Gustavo Rol, influencer paranormale anche post mortem
La recente mitizzazione del controverso “sensitivo” Gustavo Rol fa riflettere sulla credulità e sul desiderio umano di trascendere i limiti razionali. Micaela Grosso affronta il tema sul numero 6/2024 di Nessun Dogma.
Nel pantheon delle figure controverse del XX secolo, Gustavo Adolfo Rol occupa una posizione di particolare rilievo. Nato a Torino nel 1903, Rol si è affermato come una delle personalità più enigmatiche e controverse nel panorama dell’occulto italiano, e ha innalzato attorno a sé una muraglia piuttosto impenetrabile di mistero e presunti poteri sovrannaturali; ha affascinato ma soprattutto ingannato molte persone per decenni, e lo fa tuttora.
Da poco è ricorso il trentennale della sua morte e, prevedibilmente, gli sono stati tributati ricordi e articoli nostalgici, che sono andati a unirsi alla già nutrita agiografia dedicatagli. La storia di Rol è nota a chi come me è torinese e abituata a sentir parlare del personaggio fin da quando ha memoria. Alle persone estranee alla vicenda, invece, offre un caso esemplare di come la credulità umana, unita a carisma personale e presupposte abilità paranormali, possa generare un mito vivente, il cui ricordo è più che vivo nei cuori di persone che, oggigiorno, dovrebbero essergli almeno cronologicamente distanti.
L’uomo, per dirne una, ha ad oggi un sito internet dedicato (reperibile all’indirizzo www.museogustavoadolforol.it/) che permette di compiere un godibile virtual tour alla riscoperta di cimeli e ricordi. A San Secondo di Pinerolo, provincia di Torino, esistono anche una piazzetta e una scuola a lui intitolate.
L’elenco dei poteri – e dei miracoli – attribuiti a Rol è lungo, ma di base riconducibile alla chiaroveggenza, alla telecinesi e alla bilocazione.
Non c’è bisogno di specificare, naturalmente, che dietro la facciata di gesta incredibili e prodigi si cela una realtà ben più prosaica. L’analisi critica dell’epopea di Rol rivela un intricato tessuto di illusionismo, suggestione e, possibilmente, autoinganno. La persistenza del suo mito, anche dopo la sua morte nel 1994, solleva interrogativi fondamentali sulla natura della credenza e sulla facilità con cui il desiderio di meraviglioso può offuscare il giudizio razionale.
La narrazione che accompagna la figura di Gustavo Rol si è evoluta nel corso degli anni, dando origine a quella che si potrebbe definire una leggenda moderna. L’analisi critica della sua biografia e delle testimonianze dei suoi seguaci scoperchia un processo di mitizzazione progressiva, in cui eventi ordinari sono stati gradualmente reinterpretati come straordinari.
Le prime manifestazioni dei presunti poteri di Rol, inizialmente descritte come semplici intuizioni o coincidenze fortunate, si sono trasformate nel tempo in presunte dimostrazioni sempre più sottili, spettacolari e “inequivocabili” di abilità paranormali.
Il processo di amplificazione narrativa è tipico della costruzione dei miti contemporanei, dove la ripetizione e l’elaborazione di aneddoti contribuiscono a creare un’aura di infallibilità intorno al soggetto.
È interessante notare come la celebre reticenza di Rol nel definirsi un “mago” abbia possibilmente e paradossalmente contribuito ad aumentare la sua credibilità agli occhi dei seguaci. La sua apparente modestia, unita all’insistenza nel descrivere le proprie capacità come “stati di coscienza” elevati (la stessa coscienza che, umilmente, definiva “sublime”), ha fornito una patina di rispettabilità pseudo-scientifica alle sue affermazioni, rendendole più accettabili per un pubblico colto, ma anche ammirevoli per un pubblico sguarnito e credulone alla ricerca del miracolo.
Tuttora la pagina Facebook che porta il suo nome conta ben 63.236 seguaci. 63.236. Il gruppo Facebook Gustavo Adolfo Rol – Le Possibilità dell’Infinito, che vive dei soli post dei fan senza pubblicare ufficialmente nulla, nel momento in cui scrivo, ne conta invece “soltanto” 59.592. Un’interazione tanto spontanea, vivace e organica da parte del pubblico che farebbe invidia a qualsiasi social media manager. I fan condividono ricordi e sensazioni con un pathos pressoché inspiegabile. Anche a trent’anni dalla morte, sostengono, Rol è presente.
