lunedì 1 maggio 2017 - Pressenza - International Press Agency

Gramsci e Maria Antonietta Macciocchi

​“Come descrivere Gramsci fisicamente? Immaginiamo il corpo debole di un pigmeo, e sopra questo corpo la testa di Dantón” Sandro Pertini.

di Francesco Cecchini

“Scrivendo su Gramsci, o meglio per Gramsci lo faccio non da professore universitarIo, né da filosofo, né da teorico del marxismo, ma come militante che ha passato il suo tempo migliore nell’azione politica e in questo fa risiedere la ragione fondamentale del proprio impegno.” 

Maria Antonietta Macciocchi.

Per Antonio Gramsci, un teorico e un politico, fare teoria è fare politica per trasformare la realtà: “L’uomo attivo di massa opera praticamente, ma non ha una chiara coscienza teorica di questo suo operare che pure è un conoscere il mondo in quanto lo trasforma.” Tutto il lavoro teorico e pratico di Gramsci è strettamente in relazione con la realtà, con lo scopo di cambiarla.

Maria Antonietta Macciocchi è d’accordo con questo principio gramsciano; per lei l’importante in uno studio come "Per Gramsci", è il punto di vista rivoluzionario, rispetto alla realtà per sovvertirla. 

Per questo Maria Antonietta oltre a ringraziare per l’aiuto Valentino Gerratana Rossana, che cita nel corso dell’opera, lo fa anche con gli studenti dell’università di Vicennes che nel 1972 e 1973 hanno seguito il suo corso su Gramsci stimolandola ad approfondire il dibattito con il fondatore del Partito Comunista d’Italia in relazione con la pratica politica del loro tempo.

Maria Antonietta Macciocchi legge Antonio Gramsci e lo racconta da comunista. Mette in risalto i concetti chiave della teoria e pratica gramsciana: la teoria del partito, gli intellettuale, il blocco storico, la questione meridionale. Costantemente ricorda che il filo rosso che lega e guida tutto il pensiero e l’azione di Gramsci è quello della strategia di una rivoluzione in occidente.

Tra gli altri vi sono due momenti storici contemporanei, che racconta attraverso il filtro gramsciano:il maggio 1968 e la Cina di Mao.

Maggio 1968. Maria Antonietta Macciocchi visse il maggio 1968, che, secondo lei, dimostra la tesi gramsciana secondo cui una rivoluzione come lotta ideologica, può essere vittoriosa anche mentre la borghesia resta al potere. La rivoluzione può essere fatta in due tempi, non solo con la presa del potere, ma anche prima, nella fase preparatoria. Se il 68 fallì fu perché gli intellettuali non erano stati capaci di fare da cerniera tra strati sociali , secondo l’insegnamento gramsciano, e inoltre vi era l’assenza di un partito rivoluzionario.

Cina di Mao. Maria Antonietta Macciocchi visitò due volte la Cina e scrisse due libri, “Dalla Cina, dopo la rivoluzione culturale” e successivamente “Polemiche sulla Cina”. Per Macciocchi la Cina di Mao era il tessuto in cui si intrecciavano i molteplici fili di teorie e filosofie, che convergevano verso una sintesi nuova. Analizzando la fitta trama ritrova Marx ed Engels, Lenin e naturalmente Gramsci. Si chiede se sia possibile un confronto tra Mao e Gramsci e elenca vari punti di contatto. Allo stesso modo che per Gramsci, per Mao il Partito era una forza che agiva in un contesto storico, teatro di lotta per l‟affermazione di una linea rivoluzionaria, ed altro. Questo avvicinamento tra Gramsci e Mao, Macciocchi lo vede soprattutto rispetto al tema della conquista dell‟egemonia prima e dopo la rivoluzione.

Maria Antonietta Macciocchi racconta anche Gramsci uomo, innanzitutto negli ultimi anni di vita.
“Per Gramsci” fu pubblicato prima in Francia da Gallimard e poi in Italia da Il Mulino nel 1974. Fu tradotto in diverse lingue; in Brasile col titolo “En Favor de Grmsci”. Fu un notevole contributo al confronto politico culturale negli anni 70, non solo in Francia e Italia. Fu quindi un libro valido in quel contesto. Oggi manca un “Per Gramsci” del terzo millennio che confronti il pensiero di Gramsci con la problematica di questi anni. L’insegnamento di Gramsci vive, però, in alcuni casi politici attuali. Jean-Luc Mélenchon che sta costruendo in Francia con Francia Ribelle un’alternativa reale si ispira alle analisi di Antonio Gramsci e afferma: “ Je suis gramscien; celui qui a l’hégémonie culturelle a gagné.” 

