Governo mondiale: la Spectre del nostro tempo

Dovrebbe preoccuparci la sollecitudine con cui gli USA quasi ci comandano di salvare
Una simile preoccupazione riguarda il governo cinese, che per sostenere gli indebitatissimi USA e i loro acquisti di merci cinesi, compra a tutto spiano buoni del tesoro americani.
Oggi nel mondo l’economia domina su tutto il resto, essa è profondamente globalizzata, al punto di esigere una specie di governo mondiale dell’economia. La politica è semplicemente subalterna a questo signoraggio delle banche e delle multinazionali, non può e non vuole incidere sul sistema generato dalla globalizzazione e dovrebbe essere chiaro che l’economia decide e la politica ratifica queste decisioni. Se ciò è vero, la sovranità nazionale e la democrazia diventano scatole vuote e la vita materiale dei cittadini è in grave precarietà e pericolo, poiché questa globalizzazione ha già i suoi vincitori e i suoi vinti.
Infatti, solo le entità che possiedono sistemi di sfruttamento di centinaia di milioni di operai a basso costo, chi possiede multinazionali, chi domina il sistema finanziario (compreso il Fondo Monetario Internazionale e
Naturalmente questo equilibrio genererà e già genera l’acquisizione da parte dei vincitori dei pezzi pregiati, residui, dei paesi in declino, compresi porti e infrastrutture funzionali alla strategia globale.
Vi è un aspetto della globalizzazione che dimostra, senza ombra di dubbio, come funziona il sistema: nel campo della ricerca scientifica, della progettazione di nuovi materiali, delle energie rinnovabili, assistiamo già da tempo ad una fuga di cervelli, verso quei paesi che hanno strutture di ricerca e grossi finanziamenti collegati a multinazionali capaci di trasformare in nuovi prodotti il lavoro di questi cervelli.
Ebbene l’Italia non possiede nulla di tutto questo, addirittura i finanziamenti statali alla ricerca sono stati ridotti, i nostri cervelli vanno per lo più in America (in soccorso dei vincitori) e il nostro declino è segnato. Altro che crescita e ripartenza!
E’ un vantaggio essere stati nel 2008 destabilizzati da sporche speculazioni americane dei subprime, dei titoli tossici spacciati al nostro sistema bancario, a enti locali (derivati), ai cittadini? Non sono forse queste speculazioni all’origine di parte della nostra crisi?
Non è l’appartenenza alla Nato e in genere la nostra subordinazione agli USA a costringerci a enormi spese militari, a interventi armati anticostituzionali, fino all’acquisto di più di cento cacciabombardieri “made in USA”? Quali vantaggi ricaviamo d queste politiche?
Avremmo un enorme vantaggio ad usare questo denaro per diminuire il nostro immane debito pubblico, che è la voce principale della nostra crisi, poiché destina agli interessi passivi ciò che potrebbe essere investito nella nostra economia.
Il capitalismo, il liberismo, le speculazioni finanziarie, i guerrafondai nostri cari alleati, il FMI,
Ricordo per inciso che le banche di mezzo mondo, pur identificate come responsabili di truffe e speculazioni, invece di essere fatte fallire, sono state rifinanziate con soldi pubblici che peraltro non prestano a imprese e cittadini.
Mi piacerebbe che si parlasse di futuro in termini di scelte e di strategie capaci di portare il nostro paese per prima cosa verso l’autosufficienza energetica e quella agricola, in cui dipendiamo dall’estero rispettivamente dell’80% e del 60%.
Una rivoluzione tecnologica capace di diffondere l’energia solare su ogni tetto di struttura produttiva (dalle stalle ai capannoni industriali, fino alle case), uscendo dalla schiavitù del petrolio, portando questa rivoluzione nel campo dell’autotrazione, con sistemi elettrici combinati all’idrogeno.
Ci sarebbe da fare per molti, dai ricercatori alle imprese, agli operai, agli installatori, ma solo proteggendo questi settori dalla penetrazione di prodotti stranieri.
Ho l’impressione che oggi coloro che parlano genericamente di ripresa e crescita parlino del nulla assoluto, guidino la nostra Italia verso la rassegnazione e il declino e portino alla vittoria il Governo mondiale,