sabato 3 novembre 2018 - Antonello Laiso

Eutanasia, un diritto di scelta

La Consulta ha rinviato al parlamento e nel termine di un anno le decisioni per un diritto di scelta oggi non concesso benche' in altre Nazioni sancito. Il diritto di scelta di un fine vita, per quei malati terminali o tenuti artificialmente in vita.

Tali norme attuali sul tema in oggetto impongono il rispetto di quelle condizioni che la tutela della vita umana e' un diritto inviolabile ed indisponibile anche nella fase terminale dell'esistenza e quindi al divieto di eutanasia e assistenza al suicidio anche se tale fosse stato espressamente chiesto per volonta' diretta.

Le "sentenze" legislative che scaturiscono da tali norme, ovvero che la nostra vita non ci appartiene sono a mio avviso anticostituzionali. Quel diritto alla vita a tutti i costi deciso da altri per noi non pone alternative per la scelta di un diritto altrettanto legittimo di non restare aggrappati a quelle macchine che tengano in vita artificialmente quei nostri organi vitali. Vogliamo rispettare chi la pensa diversamente da quanto scriviamo come quella Chiesa Cattolica che ha sempre predicato per una vita che non ci appartiene e nello stesso rispetto per quella vita che non e' piu' tale, a nostro avviso non volevamo quell' imposizione che ci priva di un altrettanto diritto subordinato solo alla nostra ragione e coscienza e di quella di chi ci e' accanto in quei particolari momenti, ossia il diritto alla morte.

Il diritto alla non sofferenza spirituale e fisica, il diritto anche al non dolore di chi ci sta vicino. Quel diritto negato che nessuna legge potra' imporrre in tale senso esiste solo in chi ha ancora quella forza mentale e fisica di farlo personalmente. Ovvero se io ho la forza di staccare da quella presa la spina che alimenta la mia non piu vita nessuno potra' impedirmelo.

Nessuna legge potra' perseguire un tale gesto dopo la fine di quella vita o pseudotale che ci obbliga al rispettodi tali leggi. La chiesa stabilisce peccato una scelta di un fine vita terapeutico come sono per la chiesa peccato tante situazioni che riguardano la nostra coscienza la nostra ragione il nostro modo di vedere.

Molte situazioni specifiche del tema in oggetto per essere capite dovrebbero far parte del nostro vissuto o della nostra conoscenza diretta a casi del genere, il dolore tante volte non puo' essere compreso se non da chi ha provato o e' stato partecipe di quello stesso dolore.

Chi scrive ha provato quel dolore.

Quel motivo di sofferenza spirituale provocato da una realta' ineluttabile che colpisce e condiziona duramente il corso della lvita e' dolore, ed e' piu forte di quel dolore fisico. Quegli insegnamenti religiosi fondati in "quod pugnat malis et doloris" e contrari a tali decisioni per un diritto di scelta dovrebbero considerare quelle sofferenze e quei dolori in tutti i sensi per chi non puo' decidere, per chi sta vicino in quelle situazioni non piu' considerate vita biologica. Ringraziamo il buon Dio che ci ha dato questa vita ma questi non può essere il padrone della nostra vita come noi non siamo i padroni della vita dei nostri figli.

Quella miserere necessaria, ovvero l'aver pietà ed aver compassione, non potrà essere attuata se non con molte difficolta' solo da quella scienza che ha deciso in tale senso.

Porre fine ad un agonia non è un peccato ma un atto d'amore. 




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