domenica 12 luglio 2015 - alessandro tantussi

Grecia: l’affare si complica

L’eventuale “l’assoluzione” da parte della Troika è destinata ad arrivare “in articulo mortis”. Doccia gelata sulle speranze di rapida soluzione della crisi che si erano diffuse nelle giornate di venerdì e di sabato. 

Il tira e molla del rapporto Grecia Ue assume tutti i crismi di una storia infinita. Le aspettative di un accordo si sono affievolite assai, il "partito dei falchi" capitanato da Germania e Finlandia riprende vigore. 
Dopo una maratona notturna di colloqui tra i ministri delle finanze dell’eurogruppo, durata oltre 10 ore, siamo punto e daccapo. La riunione si è conclusa con un nulla di fatto ed è stata riconvocata in extremis stamani alle 11, il summit tra i titolari dei dicasteri economici sarà seguito, nel pomeriggio alle 16, dall'incontro al vertice fra i leader di Stato. 

"La discussione è ancora molto difficile ma il lavoro è in corso": così il presidente dell'Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem, la dichiarazione sembra avere l’intento di scongiurare la rottura definitiva. 

Il ministro delle finanze tedesco Wolfgang Schauble avrebbe intanto ventilato l'ipotesi di una uscita temporanea di Atene dall'euro per un periodo di cinque anni; la notizia, riportata dall'autorevole Frankfurter Allgemeine Zeitung, pare sia confermata nonostante le smentite: insomma una GREXIT a tempo. Per evitarla pare che si lavori a una nuova lista misure che Atene dovrà anticipare: dall'Iva alle baby-pensioni, in sostanza un inasprimento dei provvedimenti previsti nel pacchetto di riforme da 12 miliardi di euro presentato da Atene che vanificherebbe il risultato del referendum greco e metterebbe Tsipras in seria difficoltà con il suo elettorato. 

Comunque sia, l’accordo non c’è: le istituzioni dell’ex Troika non arretrano e confermano: sebbene la proposta presentata dal ministro greco Tsakalotos costituisca una "base per il negoziato", altre "misure supplementari che contengano indicatori strutturali" sono indispensabili …

L'ultima parola spetterà ai capi di Stato e di governo che si riuniranno nel pomeriggio.

Ma sarà davvero l’ultima parola?




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