martedì 11 aprile 2017 - Leandro Malatesta

Il Segreto: la recensione dell’ultimo film di Jim Sheridan

Trasformare un grande successo letterario in un grande lavoro cinematografico non è compito affatto semplice anche se a provarci è un regista abile e bravo come Jim Sheridan (Il mio piede sinistro, Nel nome del padre, The boxer solo per citare alcuni dei titoli dei quali è regista).

Il regista irlandese con il suo ultimo film “Il segreto” (titolo originale “The secret scripture”, nelle sale italiane dal 06 Aprile 2017) ha preso il pluripremiato romanzo omonimo di Sebastian Barry ed ha provato a renderne materia filmica.

Va detto sin da subito che il risultato non è dei migliori, in quanto alcune scelte di sceneggiatura fanno risultare la pellicola a volte poco credibile e l'intera struttura appare stranamente traballante nonostante la regia esperta.

Siamo in Irlanda (nella contea di Sligo) e la storia è quella di Rose che vive da quarant'anni rinchiusa in un reparto psichiatrico perché accusata di aver ucciso il proprio figlio neonato.

Ad interessarsi della vicenda sarà il Dottor Stephen Grene (Eric Bana) il quale attraverso il racconto della donna arriverà a scoprire una verità nascosta che lo toccherà da vicino.

Rose in tutti questi anni di internamento ha riscritto la propria storia utilizzando come diario personale una copia della Bibbia e così la Verità personale si sovrappone alla Verità del Verbo troppo spesso interpretato dagli uomini a proprio piacimento.

In questa narrazione si inserisce prepotentemente quindi anche il ruolo della Chiessa Cattolica così presente in Irlanda.

Il volto del Dio che viene tradito dalle azioni degli uomini è quello di padre Gaunt (Theo James) innamorato di Rose e sulla quale egli eserciterà molte pressioni fino a diventare il firmatario del ricovero psichiatrico della donna, atto messo in pratica come vendetta dopo essersi visto da lei respinto sentimentalmente.

Rose è invece profondamente innamorata di Jack McNulty giovane pilota volontario della RAF.

La giovane donna ne attenderà il ritorno per poter vivere appieno il proprio amore; amore contrastato dal resto del villaggio.

Dalla relazione con Jack, Rose rimarrà incinta.

Il bambino che la gente crederà essere stato assassinato dalla madre stessa, in realtà continuerà a vivere nei sogni e nei ricordi della donna e non solo in quelli fino ad arrivare al culmine della vicenda narrata.

L'unica colpa di Rose sarà quindi di essersi innamorata dell'uomo sbagliato a detta della collettività.

Sheridan utilizza la tecnica del flashback per farci passare dalla storia contemporanea a quella del passato.

E' chiara dalla trama che la forma è quella del melò, che però Sheridan non riesce a rendere al meglio; i livelli di narrazione del romanzo sono articolati e rimandano a diversi strati di lettura che nel film non vengono del tutto sviluppati fino ad appiattirsi in alcuni passaggi.

Il cast della pellicola vede la Rose dei giorni nostri con il volto di Vanessa Redgrave mentre Rose giovane è interpretata da Rooney Mara.

Questi due nomi sono in realtà ciò che rende il film interessante nonostante i passi falsi sopracitati inusuali per la verità per un regista come Sheridan.

Rooney Mara ha un espressività del volto davvero unica e sempre più potente film dopo film.

Da “Carol” a “Il segreto” ella continua a stupire riuscendo a donare ai propri personaggi una verità assoluta.

Guardare i primi piani del viso e degli occhi di Rooney Mara portano lo spettatore ad immergersi appieno nella storia e venirne totalmente rapiti nonostante tutto.

Sempre a proposito di occhi, quelli azzurri di Vanessa Redgrave sono l'espressione di una gigante della recitazione.

La Redgrave è meravigliosa nel portare sullo schermo una donna forte e volitiva che i drammi e le sofferenze della vita non hanno piegato.

Forse la pellicola come detto non ha la potenza che dovrebbe avere visto il contesto storico e le storie narrate ma quantomeno in alcuni aspetti (ad esempio le sopracitate attrici femminili) riesce tutto sommato a meritare la visione.

Per chiudere il discorso sul racconto di questa storia che ha per oggetto anche il tradimento da parte degli uomini della Parola della quale pretendendo di farsi portatori verrebbe da prendere in prestito le parole di San Francesco il quale diceva: “ Cominciate col fare ciò che è necessario, poi ciò che è possibile. E all’improvviso vi sorprenderete a fare l’impossibile”.

 

 

 




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