettatori del concerto di Capodanno, rispettivamente, un panettone ed un set di bicchieri Bilia, disegnati dal fondatore del marchio nel 2001, il veneziano Federico De Majo, che ha inviato la seguente lettera alla Fondazione : Sono profondamente legato a Venezia, la città dove sono nato e cresciuto, e ritengo importante sostenere la Fondazione Teatro La Fenice : un fulcro culturale che esprime gli stessi valori di elevazione della creatività che desidero trasmettere attraverso la progettazione di questi miei oggetti in vetro.

Come nelle passate conferenze stampa , accanto al Sovrintendente sedevano le due voci protagoniste e il Direttore d’orchestra.

Federica Lombardo si è detta emozionata e contentissima di esibirsi in un teatro stupendo dove si respira la tradizione della Lirica : nonostante sia anche una responsabilità, per un italiano significa moltissimo.

Anche Freddie De Tommaso, che ha debuttato alla Scala di Milano la scorsa stagione come Maurizio nell’Adriana Lecouvreur di Francesco Cilea, ha confessato una forte emozione e una gioia di debuttare in uno storico teatro quale quello veneziano e si è accorto durante le prove, dell’ottima acustica della sala grande.

Daniel Harding, che da qualche anno, ha rivelato Ortombina, lavora come pilota per Air France, ha così esordito : Amo il volo fin da bambino, se abbiamo una sola vita, perché non tentare di viverne due? Il mio lavoro di pilota è una cosa seria. Però quando ho due o tre settimane di pausa vado a dirigere a Venezia o a Berlino. Dopo trent’anni di carriera, non è male diradare i concerti. Quanto alla scelta di fare anche il pilota, ho trovato un lavoro che aiuta il mio cervello.

Tornando all’impegno musicale, questo è il mio quarto concerto di Capodanno ( dopo il 2011, il 2015 e il 2021, con il teatro completamente vuoto, causa le decisioni governative legate alla pandemia) : fa parte della mia storia. Per me l’orchestra e il coro sono i miei amici musicali. E’un omaggio al mondo musicale ma anche a noi artisti ed è un messaggio di speranza con musiche di autori francesi, tedeschi, russi e italiani. Sono felice di venire a Venezia, perché non devo decidere io il programma, ma lo trovo già stilato dal Sovrintendente.

Alla sera ho ascoltato il primo concerto, che si aperto con la Sinfonia Italiana di Mendelssohn (Amburgo, 3 febbraio 1809 – Lipsia, 4 novembre 1847), così chiamata perché abbozzata durante il soggiorno in Italia tra il 1831 e il 1832 e la cui prima esecuzione avvenne alla Royal Philarmonical Society di Londra il 13 maggio 1833. Suddivisa in quattro movimenti – 1.Allegro vivace 2.Andante con moto 3.Con moto moderato 4. Saltarello: Presto – è stata eseguita con molto ardore, dinamicità e senso ritmico da un’orchestra diretta spesso in maniera danzante e gestuale da Harding, concentrato e capace di stimolare la bravura e la capacità creativa dei musicisti.

La seconda parte è composta di 11 episodi di breve, se non brevissima, durata, che, appalusi compresi e tempo per le entrate e le uscite dei solisti, sfiorano i 60 minuti.

Si inizia con due pezzi strumentali. L’Ouverture da Le nozze di Figaro di Mozart (Salisburgo, 27 gennaio 1756 – Vienna, 5 dicembre 1791), rappresentata trionfalmente alla prima del 1° maggio 1786 al Burgtheater di Vienna; L’Andantino Panorama da “La bella addormentata” di Cajkovskij (Votkinsk, 7 maggio 1840 – San Pietroburgo, 6 novembre 1893), porta in sé una freschezza e una dolcezza sottolinaeta da delicati arpeggi d’arpa.

E’il momento di Casta Diva, dalla “Norma” di Vincenzo Bellini (Catania, 3 novembre 1801 – Puteaux, Francia, 23 settembre 1835). La giovane soprano ne dà un’interpretazione sicura, ricordando la mitica Maria Callas.

Entra deciso il tenore De Tommaso, dalla voce squillante, che tende in certi punti al pianto, forse immedesimandosi nel testo “La fleur que tu m’avais jetée” dalla Carmen di Georges Bizet (Parigi, 25 ottobre 1830 – Bougival, 3 giugno 1875).

E’ la volta del coro a ricevere gli applausi per Che del ciel che degli dei, dalla seconda opera mozartiana in programma, La clemenza di Tito, cantata in maniera impeccabile e solenne, pur nel suo andamento marziale.

Delizioso il breve Intermezzo dalla Cavalleria Rusticana di Pietro Mascagni, che precede il secondo assolo dei cantanti.

La Lombardi intona con accenti drammatici Quando m’en vo, da La Boheme di Giacomo Puccini (Lucca, 22 dicembre 1858 – Bruxelles, 29 novembre 1924), mentre De Tommaso, nell’aria Nessun dorma, da “Turandot” di Puccini, fa spellare le mani alla platea, eccitatissima, che tributa forse l’applauso più intenso e prolungato di tutta la serata.

Delizioso e rinfrescante, il velocissimo Allegro vivace, dall’Ouverture del Guglielmo Tell di Gioachino Rossini (Pesaro, 29 febbraio 1792 – Passy, Parigi, 13 novembre 1868), un brano strumentale che, nonostante sia famosissimo, si fa gradevolmente ascoltare in occasioni simili.

Arriva il coro “Va, pensiero, sull’ali dorate” dal Nabucco di Giuseppe Verdi (Roncole, Busseto, 10 ottobre 1813 – Milano, 27 gennaio 1901), che parecchi italiani vorrebbero al posto dell’Inno di Mameli per rappresentare l’Italia.

Brevissimo, il corale “Padre Augusto”, da Turandot, arricchito da un breve solismo della soprano, la quale alla fine rimane sul palco nell’attesa del tenore per interpretare l’immutabile gran finale sulle note di “Libiam ne’lieti calici”, da La traviata di Giuseppe Verdi, ripetuta a grandissima richiesta dopo una serie di entrate/uscite degli interpreti principali, sommersi dagli applausi.

Per la cronaca, segnalo che Federica Lombardi, per ogni Aria ha indossato un abito diverso, sempre lungo ma di foggia e colore diverso, passando dal nero, al dorato, al rosso.

Foto: Teatro La Fenice/Facebook




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