martedì 14 aprile 2020 - SerFiss

Il Leccio e la Zanzara

Vorrei fossero mie queste parole, ma non lo sono. Sono di Davide Enia, giovane scrittore e drammaturgo palermitano, che le recitò all'interno di una serie di 15 puntate andate in onda su Radio2, quando questa era ancora una radio. 

La serie era dedicata a "Rembò", mitico ed immaginario calciatore che, nonostante tutte le premesse di diventare un grande campione smise di giocare, senza alcun motivo, all'età di soli 19 anni. Questa puntata è andata in onda nel 1995. Si scrivevano storie molto belle allora.

"Racconta una leggenda delle isole Ioniche, ripresa poi dai detti di Padre Egidio, che una sera, nel bosco, gli alberi si riunirono per tre notti di fila in assemblea. Nella prima notte si sentì dire: "Io no". Era l'abete. "Io no", disse il pino. Io no", disse la sequoia. Il mattino dopo quegli alberi vennero tagliati ma si sfaldarono in mille pizzuddicchi, mille pezzettini, schegge piccoline che li resero inutilizzabili.

La seconda notte si sentì dire: "Io no". Era il faggio. "Io no" disse il salice. "Io no". Era il pioppo". Gli alberi stavano rifiutandosi di prestare il proprio legno per la costruzione della croce che avrebbe crocefisso Gesù Cristo.


La terza notte si sentì dire: "Io no". Era il frassino. Io no" disse la quercia. "Io sì". Calò il gelo fra gli alberi. Era il leccio. Lo disse. Disse: "Io sì". Tutti gli altri alberi lo guardarono inorriditi. "Io - confermò il leccio - io offrirò il mio legno per la croce". "Ma come - dissero tutti quanti gli altri,- tu eri legno d'altalena, ed ora?". "E ora" riprese tranquillo il leccio, "ora sarò legno da croce". Gli altri alberi, sentendo queste parole, lo maledirono: "Tu d'ora in avanti sarai considerato un albero sinistro e cattivo, nessuno vorrà più costruire con te, nessuno di noi crescerà più vicino a te, tu sarai solo ed odiato da tutti". "Amen", rispose tranquillo il leccio.

Il giorno dopo il leccio si fece abbattere, e con il suo legno venne costruita la croce che crocefisse Gesù Cristo nostro signore, portandolo alla morte.

Gesù Cristo era in croce, solo e abbandonato da tutti: animali, piante, uomini. Erano scappati via perché, se Gesù moriva in quel momento, l'ira di Dio si sarebbe abbattuta sicuramente sugli animali, piante o uomini che erano là. Ma in realtà non era solo Gesù Cristo: aveva con sè il legno caldo del leccio, e con il dito trapassato dal chiodo, Gesu Cristo iniziò ad accarezzarlo. L'unica, l'unica pianta che non lo abbandonò. Gli faceva un po' male il dito a Gesù Cristo perché il chiodo gli impediva il movimento ma lo stesso, accarezzò il leccio. Poi Gesù Cristo nostro signore in croce ebbe voglia di vedere la sua altalena, quella che si costruì lui con le sue mani di Gesù Cristo quando era bambino, ma per il sangue che scolava tutto negli occhi dalla corona di spine Gesù Cristo non riusciva ad aprire gli occhi. Troppo sangue c'era. Allora Gesù Cristo grido: "aiuto" ma nessuna pianta, nessun animale, nessun uomo andò da lui. Allora Gesù Cristo ripetè il grido: "aiuto". Lontano, dall'altra parte del paese, stava la zanzara che si nutriva del suo frutto preferito, la fragola perché le zanzare mangiano le fragole e mentre stava affondando la sua nocca nella fragola sentì: "aiuto". Commossa da quella richiesta la zanzara partì e arrivò sulla sommità del monte Calvario, da dove si vede tutto il mondo, e c'era Gesù Cristo. "Ma come, era così buono ed era crocefisso...". La zanzara andò sino al suo orecchio e gli chiese: "Cosa posso fare per te?". "Per favore, mi puoi togliere il sangue dagli occhi che vorrei vedere per l'ultima volta la mia altalena?". La zanzara provò con le zampette ma il sangue era troppo e non andava via. Provò con le ali ma il sangue era troppo e non andava via. Allora la zanzara iniziò a bere quel sangue e questo, poco a poco, spariva, fino a che non ci fu più sangue. Gesù Cristo aprì gli occhi e vide la sua altalena di bambino, dove andava su e giù, su e giù senza fare alcun movimento apparente. Poi vide il leccio, che non lo abbandonò nel momento della morte e sulla sua spalla la zanzara, tutta quanta grossa grossa per tutto il sangue che aveva bevuto. Gesù Cristo sorrise alla zanzara e le disse: "Tu sei l'unico essere vivente che mi è stato vicino. Non ti mancherà mai il mangiare. D'ora in avanti ti nutrirai del sangue di tutti gli esseri viventi che mi hanno abbandonato" Le sorrise, chiuse gli occhi, e morì.

Forse non lo sapete, ma il morso della zanzara può essere un morso d'amore.

Foto di congerdesign da Pixabay 




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