mercoledì 22 settembre 2010 - Golpelione

Il Seveso esonda, Milano sprofonda

Sabato pomeriggio, in seguito al nubifragio che ha colpito Milano, la parte nord della città, in particolare le zone di Niguarda e Maciachini, sono precipitate nel caos. L’esondazione del Seveso, il cui corso sotterraneo attraversa proprio quel quartiere, ha mandato completamente in tilt il sistema dei trasporti urbano. In particolare le fermate della linea gialla della metropolitana (M3) di Sondrio, Zara e Maciachini sono tuttora inagibili, sommerse da 7-8 metri di acqua e fango, e con tutta probabilità lo rimarranno per svariati mesi (le foto qui qui). La situazione è grave: oltre alla chiusura di tutto il tratto della gialla dalla Stazione Centrale a Maciachini, che per mesi costringerà decine di migliaia di cittadini a spostarsi in automobili, con conseguenze disasatrose per la mobilità milanese, l’acqua ha invaso anche parte del tratto in costruzione della linea 5.

Da Corriere.it:

<<Ma l’impressione è che per tirar su tutta l’acqua potrebbero esser necessari alcuni giorni, poi bisognerà ripulire dal fango. Solo allora partiranno le verifiche sulle strutture e soprattutto sugli impianti elettrici. Riflette un tecnico: «Sarà piuttosto improbabile che un impianto rimasto ammollo per cinque giorni non abbia riportato danni». Lo stesso tempo, un paio di mesi, sarà necessario per risistemare la galleria del metrò 5 tra viale Marche e Zara. Lavori fermi. E qualche preoccupazione in Comune, per il rischio di non riuscire a inaugurare il primo tratto della nuova metropolitana prima delle elezioni della primavera prossima.

La nuova fermata «Marche» era molto vicina alla conclusione, con le scale mobili e gli impianti antincendio già montati[..... ]Sono gli effetti della massa d’acqua enorme che si è riversata nelle gallerie: i tecnici stimano un volume tra i 200 e i 300 mila metri cubi (una tubatura dell’acquedotto larga 70 centimetri si è spaccata in viale Zara e ha gonfiato ancor più la piena del Seveso)>>

La politica sembra incapace di gestire la situazione: in risposta alle accuse arrivate da più parti, in particolar modo da Franco Mirabelli (PD) e Chiara Cremonesi (Sinistra e Libertà), circa il continuo rinvio degli interventi strutturali di arginamento del corso del Seveso, che avrebbero evitato lo straripamento, la Regione e la Provincia scaricano la responsabilità sul Governo. Roberto Forimgoni, presidente della Regione Lombardia e uomo forte del PdL, precisa che già da alcuni anni è pronto un piano di 33,4 milioni di euro, piano che però è stato bloccato quest’estate dal ritiro dei Fondi governativi Fas, dovuto al rigore di bilancio imposto da Tremonti. La domanda sorge tuttavia spontanea: se il piano è stato approvato da diversi anni, perchè non lo si è applicato prima? Non si può certo dire che il centrodestra non abbia avuto tempo; Letizia Moratti è sindaco di Milano dal 2006, Formigoni è presidente della Regione ininterrottamente dal 1995: una collaborazione con l’ex-presidente della Provincia Penati sarebbe stata non solo possibile, ma doverosa.Tra le altre cose Franco Mirabelli ricorda:

«Solo una settimana fa proprio Formigoni ha annunciato un piano da 225 milioni di euro, di cui 147 della Regione, per interventi comprendenti la regimazione idraulica del Seveso, del Lambro e di altri corsi d’acqua».

Questi soldi sono già disponibili? Da dove devono arrivare? Quali sono le tempistiche? Se la Regione ha già a disposizione 147 milioni, che bisogno c’è di aspettare il Governo?

Da più parti, anche dal vicesindaco Riccardo De Corato, proviene la richiesta di un commissario straordinario cui spetti la gestione e la risoluzione dell’emergenza. Tace invece Letizia Moratti, che da sabato pomeriggio non ha ancora rilasciato nessuna dichiarazione, e che politicamente non si trova in una bella situazione: l’allagamento della stazione di viale Marche della linea 5 rischia di impedirne l’inaugurazione entro le elezioni, ed in ogni caso costituisce un ulteriore ritardo nella costruzione delle grandi infrastrutture in previsione dell’Expo 2015; inoltre l’eventualità di un commissario straordinario sarebbe un duro colpo alla sua probabile ricandidatura a Palazzo Marino nella primavera del 2011.

Il quadro che emerge è imbarazzante: gli enti locali, impotenti, addossano la colpa sul Governo, che mentre cerca di portare avanti la riforma per il federalismo fiscale elimina arbitrariamente e senza consultare le controparti l’ICI (Imposta Comunale sugli Immobili), tassa “federalista” per eccellenza, dal momento che garantiva un costante flusso di liquidità nelle casse dei Comuni. La mancanza di questa fonte di risorse costringe gli stessi Comuni ad aumentare altre tasse ancora in vigore, a diminuire la spesa in servizi sociali, o a dipendere dagli aiuti del governo centrale. Infatti le strade praticabili sono due: mantenere inalterato il livello della spesa in servizi sociali o diminuirlo. Se lo si vuole mantenere invariato, i fondi mancanti conseguenti all’abolizione dell’ICI vanno reperiti o tramite un ulteriore aumento dell’imposizione fiscale o tramite il ricorso allo Stato. Spesso queste due modalità vengono applicate contemporaneamente. Il risultato è il seguente: da una parte aumenta ulteriormente la pressione fiscale, oppure aumentano fortemente i prezzi dei servizi (es. abbonamento autobus o simili); dall’altra lo Stato sociale ritorna ad assumere una dimensione centralista, in barba al tanto sbandierato federalismo. E quando la crisi arriva, lo Stato taglia, come possiamo vedere in questo servizio tratto dalla puntata di ieri 21/09 di Ballarò (cliccate qui).

La sistematica sottrazione agli enti locali dei lori mezzi di finanziamento li rende dunque dipendenti dallo Stato ed incapaci di condurre politiche territoriali complesse, strutturate e continuative, come sarebbe stato opportuno fare per risolvere la questione Seveso.




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