lunedì 31 agosto 2015 - Piero Tucceri

Il caso, l’uomo e l’universo

     Due scoperte scientifiche hanno recentemente focalizzato l’attenzione sull’astrofisica, poiché sollevano pesanti interrogativi sulla stessa natura umana.

 La prima di queste scoperte, riguarda il nostro Universo: quello del quale siamo parte integrante e che sembra essersi ormai avviato verso una lenta agonia. In proposito, Simon Driver, del “Centro Internazionale di Ricerche Radioastronomiche dell’Australia Occidentale” (ICRAR), che ha partecipato a questo studio denominato GAMA ( Galaxy and Mass Assembly), ha dichiarato: “A partire da adesso, l’Universo è condannato al declino. L’Universo si è seduto sul sofà, ha messo su una coperta, e sta per assopirsi in un eterno pisolino”.

 Lo studio in questione, documenta l’inizio della fine del nostro Universo. Si tratta di una ricerca mediante la quale, un gruppo di ricercatori, attraverso la misurazione dell’energia prodotta da 200.000 galassie, ha scoperto che essa sia due volte inferiore a quella sviluppatasi due miliardi di anni fa. Tale osservazione ha interessato una vasta regione spaziale.

 Buona parte dell’energia presente nell’Universo, si è liberata in seguito al BigBang. Tuttavia, nuova energia viene costantemente apportata dalle stelle attraverso la fusione termonucleare.

 L’importanza di questo studio, si riconduce al fatto che il ritmo di formazione stellare sia in costante declino e nel fatto che il tasso di produzione energetica si riduca in maniera significativa indipendentemente dalle differenti lunghezze d’onda impiegate.

 E’ ormai consolidata l’opinione che vorrebbe l’Universo originato dal BigBang. Eppure sembra che le cose non stiano così. Sembra che qualcosa non torni nella ricostruzione di quell’evento. Addirittura, va affermandosi l’ipotesi che vorrebbe l’Universo non formatosi dal BigBang.

 Alla domanda su cosa ci fosse prima di quel momento cosmico, la risposta comunemente e banalmente fornita è che, al di là di un mero nesso logico, in quel caso non abbia senso cercare di distinguere il “prima” dal “dopo”. Così come non viene ritenuto plausibile fissare un inizio assoluto dell’Universo, poiché in quel caso salterebbe fuori l’intervento dell’immancabile Dio con tutte le sue conseguenti contraddizioni. Infatti, alla domanda su cosa facesse Dio prima di creare l’Universo dal nulla, pare che S. Agostino rispondesse che fosse intento a progettare l’inferno per coloro che avessero posto tale domanda. Per cui, accantonando l’ipotesi di un inizio assoluto dell’Universo, bisogna cercarne un’altra.

 Ma, perché l’Universo nato dal BigBang è fatto di materia e non di antimateria? Solo attraverso l’invocazione del “Principio di Casualità” è possibile spiegare il dominio dell’una sull’altra. Prevalendo l’antimateria, si sarebbe sviluppato un Universo totalmente diverso da quello che conosciamo, e adesso non staremmo certamente qui a discuterne, perché non si sarebbe formato il sistema solare e con esso non sarebbe comparsa la vita sulla Terra.

 L’esistenza dell’antimateria è ormai scientificamente provata, sottoponendo la materia all’azione esperita dalle alte energie. Questo suggerisce la probabile esistenza di altri Universi al di fuori di quello visibile. Universi formati da antimateria. Il che vuol dire che anche il nostro Universo sia nato dalla casualità. Ne deriva come, pur limitandoci al BigBang, tutto deponga contro un disegno intelligente dell’Universo, poiché emerge che ogni fenomeno fisico con esso correlato sia comunque governato dalla casualità.

 Nell’Universo visibile, esistono centinaia di miliardi di galassie, ciascuna delle quali contiene oltre 300 miliardi di stelle. Basta soltanto questo per concludere che qualora un Dio interessato a creare la vita sulla Terra avesse fatto tutto ciò, sarebbe apparso quanto meno sprecone. Per raggiungere il suo fine, avrebbe potuto, più semplicemente, creare un Universo assai più piccolo di questo. A tale conclusione è giunto Roger Penrose nel suo libro dal titolo “La strada che porta alla realtà”. Non a caso, attualmente i cosmologi non parlano più di un Universo, ma di un Pluriverso: vale a dire di Universi paralleli, dei quali quello visibile ne sarebbe soltanto una delle diverse espressioni possibili. In questo modo si superano le barriere, anche logiche, dell’inizio assoluto dell’Universo. Sempre secondo i cosmologi, il BigBang sarebbe stato prodotto da una “Bolla”, quindi da una casuale contrazione energetica improvvisamente esplosa. Pare che nel Pluriverso simili “Bolle” si formino casualmente, dando così origine a nuovi Universi nel Pluriverso degli Universi paralleli. Perciò non è possibile stabilire un inizio assoluto dell’Universo. Proprio perché non esiste un inizio assoluto del Pluriverso. In questi termini si esprime anche Alexander Vilenkin nel suo libro dal titolo “Un solo mondo o infiniti?”.

