sabato 10 ottobre 2015 - Giovanni Graziano Manca

Il cinema fantascientifico, metafora del nostro presente: da Metropolis a Matrix

E’ un contesto carico di tensioni sociali, politiche ed economiche per altri versi caratterizzo da grandi fervori intellettuali quello che durante la prima parte del secolo Venti fa si che in alcuni dei Paesi del vecchio continente nasca la necessità di avvalorare, in ambito letterario e artistico, anche in quello specificatamente cinematografico, nuove immaginazioni della realtà e del vivere accompagnate da inedite modalità espressive che danno luogo ad una rappresentazione di possibili scenari pienamente in grado di delineare le contraddizioni e il travaglio riscontrabile a molteplici livelli, di una intera epoca.

Il cinema futurista, quello espressionista e il surrealismo, nella cinematografia degli anni Venti-Trenta esprimono in modo fortemente idealizzato e simbolizzato, ognuno secondo il proprio originale punto di vista interpretativo, la realtà e gli eventi che a essa sono connessi. Le avanguardie culturali e artistiche influenzano sensibilmente una cinematografia ancora giovane rimanendone a loro volta notevolmente suggestionate.

Anche la fantascienza, fin dagli esordi della settima arte, ha esercitato sugli autori di cinema un fascino speciale. I più grandi cineasti si sono cimentati nel genere fantascientifico mettendo in scena soggetti originali oppure tratti da opere di letteratura già conosciute presso il pubblico, per narrare storie di ambientazione fantastica che si svolgono non sul nostro pianeta ma altrove nel cosmo oppure si, sulla Terra, ma molto distanti da essa in termini di condizioni esistenziali, tecnologiche e di tempo (condizioni che per finzione si suppone si verifichino in un futuro più o meno lontano).

L’iniziatore del cinema fantascientifico fu Georges Meliès, regista francese cui la neonata cinematografia deve l’invenzione di ‘Un mondo meraviglioso, più burlesco e parodistico che terrificante. I suoi film postulano universi impossibili eppure coerenti, capaci di sostituirsi per intero alla realtà esplorata negli stessi anni dalla cinepresa dei Lumiere’ [Silvio Alovisio, 2004]. Melies, che fu tra i primi ad intravedere le potenzialità di espressione artistica del cinema è autore di due film di fantascienza importanti come Le voyage dans la lune, da Verne, del 1902, e Voyage a Travers l’impossible, del 1904, opere in cui il regista, per ottenere gli effetti scenici desiderati gioca con laboriosi effetti ottenuti in sede di montaggio.

Adottando diverse specifiche modalità espressive al fine di rappresentare le storie da raccontare al pubblico cui si rivolge, la fantascienza, anche al cinema, ha spesso raffigurato nient’altro che metafore della realtà che circonda l’uomo nel presente (proprio come nei film elencati sotto, espressivi di un cinema d’altri tempi che spesso rimane ineguagliato). Nel far questo, peraltro, il cinema di fantascienza diventa credibile e maggiormente comprensibile quando proietta nel futuro intrecci e storie possibili, trame che narrano situazioni ed eventi sociali o politici che replicano verosimilmente gli avvenimenti che si verificano nella contingenza storica in cui il film viene girato.

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Metropolis, di Fritz Lang.

Kolossal del 1927 costato sei milioni di marchi; la sua lavorazione si estese per 18 mesi e richiese, sembra, la presenza di trentamila comparse. Tra i lungometraggi che hanno fatto grande il cinema tedesco, Metropolis è un film che attinge a piene mani dall’espressionismo e proietta, pensate, all’anno 2026, uno scenario inquietante in cui i lavoratori vengono utilizzati dal padrone alla stregua di automi meri strumenti della produzione. Il film, che è retto da una ambientazione fantastica, trova il suo lieto fine nella possibilità di un accordo tra capitalisti e lavoratori al fine di giungere a condizioni di lavoro più umane. 

L’invasione degli ultracorpi, di Don Siegel.

Si tratta di un film del 1956 il cui soggetto fu ricavato da un romanzo dello scrittore americano di fantascienza Jack Finney. Strani esseri a forma di enormi baccelli si sostituiscono agli uomini durante il sonno. Il dottor Bennel prova a raccontare ciò che sta succedendo a Santa Mira, cittadina in cui esercita la professione di medico, ma, almeno all’inizio, non viene creduto. L’invasione degli ultracorpi, fu girato nel pieno del vigore della guerra fredda. Le vicende narrate nel lungometraggio furono da taluni interpretate in chiave anticomunista, mentre per altri il film si schiera contro il maccartismo.

Il dottor Stranamore, ovvero come imparai a non preoccuparmi e ad amare la bomba, di Stanley Kubrick.

Di poco successivo agli eventi relativi alla crisi dei missili di Cuba, Il dottor Stranamore (Usa 1964) è uno dei film in cui maggiormente il cineasta di origine inglese Stanley Kubrick esercita il suo pessimismo ironico e corrosivo proiettando un’ombra sinistra sul destino e sulla sopravvivenza della razza umana. Il tema di questo lungometraggio, svelato in parte dal lungo sottotitolo, è di particolare attualità negli anni in cui esce nelle sale. Vale la pena rivederlo oggi sopratutto alla luce degli odierni avvenimenti politici internazionali.

Incontri ravvicinati del terzo tipo, di Steven Spielberg.

Un film positivo e assai ottimista uscito nel 1977 che si fa portatore di un messaggio di disponibilità e di fiducia nei confronti dell’ignoto, del futuro, del diverso. Questo, in estrema sintesi il senso figurato di questo straordinario film che vede tra i propri interpreti (nella parte dello scienziato Lacombe) anche il regista francese Francois Truffaut. Il lungometraggio è stato definito ‘della pacificazione tra alieni e terrestri’ da Ugo Casiraghi, mentre lo stesso Spielberg sostiene che le sue storie ‘hanno una componente in comune: un’idea della forza rappresentata dalla sfida contro l’invisibile, l’ignoto, che si concreta nella ricerca di un qualcosa di essenziale, per cui valga la pena di battersi.[…] In fondo all’autostrada di ‘Incontri ravvicinati’, per esempio, c’è un piccolo mondo che promette qualcosa dall’altra parte. Qualcosa di sorprendente’

Blade Runner, di Ridley Scott.

Film cult del 1982 ambientato in una Los Angeles del 2019 abitata da poveracci e da replicanti difficili da eliminare per via della loro somiglianza perfetta con gli esseri umani. Tratta da Philip K. Dick (Il cacciatore di androidi), l’opera di Ridley Scott appare come una metafora delle problematiche esistenziali e della estrema fragilità che contraddistinguono la razza degli umani. Il poco rassicurante scenario futuro prospettato dall’opera e le cupe atmosfere che caratterizzano Blade Runner sono assai efficacemente accompagnati dalla musica scritta da Vangelis e da curatissimi effetti speciali.

Matrix, di Andy e Larry Wachowsky.

Uscito nel 1999, il lungometraggio dei fratelli Wachowsky vincitore di 4 Oscar e di diversi altri premi invita lo spettatore a riflettere sul rapporto che esiste tra l’uomo e la tecnologia da esso stesso creata e sulle conseguenze negative che un suo utilizzo estremo può avere sugli esseri umani in termini di perdita dell’identità e di conseguenti stati di alienazione. Straordinari, pregiatissimi e assai efficaci gli effetti speciali impiegati nel film.

 

 




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