mercoledì 29 luglio 2015 - Carcere Verità

Il carcere rieduca. Chi dice il contrario, mente

Chi dice che in Italia il comma 3 dell’articolo 27 della Costituzione, non viene rispettato, mente.

L’articolo recita:

“Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”

In molti degli istituti penitenziari italiani, la legge viene presa alla lettera, almeno nella seconda parte: essi tendono fortemente alla ri-educazione del condannato. Detto questo, bisogna vedere quali nuovi valori vengono insegnati ai detenuti.

Non vedo immagine più adatta.

Questo è il principale valore che viene insegnato al detenuto: imparare ad essere egoista e indifferente. Non deve vedere, non deve sentire e soprattutto, non deve parlare.

Fare tutte queste cose al meglio, significa ottenere l’approvazione delle guardie, dei responsabili e degli psicologi:

“Il detenuto ha dimostrato di capire i valori di massima indifferenza verso il prossimo ed è stato in grado di applicarli, puntualmente, secondo la ri-educazione ricevuta in carcere”.

Faccio un esempio.

La settimana scorsa, davanti alla stazione ferroviaria di una piccola città di provincia, un gruppo di 40 persone osservavano in silenzio una scena: un ragazzo italiano, stava massacrando di botte un signore marocchino.

Di quelle 40 persone, solo due hanno deciso di intervenire, per fermare l’aggressore.

Indignazione. Condanna unanime. Sbigottimento per quella gente che si è limitata a guardare, senza fare niente.

Se questa scena fosse avvenuta in carcere, quelle 40 persone che in silenzio assistevano alla scena, avrebbero ottenuto uno sconto di pena.

Le due che si sono adoperate per fermare l’aggressore, sarebbero state chiuse in isolamento.

Anche questa è ri-educazione.

 



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