sabato 19 marzo 2016 - Piero Tucceri

I poveri al tempo dell’euro: "11mila euro al mese sono pochi"

Si sente parlare sempre più spesso di poveri. Soprattutto, dopo l’introduzione dell’euro. Su un aspetto della vicenda, non viene tuttavia fatta la necessaria chiarezza: infatti, non risulta ancora chiaro chi sia da ritenere veramente povero.

Al fine di poter adeguatamente comprendere la situazione prodottasi, è necessario avvalersi del relativo contributo etimologico. Risulta così che il significato di questa parola, sia da ricondurre al latino “Pàuper o Pàuperus”, assunto come contrario di “Opi-pàrus”, inteso nel senso di ricco. Ne consegue che sia da considerare povero chi disponga appena del necessario per poter sopravvivere. Come sta del resto capitando a sempre più persone in conseguenza della protervia finanziaria succedutasi all’introduzione dell’euro. Considerato in tale contesto, l’autentico significato della povertà dovrebbero conoscerlo in maniera sempre più drammatica le numerose persone rimaste senza lavoro, quelle private di una sia pur precaria occupazione e quelle ridotte a lavorare in condizioni di schiavitù.

Una consolidata opinione, voleva che fossero proprio costoro i poveri. Che fossero proprio costoro a esser condannati a vivere nella più indecorosa indigenza. Ora sembra invece che la situazione sia cambiata. Adesso sta prendendo sempre più piede un altro contesto della questione, poiché pare che ci sia chi versi in condizioni addirittura più disagiate delle loro. I nuovi poveri, quelli al tempo dell’euro, dovrebbero essere individuati altrove. Essi si presentano paradigmaticamente rappresentati dal deputato della Assemblea Regionale Siciliana per il centrodestra, Vincenzo Vinciullo.

La situazione nella quale sembra versare costui, suona a dir poco avvilente per ogni consesso civile, dal momento che sia costretto a sopravvivere con un mensile di appena…11 mila euro! Al riguardo, la giornalista Tiziana Panella si è resa promotrice di una colletta mirante ad aiutare a tirare avanti questo autentico diseredato istituzionale. Ebbene, nel sempre più invalso clima orwelliano riconducibile alla selvaggia globalizzazione imposta, succede pure questo! Sarà in conseguenza dei tempi che mutino, oppure della sempre più preoccupante imbecillità collettiva?

Succede così che i nuovi poveri non siano i disoccupati e i sottoccupati. No! Loro stanno benissimo! Stanno talmente bene da mostrare la più assoluta inerzia di fronte alle reiterate vessazioni operate nei loro confronti dal sistema di potere! I veri poveri sembra siano invece quelli come il sig. Vinciullo, il quale non ha esitato a denunciare tramite una emittente televisiva la sua condizione di palese indigenza. Questo rappresentante delle istituzioni siciliane, ospite della trasmissione “Tagadà”, in onda sulla rete televisiva “La 7”, ha lanciato uno sgomentante allarme sociale, precisando, in risposta alla conduttrice del programma: “Le posso assicurare che, con quello che prendiamo, abbiamo come tutti i comuni mortali difficoltà ad arrivare a fine mese, avendo anche una famiglia numerosa”.

Di fronte a una così allarmante dichiarazione, viene spontaneo domandarsi come faranno ad arrivare alla fine del mese coloro che invece non percepiscano alcun introito. Come mai costoro, piuttosto che reclamare il diritto a un lavoro capace di tutelare la loro dignità, stallino zitti e immobili nella loro nicchia? Come mai costoro sono alieni all’adozione di ogni manifestazione di protesta nei confronti del potere che li emargini?

Verosimilmente, la risposta a questi interrogativi la fornisce uno dei corifei dell’odierna sinistra; o, per meglio dire, dell’odierna asinistra: il cattolevogiro Eugenio Scalfari, il quale, in una intervista concessa alla trasmissione “Soul”, in onda sulla emittente televisiva “TV 2000”, si è così espresso al riguardo: “Gli uomini hanno bisogni primari come gli animali. Noi ci inventiamo i desideri, ma i poveri, salvo pochissimi, non hanno bisogni secondari”. E, quando la conduttrice cerca di farlo ravvedere, precisando: “Ma no, direttore, nell’uomo c’è qualcosa di oltre… Il desiderio di un significato c’è in chiunque, anche nell’ultimo povero della Terra…”, lui ha lapidariamente risposto: “Lei pensa?”. Inoltre, a suo avviso, il massimo che possano fare i poveri, ritenuti anche “gente senza contraddizione”, sia cantare: “I coltivatori delle Americhe erano neri e cantavano, e da li deriva il jazz”. Bisogna perciò desumere che, secondo questo guru dell’asinistra, i poveri abbiano a mala pena i bisogni primari e che fungano da giullari ai ricchi come lui.

Questo inatteso contesto, induce a concludere che il lavoro, e la conseguente dignità da esso conferita, sia qualcosa di estraneo alle sempre più ameboidi masse disoccupate e sottoccupate. Che lo sia in quanto afferente ai bisogni secondari. Per cui, a esse, toccherebbe soltanto la più mortificante indigenza. Ricevendo in compenso l’onore di fare i giullari dei rispettivi padroni, che seguitano scioccamente a votare nelle sempre più rare occasioni nelle quali le consentono di farlo.

A parte l’inevitabile ironia suscitata da un simile paradosso, viene da riflettere su come siano cambiati i moduli sociali in seguito all’avvento, sempre più sfacciatamente perorato dagli pseudolevogiri autarchi del PD, di quel neoliberismo posto alla base di una Europa e di una moneta, l’euro, sempre più fittizi e subdolamente concepiti nel chiaro intento di ridurre alla miseria intere popolazioni instaurando la peggiore di tutte le dittature: quella finanziaria, appositamente concepita dagli oligarchi follemente convinti di poter così dominare il pianeta.




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