mercoledì 25 agosto 2021 - UAAR - A ragion veduta

Ikram Nazih è libera!

Esprimiamo la nostra gioia per la liberazione di Ikram Nazih, incarcerata per due mesi in Marocco per offesa alla religione islamica. Quella capitata alla 23enne italo-marocchina è solo una delle numerose e drammatiche vicende che colpiscono i “blasfemi” nei paesi in cui tra la legge civile e la sharia non c’è molta (o alcuna) differenza.

Per Ikram c’è stato un lieto fine e dall'altro ieri è di nuovo libera. L’interessamento della diplomazia italiana ha giocato un ruolo importante, e la Corte d’appello di Marrakech ha annullato la sentenza di primo grado che le aveva inflitto una condanna a tre anni e mezzo di carcere e una multa di 50.000 dirham, circa 5000 euro, per una vignetta ironica su un versetto del Corano che aveva condiviso (e subito cancellato) su Facebook ben due anni fa.

Ma lo stesso lieto fine, per chi non ha cittadinanza italiana o in generale occidentale, ben difficilmente si prospetta. Apostati, atei, agnostici, umanisti, blogger razionalisti, persone Lgbt+, donne che vogliono semplicemente avere un’istruzione e autodeterminarsi se manifestano la loro distanza dalla religione vanno incontro a misure restrittive, detenzione, torture. In una dozzina di paesi governati da islamisti anche alla pena di morte.

Per liberare Ikram servivano innanzitutto di una competente difesa legale e la possibilità di esprimersi in italiano, che solo in appello sono state disponibili. L’Uaar ha sollecitato senza sosta la sua liberazione, tenendo alta l’attenzione sul caso. La stampa con rare eccezioni non si è interessata molto alla vicenda di una ragazza cresciuta a Vimercate e finita in cella appena scesa all’aeroporto mentre andava a trovare parenti nel paese d’origine dei genitori.

Ma per essere libera Ikram ha dovuto anche chiedere scusa. Ha dovuto dichiarare di non aver mai avuto nemmeno l’intenzione di offendere la religione islamica. Solo a queste condizioni il tribunale marocchino ha scarcerato la ragazza. Ma se fosse stato un tribunale pachistano la tragedia sarebbe con tutta probabilità continuata. Il problema di fondo è proprio questo: la tutela per legge del sentimento religioso e le relative punizioni inflitte ai “blasfemi”. L’Italia deve agire sul proprio ordinamento e abolire le leggi su bestemmia e vilipendio. E farsi promotrice dell’abolizione delle leggi contro la blasfemia in tutti i paesi del mondo.

La redazione

 




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