mercoledì 21 dicembre 2022 - Giovanni Greto

I Musici di Francesco Guccini a Mestre

Al Teatro Corso gli storici collaboratori del cantautore e scrittore emiliano

 

L’agenzia Dal Vivo Eventi è finalmente riuscita a recuperare l’appuntamento saltato in maggio con I Musici di Guccini.

Da un’idea di Vince (nzo) Tempera (Milano, 18 settembre 1946), pianista e tastierista , con Guccini dal 1980, i collaboratori storici del Maestrone continuano a portare in giro con successo le sue canzoni.

A cantarle è Juan Carlos “Flaco” Biondini (Junìn, Argentina, 4 marzo 1948), arrivato in Italia nel 1974, poco prima del colpo di stato di Videla (24 marzo 1976) : dal 1976 collaborerà con Francesco come chitarra solista, seconda voce e coautore di oltre 15 brani.

Al sassofono tenore Antonio Marangolo (Catania, 22 luglio 1949), dal 1983 con Guccini, oltre ad essere presente in collaborazioni prestigiose (dal 1982 al 1990 con Paolo Conte).

Un gradito ritorno, alla batteria, è quello di Ellade Bandini (Ferrara, 17 luglio 1946), con Guccini in tour dal 1982. Richiestissimo, vanta una miriade di collaborazioni – da Mina a Fabrizio De Andrè – che abbracciano tutti i generi musicali.

Allo storico quartetto si è aggiunto un talentuoso bassista elettrico, anche contrabbassista Jazz, il poco più che trentenne Giacomo Marzi.

Nel buio della sala è salito sul palco dapprima Flaco Biondini, accarezzando le corde della chitarra per invitare, nell’ordine, gli amici e colleghi Tempera, Bandini, Marzi e Marangolo.

Tra un racconto e qualche battuta, alla maniera di una serata tra amici, i Musici hanno eseguito, raggiungendo quasi le due ore, 13 canzoni, comunicando il piacere di suonare, intatto anche in età avanzata, senza atteggiamenti divistici, cercando di divertirsi e di soddisfare le aspettative del pubblico. Le canzoni erano presentate e a volte spiegate da Biondini, convincente sia nelle situazioni di accompagnamento, che in quelle solistiche, sostenuto dal dinamismo ritmico del basso elettrico e dalla pulsazione della batteria. A questo proposito mi è piaciuta l’idea di Bandini di percuotere un set essenziale – uno snare drum, un tom, un timpano e tre piatti - a dimostrazione che il drumset gigantesco non sempre è sinonimo di qualità. Ha alternato veemenza a delicatezza, ritagliandosi brevi assolo, dai quali è emersa la sapienza tecnica maturata nel corso di una lunga carriera.

A conferire una varietà di colori e sfumature ci hanno pensato le tastiere di Vince Tempera, protagonista in una medley, mentre il suono caldo, a volte soffiato, del sax tenore di Marangolo commentava le differenti atmosfere.

Tra i titoli, Canzone delle osterie di fuori porta, nata da una lettera che Francesco scrisse ad una fidanzata americana, al ritorno dagli Usa. Era ospitato dalla sua famiglia, che però lo accolse come “un extracomunitario”(erano i primi anni’70). Il testo parla di come l’autore aveva trovato cambiata Bologna, a simbolaggiare il cambiamento delle città italiane.

La canzone, ha raccontato Biondini, faceva parte di un album tristissimo, probabilmente influenzato dall’esperienza negli States.

A narrare le incomprensioni e la crisi di coppia ci ha pensato Vedi cara, eseguita dopo un lungo siparietto di Marangolo, a disquisire sulla diversità tra l’uomo e la donna. Per chi fosse interessato, lo si può vedere sul web in occasione di concerti meno recenti.

Ha l’andamento latino, alla maniera delle numerose ritmiche sudamericane, Il vecchio e il bambino; risulta interessante la versione dell’orientaleggiante Asia. C’è poi una canzone che rende omaggio a un tale signor Mignai di Bologna, un artigiano della scarpa, il quale si rivolgeva a Francesco chiamandolo “professore”.

Immancabili l’epica La locomotiva, Autogrill, fino a concludere la serata con l’esecuzione di L’avvelenata, a ritmo di marcetta, attualizzata introducendo nel testo “un Berlusconi” e “una Meloni”.

Il pubblico applaude contento, Marangolo promette un solo bis (sennò ci chiude l’ospizio). Il quintetto, sentendo anche le richieste della sala, esegue Dio è morto, ricordando come all’epoca così scherzava Guccini : Dio è Morto? Non lo sapevo, pensavo che fosse malato.

 




Lasciare un commento