Guerra infinita di Putin tra negazioni scuse e distruzione dell’identità ucraina
Da quasi due anni il conflitto in Ucraina è diventato il simbolo della politica di aggressione e negazione sistematica del Cremlino.
Vladimir Putin continua a ripetere che la Russia non ha responsabilità dirette nei crimini di guerra e negli attacchi contro civili, nonostante le prove schiaccianti fornite da organizzazioni internazionali e servizi di intelligence occidentali. La sua ultima mossa, le scuse per l’abbattimento dell’aereo civile azero, è un altro capitolo della strategia russa: ammettere a metà, negare il resto e scaricare la colpa su generali e operazioni locali.
La narrativa delle "operazioni limitate"
Mosca ha sempre descritto l'invasione dell’Ucraina come un’“operazione militare speciale” destinata a "denazificare" il Paese e a proteggere le comunità russofone. In realtà, il piano di Putin è ben più ampio e radicato nella volontà di destabilizzare l’Ucraina, distruggere la sua identità nazionale e piazzare oligarchi fedeli al Cremlino nei gangli vitali dell’economia ucraina.
Le regioni orientali, in particolare Donbass e Luhansk, rappresentano non solo un'area strategica per le risorse minerarie, ma anche un corridoio industriale che Mosca vuole controllare. L’idea è quella di ricreare una zona economica sotto influenza russa, simile a un’enclave post-sovietica, dove società amiche del regime possano spartirsi contratti miliardari per la ricostruzione e l’estrazione di risorse.
Il saccheggio delle risorse ucraine
Uno degli obiettivi meno discussi del Cremlino è l’accesso alle vaste riserve di carbone , ferro, gas naturale e risorse agricole dell’Ucraina. Con l’annessione della Crimea nel 2014, la Russia ha ottenuto il controllo di importanti giacimenti nel Mar Nero, ma il bottino più grande si trova nelle regioni orientali e meridionali dell’Ucraina. Le aziende russe stanno già cercando di impadronirsi delle infrastrutture locali, mentre i territori occupati sono diventati terreno fertile per nuove imprese legate agli oligarchi russi.
In parallelo, Putin vuole disarticolare il sistema economico ucraino, rendendo impossibile per Kiev attrarre investimenti occidentali o competere sui mercati internazionali. La guerra, in questo senso, diventa un’arma economica: bombardare fabbriche, centrali elettriche e porti per spezzare il tessuto produttivo e impedire la nascita di una nazione indipendente e prospera.
L’annientamento dell’identità nazionale
Ma la guerra di Putin non è solo economica. È anche culturale. La distruzione di monumenti, musei e simboli nazionali nelle città ucraine occupate non è casuale. Si tratta di un tentativo deliberato di cancellare la memoria storica dell’Ucraina come nazione distinta dalla Russia.
Mosca ha ripetutamente negato l’esistenza di una cultura ucraina autonoma, dipingendo Kiev come una derivazione minore della civiltà russa. Le deportazioni forzate di bambini ucraini in Russia e i programmi di “rieducazione” nei territori occupati rientrano in questa strategia: trasformare l’Ucraina in una regione assorbita dal mito della “Grande Russia”.
Le scuse che non arrivano mai davvero
Le rare ammissioni di colpa del Cremlino seguono uno schema consolidato. Quando le prove sono innegabili, Putin si limita a definire gli episodi come “errori di singoli comandi locali”. Lo stesso copione si è visto con l’abbattimento del volo MH17 nel 2014, e ora con l’aereo azero colpito. Scuse formali, ma nessuna giustizia concreta per le vittime.
Nel frattempo, il Cremlino alimenta teorie cospirative: l’Ucraina si sarebbe colpita da sola, le forze occidentali sarebbero dietro agli attacchi, e l’intero conflitto sarebbe una provocazione della NATO. È un copione già visto, ma che trova ancora terreno fertile nella propaganda russa e in una fetta dell’opinione pubblica globale, laidi seguaci di " questo nuovo Messia" cosi descritto dalla disinformazione.
Un futuro incerto per l’Ucraina
Mentre l’Occidente continua a sostenere l’Ucraina con armi e finanziamenti, la guerra sembra destinata a protrarsi. Putin non può permettersi una sconfitta, ma nemmeno una pace che lasci l’Ucraina integra e indipendente. L’obiettivo rimane lo stesso: controllare le leve economiche e distruggere la sovranità ucraina, pezzo dopo pezzo.
L’Ucraina resiste, ma la guerra infinita di Putin continua. E con essa, il lento e doloroso processo di disintegrazione di un’intera nazione.