giovedì 14 marzo 2019 - Phastidio

Grandi opere: Emergenziagite

Dopo aver “archiviato” per un sontuoso semestre la grana Tav, con un equilibrismo linguistico che nulla modificherà nella sostanza, ed in attesa di “interloquire” con Francia e Ue (spoiler: finirà in nulla e l’opera si farà), i nostri eroi gialloverdi proseguono nella loro attività prioritaria: accelerare frenando o frenare accelerando, quando non hanno qualche imprescindibile ed epocale elezione di condominio da scavallare.

Il tema resta la spesa in conto capitale, visto che quella corrente l’abbiamo allocata con rapidità ed efficienza teutonica ma nella migliore tradizione italica, tra Quota 100 e rendita di cittadinanza. I cantieri partono, partono, partono…ma non oggi. Sembra una dinamica ispirata da Sant’Agostino.

Allo stesso modo, le parti in commedia o meglio in farsa, restano fedeli al copione: Salvini decisionista, i grillini respingenti, il premier alla disperata ricerca di qualcuno con cui avere un’interlocuzione o di un motivo per rinviare le decisioni, magari saltando in groppa ad un bianco e nobile cavillo.

Ora è lo “sblocca cantieri“, con Salvini che spinge e Conte che frena per interposto Di Maio. Nell’attesa del lieto evento, che si inserisce nel canovaccio di false partenze e plastici surplace ciclistici, pare che il succedaneo dell’azione sia proprio la rappresentazione, con visite ai cantieri fermi, sorvoli con elmetto giallo in testa, taglio di nastri e torte a disgraziata e suggestivamente funesta forma di ponti (con l’iniziale minuscola, mi raccomando).

Nel frattempo, impazzano le proposte per fare presto: se ne è riesumata una che era dei radiosi tempi di Silvio e della Protezione civile elevata a protettore dei Grandi Eventi: la formalizzazione della natura emergenziale dell’opera, tale quindi da bypassare ogni certificazione e pressoché ogni scrutinio, fosse esso antimafia (a colpi di autocertificazioni e prestanomi) o anti-corruttiva, che nell’Era dell’Anac è un problema oggettivo.

A ben pensarci, Anac nasce proprio dall’eterna e titanica lotta tra guardie e ladri tricolori: con i secondi sempre un passo avanti ai primi, ed i primi che vanno in overdose di normazione nell’inane tentativo di bloccare i ladri. Sarei tentato di inferire che questo è un tratto culturale mainstream del paese, come dimostra la nostra storia, che è la storia di un assalto costante alla spesa pubblica e di un altrettanto regolare saccheggio delle risorse pubbliche. Ma non lo farò.

Lo stesso nervosismo che ha permesso il rigoglioso sviluppo della setta no-euro ed alcune effimere carriere politiche è da ricondurre all’insofferenza acuta per i vincoli fiscali e di realtà, dopo aver trascorso decenni a buttare nel cesso le tasse dei cittadini con una spesa pubblica che definire mediamente scadente è un understatement.

E che cosa suggeriscono quindi, i nostri eroi? Come detto sopra, in essenza il remake delle Grandi Opere dei tempi della Protezione civile berlusconianaLo ha ipotizzato oggi il leghista Armando Siri, che è anche sottosegretario alle Infrastrutture, a 24 Mattino su Radio24, intervistato da Maria Latella e Oscar Giannino. Un commissario straordinario alle ordinarie emergenze, onnipotente ed illuminato. Ecco.

Emergenza, sempre e ovunque, quindi. Per aggirare quegli stessi controlli creati nell’eterna lotta tra guardie e ladri tricolori. Ovviamente, se anche si decidesse in questa direzione, al momento di decidere ci sarebbe una paralisi apocalittica per la scelta del nome del dominus, che dovrebbe essere amico degli amici. Alla fine, avremmo almeno una diarchia di commissari straordinari, nei tempi di maggioranza bipartitica.

Ricordate la lunga ed eroica lotta gialloverde contro l’uomo solo al comando, soprattutto quando non è della propria tribù? Volete nomi e cognomi? Una cosa che comincia per Tito e finisce per Boeri, ad esempio? E quindi, vai con sdoppiamento di deleghe tra presidente e vice presidente o direttore generale, se e quando arriveranno, e per soprammercato ci mettiamo pure un bel cda di anime pure ed indipendenti; come quelle della Rai, ad esempio, da cui è conseguita l’impeccabile scelta dei direttori di testata.

Che ci vorrà mai? Basta lacci e laccioli, non siamo un popolo di ladri, non diamo 20 milioni per reindustrializzazione a chi li fa sparire senza reindustrializzare (alla fine, erano diligenti custodi giudiziari di quelle somme, sappiatelo); abbiamo analisi costi-benefici anche per la scelta di calzini e cravatta così è tutto “scientifico”, come scolpirebbe qualche direttore di quotidiano dall’animo sereno e riflessivo, dotato di una laurea umanistica che gli impedisce di comprendere cosa è “scientifico” e cosa no, e scambia i numeri della Commissione Ponti per la costante di gravitazione universale.

Ma non temete: le interlocuzioni sono in corso, i nastri saranno tagliati, i bandi banditi, le bande imbandite, i soldi spesi in opere che sprigioneranno un impatto moltiplicativo da far impallidire uno tsunami e fremere di eccitazione la tomba di Keynes. E sarà un anno bellissimo, caro Lucio (Dalla) che ci guardi da lassù. O laggiù, dove forse ti diverti di più.




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