venerdì 27 gennaio 2023 - Mario Barbato

Il Reddito di Cittadinanza e il cinismo di Vittorio Feltri

Vittorio Feltri ha assunto da tempo il ruolo di odiatore. L'ex direttore di Libero Quotidiano, il giornale più filo-estremista di destra che possa calcare la scena mediatica, dopo aver detto che i meridionali sono una razza inferiore o che gli immigrati deturpano le città, adesso aggredisce pure i percettori del Reddito di Cittadinanza. 

Sul suo profilo social, Feltri ha proferito una perla di maldestra ironia su quanti usufruiscono del sussidio pentastellato: “Nel 2018 ancora non esisteva il reddito di cittadinanza eppure non c'erano morti per inedia in Italia. Come mai adesso tale reddito se abolito farebbe crepare di fame milioni di persone?”. Questo il Feltri-pensiero.

La risposta è facile da dare: prima c'erano i servizi sociali che garantivano ai poveri il necessario per non crepare. Poi, dopo l'introduzione del Reddito di Cittadinanza, i servizi sociali sono stati alleggeriti, perché meno persone ne aveva bisogno. Ora, con la cancellazione del sussidio voluta da Meloni, i servizi sociali torneranno a riempirsi.

Questa è una verità talmente banale che capirebbe pure una capra di sgarbiana memoria. Vittorio Feltri ha sicuramente il diritto di dire la sua, ma il dovere deontologico gli impone di non parlare a casaccio, altrimenti chiunque può fare il giornalista e dire tutte le sciocchezze che vuole, come peraltro succede con i talk-show televisivi dove dei colti ignoranti aprono la bocca giusto per dare fiato alle trombe e guadagnarsi il gettone di presenze. 

Ma evidentemente Vittorio Feltri è quel classico suddito del Potere che elogia un cittadino solo se questi si sacrifica per un tozzo di pane, spaccandosi la schiena per dodici ore al giorno, convinto che il suo lavoro sia nobile e non una condizione da schiavismo. Il fatto che Feltri attacchi il Reddito di Cittadinanza in obbedienza al Potere, lo dimostra un assioma elementare: un ricco non attaccherebbe mai il Reddito di Cittadinanza. Lui se ne frega se lo Stato aiuta un povero. Il discorso cambia quando quell'aiuto gli impedisce di trovare personale da sfruttare nella sua azienda o da usare come tutto-fare nella sua lussuosa villa. A quel punto il sussidio diventa un problema. 

Basterebbe la reazione di un neurone per svergognare la povertà di pensiero di Feltri ponendogli una domanda retorica che lui forse nemmeno afferrerebbe: “Ma quando dai casa a un senza tetto, pensi poi di togliergliela perché prima dormiva bene anche sulle panchine?”. Un ragionamento cui Feltri non risponderebbe mai, perché il Potere gli impone quello che deve dire e come deve dirlo. Anche se, a conti fatti, certi pseudo-giornalisti, davanti ai drammi sociali che non li toccano da vicino, sarebbero più apprezzati se avesse almeno la decenza di tacere. 




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