lunedì 1 giugno 2015 - Giovanni Greto

Il Trio di Parma nella "Dolce Melanconia del Tramonto", la stagione cameristica della SVC (Socità Veneziana di Concerti)

I fedeli abbonati della stagione di musica da camera della SVC sono convenuti al teatro La Fenice per ascoltare il rinomato Trio di Parma, spesso invitato a Venezia (l’ultima volta dal palazzetto Bru-Zane per un “concerto fuori festival”).

Nel programma di sala, due trii per pianoforte, violino e violoncello, separati da un breve intervallo. Ha colpito una variazione, annunciata prima di cominciare, dal violoncellista Enrico Bronzi. Anziché il trio per pianoforte, violino e violoncello n°1 in re minore, op.49 di Felix Mendelssohn-Bartholdy (Amburgo 1809 - Lipsia 1847), una delle sue opere cameristiche più popolari, i musicisti hanno eseguito, dello stesso autore, il trio n°2 in do minore per violino, violoncello e pianoforte, op.66, suddiviso in 4 movimenti : Allegro energico e con fuoco – Andante espressivo – Scherzo. Molto allegro quasi presto- Finale. Allegro appassionato. Il lavoro è stato scritto a Francoforte nei mesi successivi all’abbandono dell’incarico della cappella reale a Berlino di Federico di Prussia, che il compositore deteneva dal 1841.

Il Trio di Parma ha bene evidenziato l’aspirazione da parte di Mendelssohn verso modelli classici, rielaborati attraverso una sensibilità più moderna, accanto ad una compostezza formale governata da un ideale di superiore equilibrio espressivo. Bravissimi, i musicisti nello Scherzo, ad esprimere con un virtuosismo velocissimo, quel qualche cosa di demoniaco, che sembra uscire dalla pagina scritta. Nella seconda parte, l’ensemble ha interpretato il trio in La minore per pianoforte, violino e violoncello di Maurice Ravel (Cyboure, Pyrénéea-Atlantiques 1875 – Parigi 1937), composto nell’estate del 1914, allorchè l’autore si ritirò per un periodo di riposo nella località di Saint-Jean-de-Luz, nei Bassi Pirenei, nella zona basca dov’era nata sua madre. Nella composizione, suddivisa in 4 movimenti – Modéré – Pantoum. Assez vif – Passacaille. Très large – Final. Animè – colpisce l’equilibrio perfetto tra la qualità dell’invenzione e il controllo di un’arte compositiva superba. Il primo tema del “Modéré”, di fondamentale importanza nel movimento, è ispirato alle movenze dello ‘zort-zico’, una danza basca in 8/8. Il successivo ‘Pantoum’ svolge un po’ la funzione di scherzo e deve il suo nome ad una particolare struttura metrica di origine malese, utilizzata nella poesia francese di Gautier e Baudelaire (ad esempio in ‘Harmonie du soir’). Nel terzo movimento, Ravel recupera l’antica forma barocca della passacaglia con una melodia pensosa dalla sonorità del pedale d’organo. Dopo alcune variazioni in crescendo, il violino e il violoncello riprendono il tema in sordina, immergendo l’ascoltatore in un clima di quiete notturna. Il ‘Finale’, animato ritmicamente, sembra un allegro girotondo in cui gli strumenti ad arco intessono accordi brillanti e fanno da sfondo alle sortite del pianoforte. Trilli e glissando concludono in una tonalità chiara e luminosa la musica di questo brano, frutto della personalissima sensibilità di un’artista, il cui stile risveglia sempre l’interesse e sfida il torpore del pubblico. Si conferma ottima la sonorità del Trio di Parma, grazie anche alla qualità degli strumenti ad arco : un violino di Giovanni Battista Guadagnini per Ivan Rabaglia, costruito a Piacenza nel 1744; un violoncello di Vincenzo Panormo per Enrico Bronzi, costruito a Londra nel 1775. Alberto Miodini al pianoforte ha ovviamente utilizzato l’affidabile strumento del teatro. Dei tre solisti, Enrico Bronzi ha colpito per una serie di espressioni del volto, tendenti ad esprimere ciò che le frasi eseguite via via manifestavano : sofferenza, rapimento, malinconia, estasi, lotta contro il destino. Applausi ripetuti hanno fatto ritornare sul palco i musicisti che hanno eseguito due bis. Il primo, ‘l’Andante con moto tranquillo’ era il secondo movimento del trio n°1 di Mendelssohn che si sarebbe dovuto ascoltare per intero. Il secondo ha reso omaggio a Franz Joseph Haydn (Rohrau 1732 – Vienna 1809), il compositore austriaco definito da Bronzi “il padre dei trii per pianoforte” (ne scrisse 31), del quale l’ensemble ha eseguito il movimento ‘Vivace’ dal trio n°9 in la maggiore.

 




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