Cito testualmente da un post dello scorso 14 ottobre:
«Il mio incontro con Rol è stato suggestivo. In breve: mi sono recato due anni fa davanti alla sua tomba e mentre dialogavo con lui gli ho chiesto di darmi un segno del fatto che mi stesse ascoltando. Non ho fatto in tempo a pensare questa frase che mi sento chiamare da dietro da una coppia di fidanzati: lei con il sorriso identico a quella della mia povera scomparsa Cinzia che mi dice «scusi queste chiavi sono le sue?».
Praticamente in un cimitero deserto questa coppia aveva trovato le chiavi del mio scooter che avevo perso senza neanche rendermene conto. Ovviamente mi si è gelato il sangue perché un istante prima avevo chiesto all’immenso Rol di darmi un segno della sua presenza. Da quel momento la mia diffidenza tipica di chi si avvicina a queste persone misteriose si è dissolta. E da allora ogni mattina lo ricordo nei miei pensieri. Buona giornata al gruppo».
A seguire, 624 like. Seicentoventiquattro. I commenti, d’altro canto, sono della stessa forza. Una utente scrive:
«La scorsa settimana anch’io uscendo dalla chiesa ero lì per le prove di canto, ero sola, erano le 23 circa ed ho pensato a Rol e gli ho chiesto un segno, neanche finito di pensarlo mi sono ritrovata una bellissima rosa bianca sul marciapiede davanti a me, sono rimasta senza parole»
Un altro utente scrive, tra mille parole in cui racconta le proprie esperienze paranormali, «Grazie a questo gruppo abbiamo formato un gruppo di ricerca parallelo dove si sperimentano le tecniche e gli esercizi di Rol».
Le dimostrazioni più celebri di Rol, analizzate con occhio critico, rivelano meccanismi facilmente riconducibili a tecniche di illusionismo ben note. La sua presunta capacità di leggere libri chiusi, ad esempio, può essere spiegata attraverso l’uso di tecniche di mentalismo, di cold reading e hot reading, combinate con una conoscenza enciclopedica e un’acuta capacità di osservazione.
Le esibizioni di telecinesi, che tanto impressionavano il pubblico, possono essere ricondotte a manipolazioni sottili e all’uso di congegni nascosti, tecniche ampiamente utilizzate nel mondo dell’illusionismo professionale. La capacità di Rol di creare un’atmosfera di mistero e aspettativa giocava un ruolo cruciale nel rendere credibili i suoi “prodigi”.
Il rifiuto costante di Rol di sottoporsi a test scientifici controllati rappresenta il punto più debole della cronaca. Questo atteggiamento, giustificato da lui come una forma di rispetto per le sue capacità “spirituali”, non può che sollevare quanto meno seri dubbi, laddove non amare obiezioni nei confronti della genuinità dei suoi poteri.
La comunità scientifica ha ripetutamente sottolineato l’importanza di condurre esperimenti in condizioni controllate per validare affermazioni di natura paranormale. L’assenza di tali prove nel caso di Rol non può essere ignorata o giustificata dalla sua presunta “sensibilità” alle condizioni sperimentali.
La reticenza dell’uomo nel sottoporsi a verifiche scientifiche può, chiaramente, essere interpretata come una tacita ammissione della natura illusoria delle sue capacità e una volontà di fugare qualsiasi forma di demistificazione o svergognamento pubblico. Questa riluttanza, comune tra i sedicenti sensitivi, rappresenta un ostacolo insormontabile per qualsiasi seria considerazione delle loro affermazioni nel contesto del pensiero razionale e scientifico.
Piero Angela, dedicandogli L’Indagine critica sulla parapsicologia, un’inchiesta trasmessa dal primo canale nel 1978, e pubblicando da lì a poco in libreria Viaggio nel mondo del paranormale, si attirò le ire del torinese, che lo aveva addirittura invitato a casa sua. Rol disse che Piero Angela aveva compiuto «un’azione delittuosa della quale dovrà rispondere a un Dio che certamente ignora».
