giovedì 1 agosto 2019 - Camillo Pignata

Il "J’accuse" del Generale Nistri in difesa dello Stato di diritto

Non c'era solo dolore nel discorso del generale dei carabinieri Nistri, ma anche il rammarico e la rabbia, per la strumentalizzazione politica a tutto spiano della feccia fascista e quelle bende sul volto dell'indagato messe dalle forze dell’ordine, non hanno reso onore al sacrificio di Cerciello.

 

Le sue parole, per quanto pacate, sono state un formidabile "j'accuse" contro il marcio della politica e delle forze dell'ordine, in difesa dello Stato di diritto, le sue richieste, delle frustate contro i responsabili. 

C'era bisogno di verità e di giustizia, e invece ci sono state polemiche fomentate dalla destra per fare voti. C'era bisogno del rispetto dello Stato di diritto, da chi è tenuto a difenderlo, e invece c’è stata violazione dello Stato di diritto e la giustificazione politica di tale violazione. Questo il generale l'ha capito. 

Per questo ha ricordato ai suoi uomini il dovere di trattare equamente la gente arrestata anche se colpevoli dei più efferati delitti, e subito promosso un’indagine su quelle bende, per accertare i responsabili e le modalità di una violazione così grave, che rischia ora di invalidare le indagini, di facilitare l’estradizione e così favorire gli assassini.

Per questo, ha chiesto alla politica e società italiana riconoscenza e rispetto, per il vice brigadiere per il suo sacrificio in difesa dello Stato di diritto, infangate dalle polemiche e dalla giustificazioni della sua violazione.

Per questo ha chiesto a tutti di smetterla con la polemica, perchè il suo prosieguo avrebbe inflitto, al corpo straziato del vicebrigadiere, che si è sacrificato, per lo Stato di diritto la dodicesima coltellata. 

 



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