martedì 9 agosto 2022 - Giovanni Pulvino

I "tafazzisti" del sistema elettorale

Proporzionale, maggioritario, uninominale, liste bloccate, soglia di sbarramento, liste di genere, ballottaggio, turno unico, è un guazzabuglio di regole e di sistemi elettorali, votare in Italia è una corsa ad ostacoli per candidati ed elettori, ma com’è possibile?

Nel nostro Paese è previsto un diverso sistema elettorale per ogni tipo di votazione. In linea di principio dovrebbero essere due: proporzionale e maggioritario. Il primo garantisce la rappresentanza, il secondo la governabilità. Ma a noi italiani le cose semplici non piacciono, dobbiamo accontentare tutti o favorire qualcuno e, inevitabilmente, finiamo per fare pasticci.

I nostri politici dal 1991, data del referendum che abolì le preferenze, continuano ad inventarsi sistemi elettorali nuovi. Ogni Regione per disposizione costituzionale ha il suo. Per i Comuni cambia in base al numero di abitanti. Per le Province è di secondo livello, lo stesso vale per le Città metropolitane.

Per eleggere i rappresentati al Parlamento europeo è previsto quello proporzionale, mentre per le elezioni politiche nazionali è misto e le modalità sono diverse per l’elettorato passivo. 

Il cosiddetto ‘Mattarellum’, dal nome del primo firmatario, Sergio Mattarella, era il sistema più equilibrato, ma il Centrodestra appena ha potuto ha approvato una legge elettorale a proprio uso e consumo. La Sinistra, invece, quando poteva farlo non vi ha posto rimedio, anzi ha peggiorato i meccanismi di selezione.

L’ultima versione, il ‘Rosatellum’, dal nome del primo firmatario della legge, Ettore Rosato, renziano doc, è un sistema misto. Prevede le liste bloccate come nel ‘Porcellum’ berlusconiano, vale a dire sono i segretari di partito a decidere chi verrà eletto. Prevede lo sbarramento al 3% se vai da solo ed al 10% per le coalizioni. Esclude le preferenze ed il voto disgiunto, ma prevede quello di genere e dei residenti all’estero e, soprattutto, il 37% dei seggi è assegnato nei collegi uninominali, cioè con il sistema maggioritario. I 147 deputati ed i 74 senatori che saranno eletti con questo sistema saranno decisivi per determinare le maggioranze parlamentari.

I numeri non sono un’opinione. Si vince solo se ci si presenta con un’ampia coalizione.

Gli ultimi sondaggi danno il Centrodestra al 45%, mentre il Centrosinistra potrà ambire al 30% dei consensi. Il M5s è dato intorno al 12%. Solo con un’ampia convergenza l'alleanza elettorale guidata da Enrico Letta potrà contendere la vittoria alla Destra, il resto sono solo sterili polemiche politiche di chi è abituato a fare opinione stando comodamente seduto nei salotti delle televisioni nazionali.

Se a questo aggiungiamo il ‘taglio del numero dei parlamentari’ (-200 alla Camera dei deputati e -100 al Senato) voluto dal Pd e dal M5s, la Destra alle prossime elezioni politiche potrebbe avere i numeri sufficienti per una modifica sostanziale della Costituzione e per l’elezione del nuovo presidente della Repubblica.

Nonostante questi pericoli per la nostra democrazia, i tanti leader, si fa per dire, del Centrosinistra anziché allearsi si fanno la guerra e vanno alle elezioni in ordine sparso, ovviamente per perdere. 

Non solo. Sarebbe bastata una legge elettorale di un solo articolo per tornare al sistema proporzionale e per impedire alla Destra di Giorgia Meloni di mettere un'ipoteca sulla presidenza del Consiglio con poco più del 20% dei voti. Una stortura della democrazia rappresentativa che già vediamo con l’elezione di governatori e sindaci. Da un lato aumenta il potere di chi ci governa e dall'altro diminuisce il consenso per ottenerlo.

I governi Conte uno e due e quello Draghi non sono stati capaci di fare questa semplice modifica al sistema elettorale. Il Pd e il M5s avevano i numeri per correggere quest'obbrobrio che è il 'Rosatellum', ma non è successo nulla. 

È l’ennesimo regalo alla Destre. A Sinistra, purtroppo, i ‘tafazzisti’ ed i populisti imperversano, ma anche questa non è una novità.

REDNEWS

Foto da it.wikipedia.org

 



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