 L’altra domanda, quella riguardante perché dall’eternità esista il Pluriverso piuttosto che il Nulla, sembra non abbia senso. La risposta più ovvia a questo interrogativo, la fornì Parmenide, precisando: l’essere è e il non essere non è. Ne deriva che il non essere non possa essere neppure pensato. Dicendo non essere o nulla, non si sta forse pensando il Nulla? Il non essere può esser pensato senza esistere? Quindi, gli Universi paralleli sono ormai una acquisizione scientifica. Se essi esistono, sono eterni. Dal momento che nulla si crea e nulla si distrugge.

 La seconda scoperta, proviene dal telescopio Kepler, il quale ha individuato un pianeta, che avrebbe quasi due miliardi di anni più della Terra, il quale ruota attorno a un Sole che appare poco più grande del nostro.

 La singolarità di questa scoperta sta nel fatto che essa provi ancora una volta il ricorso del “Principio di Casualità” riguardo la formazione del nostro sistema solare e non soltanto di esso. Pertanto, soltanto per pura casualità è comparsa la vita sulla Terra. Così come per semplice casualità possono essersi formati altri sistemi solari ospitanti forme di vita. 

 Queste considerazioni, ne pongono un’altra di cruciale importanza. Se esistesse un pianeta con forme viventi magari più intelligenti di quella umana, quali ricadute si avrebbero sul piano religioso? Tale evenienza demolirebbe tutte le religioni invocanti il presupposto che la vita umana sia unica e irripetibile. Le religioni monoteiste, crollerebbero miseramente di fronte a tale scoperta. Le figure dei profeti scadrebbero a quelle di predicatori della menzogna. Ma non basta: cosa avrebbero di diverso da noi gli abitanti di un altro pianeta, non essendo essi stati influenzati da quei falsi profeti? Nel caso del cristianesimo, si giungerebbe all’assurdo, poiché si proverebbe che la morte di Gesù sulla croce sarebbe servita soltanto per salvare gli abitanti della Terra dal peccato originale. E la situazione come sarebbe segnatamente agli abitanti degli altri pianeti? Costoro sarebbero forse liberi da quel peccato? Essi non avrebbero perciò bisogno di ricevere il battesimo? Oppure c’è da supporre che ponendosi anche per quei pianeti la questione del peccato originale, Gesù sarebbe costretto a trascorrere il suo tempo passando da una croce all’altra? Il che sarebbe quanto meno assurdo.

 Il pianeta recentemente scoperto dista dalla Terra 1.400 anni luce: il che vuol dire che per raggiungerlo sarebbe necessario affrontare un viaggio lungo 1.400 anni, a condizione di potersi spostare alla velocità della luce. A rendere più complicata la situazione, si aggiunge l’obiettiva impossibilità per l’uomo di uscire dal sistema solare, per cui si conclude che siamo destinati a perire dentro una sorta di trappola dalla quale non potremo mai uscire.

 Infine, quando si esaurirà l’energia del Sole, la Terra seguiterà a gravitargli attorno ancora per molto tempo, ma lo farà come un pianeta ormai morto. Allora, tutti gli affanni umani finiranno. Allora, tutto andrà perduto. Si evince così ancor meglio come, essendo ogni cosa venuta dal caso, sarà lo stesso caso a porre fine a tutto, conducendo a morte il pianeta. Perché in effetti nell’Universo non esiste nessun progetto cosiddetto intelligente. Qualora la gente fosse consapevole di questa cruda realtà, non perderebbe tempo dando importanza a cose e a circostanze fallaci. Allora, l’intera storia umana non sarà servita a nulla. Ogni sua traccia scomparirà con la morte della Terra.

 Soltanto per gli esseri viventi non umani la vita ha pertanto un senso. E lo ha perché essi non si domandano che senso abbia la vita. Forse per questo quell’aberrante espressione cosmica chiamata uomo è priva di senso. Mentre lui, perdendosi stoltamente dietro le farneticazioni degli economisti e dei politicanti, si illude di poter diventare padrone del pianeta!

 

Riferimenti:

1) http://www.eso.org/public/italy/new...

2) http://www.focus.it/scienza/spazio/...




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