lunedì 23 ottobre 2023 - Attilio Runello

Greta Thunberg sanzionata in patria

Greta Thunberg è stata in qualche modo la capostipite di un movimento che un po' alla volta si è diffuso dappertutto attraverso I Friday's for future. Non si tratta né di verdi né di ambientalisti. Tantomeno sono animalisti. Per anni però Greta Thunberg è stata identificata con l’ambientalismo. I media l'hanno trasformata in una eroina vuoi perché donna, vuoi perché giovanissima. La verità è nella bocca dei giovani

 Sono passati ormai quasi 5 anni dal suo celebre discorso alle Nazioni Unite, dove ha detto che si andava incontro a una nuova estinzione. All’epoca aveva solo 15 anni e non era farina del suo sacco. Ora che non è più costantemente al centro dei radar mediatici, molti si chiedono: “Ma che fine ha fatto la ragazza che aveva stupito il mondo con quelle sue parole?”. Aveva stupito il mondo anche perché alle Nazioni Unite in quei giorni era presente anche Trump - che ambientalista non era ed era inviso ai giornalisti di mezzo mondo.

Poteva dire qualsiasi cosa sarebbe stata applaudita comunque. E scelse di parlare di minaccia di estensione. L'attivista svedese non ha certo smesso di battersi per un mondo più pulito, tanto da prendersi due condanne perché impediva 'accesso al porto di Marmo, colpevole a suo dire di ospitare navi che inquinano.. Lo ha fatto in luglio e lo ha ripetuto l'undici ottobre, quando è stata portata via di peso. Ma, anche stavolta, non è finita dietro le sbarre. Il punto è che ha assunto le posizioni più estreme contestando l'inquinamento da CO2, ma anche la realizzazione di quegli strumenti che rappresentano la transizione energetica.

Thunberg non ci sta alle accuse, e confessa alla tv svedese Svt: “La mia azione non deve essere punita perché il pianeta è in pericolo. Abbiamo bloccato coloro che causano la crisi climatica. La mia azione era giustificabile”. L’intento della protesta? Paralizzare il commercio marittimo, inestinguibile motore dell’inquinamento ambientale. Ma Greta non si placa neanche dopo una doppia condanna, e il 12 ottobre è già a Oslo per presenziare a una protesta degli indigeni Sami e di giovani ambientalisti del movimento Natur og Ungdom.

Si contesta la realizzazione del parco eolico di Fosen, situato sulla costa norvegese a circa 500 chilometri a nord della capitale: ostacola il diritto del popolo Sami di allevare le renne. Per non passare inosservati hanno assaltato l'ingresso del parlamento norvegese.




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