giovedì 16 gennaio 2014 - Phastidio

Hollande, quest’uomo si farà del male

Parole e musica di François Hollande, l’uomo che si fece trovare ad un tornante della storia al momento sbagliato, scoprendo di essere contromano su una strada di montagna a fari spenti nella notte.

Chi sono, dove sono, quando sono assente di me? (cit.)

«Non sono stato conquistato dal liberismo [liberalisme in originale ma il senso è quello, ndPh.], è esattamente il contrario perché è lo Stato a prendere l’iniziativa e fare in modo che possiamo rinforzare il nostro patto produttivo»

Lo Stato è onnipotente e motore primo del cambiamento, ma anche no:

«Senza imprese non può esserci creazione durevole di posti di lavoro»

Per i patiti italiani del congresso di Bad Godesberg, nel frattempo diventato Bad (nel senso di cattivo) Bilderberg, c’è anche una sorta di autodiagnosi evolutiva da fare impazzire i nostri anchor di teatrino identitario e giochi di società. Il conte Mascetti arriva all’Eliseo come spin doctor:

«Sono un socialdemocratico? Sì, nel senso in cui questo patto di responsabilità cosa è se non una progressione del compromesso sociale, dunque social-democratico?»

Però il Nostro ha formulato qualcosa che ricorda molto la Legge di Say:

«Ci serve produrre di più, ci serve produrre meglio. E’ sull’offerta che occorre dunque agire, sull’offerta. Ciò non è in contraddizione con la domanda, l’offerta crea anche la domanda»

Che tradotto vuol dire anche una cosa tipo “bisogna fare subito qualcosa per questo dannato buco delle partite correnti, che continua ad allargarsi”. In altri termini, tutti esportatori.

Il tutto per una supercazzola in cui sono state ruminate idee ricorrenti, molte delle quali già fatte proprie da Nicolas Sarkozy (ma già viste anche qui da noi), come riduzione del cuneo fiscale dal lato delle imprese, semplificazione normativa, valorizzazione degli insegnanti, riforma territoriale (Hollande appare più sveglio degli italiani, visto che punta a compattare le regioni), soprattutto armonizzazione fiscale franco-tedesca, che non è chiaro cosa possa essere ma rappresenta l’ultimo, disperato tentativo di restare aggrappato ai cingoli tedeschi, e non finirci sotto. E risparmi di spesa pubblica, senza Monsieur Cottarellì (con l’accento sulla i), ma con un francesissimo Conseil Strategique da la Dépense, che suona quasi come Défense quindi è ancor più ganzo: 15 miliardi nel 2014, un cumulato di 50 miliardi al 2017.

Se vi siete fatti l’idea che in questo momento la Francia aspiri (non scherzate sul verbo) ad essere come la Germania, ma somigli sempre di più all’Italia, siete in affollata compagnia. Però che invidia, per quelle denominazioni così solenni, noi che (ci) dibattiamo con Impegno 2014, che pronunciato sembra qualcosa pronto per l’escussione da parte di un ufficiale giudiziario.

 

Foto: Julian Mason/Flickr




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