Antonio Gramsci e Maria Antonietta Macciocchi. Gramsci fu per tutta la sua vita un comunista coerente. Maciocchi assunse durante la sua vita varie posizioni. Militante del P.C.I., maoista, vicina ai radicali e ai socialsti e perfino simpatizzante di Woytila.

Gli ultimi anni della vita di Antonio Gramsci. 1929-1931. Nel febbraio del 1929 inizia a scrivere i Quaderni dal Carcere. Nel 1931 è colpito da una prima crisi. Nel novembre ottiene una riduzione della pena a 12 anni e 4 mesi. Il 7 marzo ha una prima crisi; la sua turbecolosi e il suo stato di crisi nervosa si aggravano, non riesce a dormire. Il 19 novembre dello stesso anno viene trasferito dalla prigione di Turi a quella di Civitavecchia e il 7 dicembre entra in una clinica di Formia. Il 25 ottobre 1934 ottiene la libertà condizionale ed è ricoverato in una clinica di Roma. Nel giugno 1935 viene colpito da una nuova crisi.

1937. In aprile riacquista la piena libertà. Il 25 soffre una emorragia cerebrale. Antonio Gramsci muore il 27 aprile. Le sue ceneri, in un’urna, si trovano nel cimitero degli Inglesi a Roma.

Maria Antonietta Macciocchi, una intellettuale del suo tempo.  

Maria Antonietta Macciocchi nacque a Isola del Liri, il 23 luglio 1922 . Nel 1942 aderì al Partito Comunista Italiano e partecipò alla Resistenza. Dopo la Liberazione fu inviata dal PCI a Salerno e a Napoli per organizzare il movimento delle donne. Poi andò a Roma a dirigere Noi Donne. Nel 1956 diresse “Vie Nuove” Nel 1961 lavorò per l’Unità, pubblicando articoli da Algeri, Bruxelles e Parigi, oltre a interviste, tra le quali a Tito e a Ahmed Ben Bella. Nel 1968 venne eletta per il PCI alla Camera dei deputati. Manifestò posizioni contrastanti con il PCI e scrisse “Lettere dall’interno del PCI”. Nel 1971, di ritorno da un viaggio in Cina, Maria Antonietta Macciocchi pubblicò il libro “Dalla Cina, dopo la rivoluzione culturale” e successivamente “Polemiche sulla Cina” in risposta alle critiche sollevate dal precedente. Non fu presentata dal PCI nelle politiche del 1972 e Maria Antonietta lasciò l’Italia e andò a Parigi. Dal 1972 al 1980 fu docente di Sociologia politica all’Università di Vicenne e nel 1977 conseguì il Dottorato di ricerca in Scienze Politiche presso l’Università della Sorbona. Il suo libro “Pour Gramsci”, introdusse il pensiero di Gramsci presso gli intellettuali francesi. Nel 1977 assieme al gruppo di maoisti, Maria Antonietta organizzò una trasferta di intellettuali francesi a Bologna , per protestare contro una repressione della polizia; per questo il PCI che la espulse. Maria Antonietta rispose con “Dopo Marx, aprile”. Nel 1979 Maria Antonietta Macciocchi fu eletta al Parlamento di Strasburgo nelle liste del Partito Radicale. Nella Commissione Giustizia, contribuì all’abolizione della pena di morte in Francia. Importante fu anche suo contributo nella Commissione di inchiesta sulla situazione della donna in Europa. Parallelamente Maria Antonietta Macciocchi lavorò come giornalista, scrivendo per quotidiani da diversi paesi. Gli anni ’90 furono dedicati a scrivere. Pubblica” Cara Eleonora” su Fonseca Pimentel, e “L’amante della rivoluzione” su Luisa Sanfelice. Nel 2000 pubblica l’ autobiografia, “Duemila anni di felicità”, 

Morì a Roma il 15 aprile 2007.




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