Pare qui interessante, però, menzionare anche il rapporto tra Gustavo Rol e il celebre illusionista Silvan, rinomato per la sua abilità nell’arte della prestidigitazione, che ha più volte espresso scetticismo riguardo alle presunte capacità paranormali di Rol.
In diverse occasioni, Silvan ha dichiarato e dimostrato pubblicamente di essere in grado di replicare molti dei “prodigi” di Rol attraverso tecniche di illusionismo, e ha sottolineato come effetti apparentemente inspiegabili possano essere ottenuti attraverso l’uso sapiente di trucchi, misdirection e manipolazione psicologica del pubblico.
La posizione di Silvan, basata su una solida esperienza professionale e su una conoscenza approfondita delle tecniche di illusionismo, ha sempre offerto un contrappunto razionale alla narrazione mistica che circonda Rol. Il fatto che un esperto del settore abbia potuto replicare a questi fenomeni “paranormali” utilizzando metodi conosciuti nell’ambito dell’intrattenimento magico, comprova a chiunque l’ipotesi che le dimostrazioni di Rol fossero basate soltanto sull’abilità nell’inganno e sulle sue spiccate competenze sociali.
La psicologia dell’inganno e dell’autoinganno, unita al contesto socio-culturale dell’epoca, fornisce un terreno fertile per comprendere il fenomeno Rol nella sua complessità. Il XX secolo, caratterizzato da rapidi cambiamenti sociali e tecnologici, ha visto fiorire un rinnovato interesse per l’occulto e il paranormale, spesso in risposta a un senso di smarrimento e alla ricerca di significato in un mondo sempre più secolarizzato.
In questo clima, figure come Gustavo Rol hanno trovato un pubblico ricettivo, affascinato dall’ignoto, pronto a credere in poteri che trascendessero i limiti della scienza conosciuta. I meccanismi psicologici che favoriscono la credenza nel paranormale, come il bias di conferma e la tendenza a interpretare coincidenze come eventi significativi, hanno giocato un ruolo cruciale nel consolidare la fama di Rol.
La sua abilità nel cold reading, la capacità di far credere a un soggetto che determinate, generiche affermazioni siano in realtà specifiche e si riferiscano proprio al suo profilo, si è combinata con la propensione umana a cercare pattern e significati anche dove non esistono.
Il contesto socio-culturale italiano del dopoguerra, caratterizzato da un mix di tradizione cattolica e fascino per l’esoterico, ha fornito un terriccio ideale per la proliferazione di credenze paranormali. Rol, con il suo background aristocratico e la sua presunta connessione con il divino, ha saputo intercettare e sfruttare questo clima di apertura verso l’ignoto.
La sua reputazione è stata ulteriormente rafforzata dall’appoggio di personalità influenti e intellettuali dell’epoca, che gli hanno regalato una cornice di autorità che ha contribuito a legittimare le sue affermazioni agli occhi del pubblico. Il patriziato urbano che lo seguiva e assisteva allibito alle sue performance era composto, tra l’altro, da nomi di una certa levatura: Dino Buzzati (incantato dai poteri), il fedele Federico Fellini, Franco Zeffirelli e Cesare Romiti con Vittorio De Sica, Marcello Mastroianni, i Savoia, Andreotti, Riccardo Muti e Alberto Sordi. Chiamato a Londra dalla regina Elisabetta per contattare lo spirito del padre, Rol incontra anche padre Pio, viene ricercato da Walt Disney e riceve (si dice) un telegramma da Ronald Reagan.
Gli incontri a casa di Rol, il teatrino per le sue esibizioni, si svolgevano sempre a porte chiuse e di fronte a una piccola cerchia di persone (mai più di dieci) selezionate con attenta cura. Come molte e molti hanno già affermato, le condizioni di ritiro, di discrezione e di altissima solennità, unite all’orgoglio di aver potuto varcare la soglia di un luogo tanto ambito, assistendo a momenti “magici” di cui tanto si parlava in società, avrà certamente giocato un ruolo decisivo nel coinvolgimento di persone che, una volta avvinte, non si saranno potute esimere dal partecipare allo stupore per poi abbandonarvisi bovinamente.
L’interazione tra questi fattori psicologici e culturali ha creato un ambiente in cui le affermazioni di Rol, per quanto straordinarie, hanno potuto essere accettate e propagate.
Del 2024 è il documentario presente nel momento in cui scrivo su Amazon Prime Video, dal titolo Enigma Rol. Nonostante si tratti di un prodotto evidentemente schierato a favore del mito e della santificazione della sua figura, è interessante notare come anche dalle parole delle intervistate e degli intervistati, la cui intenzione è spessissimo quella di avvalorare la vita e le opere pie compiute dal borghese di Torino, emergano con prepotenza dettagli che contribuiscono piuttosto a mettere in luce le crepe e gli aspetti più criticabili.
Giuliano Ferrara, per esempio, sostiene nel documentario “il livello superiore” di Rol rispetto a Piero Angela e, a riprova della propria capacità di giudizio, è pronto a spergiurare che le carte usate da Rol «si muovevano da sole», in una delle sue performance.
Durante la visione, ci si confronta con la testimonianza di persone facenti parte, spesso, dell’alta borghesia torinese o nostrana. Un’attrice che viene interpellata dice che «Gustavo aveva a mente regole religiose e regole di vita civile». Parla di lui come di «una persona che voleva essere integerrima», alludendo al suo spiccato interesse per una faccia pubblica quanto più inattaccabile possibile.
Viene riportato, tra l’altro, che Albert Einstein lo avrebbe definito “ombra di Dio”.
L’analisi critica della figura di Gustavo Rol rivela un quadro quindi ben diverso da quello dipinto dai suoi sostenitori. Lungi dall’essere un sensitivo dotato di poteri soprannaturali, Rol affiora come un abile manipolatore della percezione pubblica, autocentrato e desideroso di idolatria – un quadro non troppo dissimile da altri noti ciarlatani della storia italiana.
Un manipolatore in possesso, però, del physique du Rol, come lo ha definito Piergiorgio Odifreddi.
Le mire di Rol, sebbene non evidenti o magari non strettamente economiche, si concretizzavano nel prestigio sociale e l’influenza su personalità di spicco, ed erano volte alla ricerca di una posizione privilegiata nella società; è semplicemente questo intento ad aver composto il sofisticato involucro con cui Rol ha saputo avvolgere le proprie deliranti (auto)illusioni.
D’altro canto, una delle frasi attribuite a Rol, che risalirebbe al 1965, è: «Io non sono né un guaritore né un mago. Io non conosco che un Grandissimo Mago: Dio.»
In una intervista del documentario Enigma Rol una sostenitrice, intervistata, si chiede: perché avrebbe dovuto manifestare questi “poteri”, se non li avesse avuti davvero?
Credo che la risposta sia fornita dalle parole, ivi contenute, di Paola Gassman, che ricorda il biasimo di Rol nei confronti della gente che gli si accostava con scarsa attenzione. L’uomo avrebbe detto, a proposito, che senza attenzione e motivazione reale il suo merito sarebbe stato solo quello di aver «riempito delle ore della vostra noia».
Ecco, la spasmodica ricerca di attenzione per una persona che, seppur sedicente umile, si definiva “la grondaia di Dio”, spiega molte cose.
Si parla qui della vanagloria di un ricco che era arrivato a stringere amicizia con medici che aiutava con diagnosi e terapie, una delle quali era quella del “soffio verde”.
Nonostante non abbia, confesso, compreso appieno che cosa intenda chi testimonia di questa sua attività, riferisco meramente che Rol “soffiava verde”, con l’intenzione di curare le patologie. E diagnosticava, diagnosticava forte. Tra le tante, in Enigma Rol si parla dell’individuazione “da remoto” di un tumore alla mammella, e della diagnosi (col solo sentire, s’intende), di una peritonite in una ragazzina figlia di amici di famiglia. Che, peraltro, grazie alle sue amicizie avrebbe condotto con urgenza all’ospedale Maria Vittoria di Torino e avrebbe fatto operare, senza anestesia, imponendo le mani a schermo del dolore.
Diceva di essere, con il suo dono, una delle «tante dimostrazioni che Dio c’è». Di sicuro, con il suo operato ha nettamente comprovato il contrario.
Micaela Grosso
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