venerdì 26 aprile 2019 - Aldo Giannuli

Governo, grana Siri: siamo alla crisi di Pasqua?

Questa di Siri è la grana peggiore capitata al governo gialloverde sin qui, perché avviene su un terreno come quello dei principi su cui nessuno dei due può fare un passo indietro; perché questo accade alla vigilia di una consultazione elettorale generale; perché non ha soluzioni di compromesso possibili.

Se la Lega accetta di far dimettere Siri, dopo averlo difeso, la cosa suonerebbe come una resa a discrezione nei confronti dell’alleato, come l’accettazione del principio grillino delle dimissioni automatiche in caso di avviso di garanzia, e come l’indebolimento dell’immagine di Salvini che è stato, sin qui, l’”Uomo forte” dell’alleanza.

Vice versa, se i 5 stelle cedessero, sarebbe la rinuncia ad un principio già seriamente messo in discussione sulla questione della Diciotti e, considerando anche quello che sta emergendo in tema di compromissioni con la Mafia, anche al di là del semplice avviso di garanzia, la situazione non è tollerabile, pena spezzarsi il collo alle elezioni fra un mese. 
Mantenere l’attuale situazione di stallo, con l’interessato che resta sottosegretario senza deleghe non sembra cosa che possa durare a lungo.

Dunque, la logica porterebbe a pensare che stavolta è crisi senza rinvio. Però la cosa ha implicazioni inaccettabili sia per Di Maio che per Salvini: far cadere il governo dopo tutte le volte che si è giurato che il governo godeva di buona salute e che sarebbe durato 5 anni, e, invece, il governo cade prima ancora delle europee suonerebbe come l’aperta ammissione di un fallimento.

Sarebbe come dire che la formula di maggioranza è stato un errore sin dall’inizio perché i due contraenti non avevano nulla in comune, contratto o non contratto, hanno litigato su tutto per un anno, hanno fatto finta di fare qualcosa, non hanno realizzato alcun cambiamento ed ora tutto viene a galla.

Alla vigilia delle europee potrebbe costare molto caro a tutti due, ed allora la soluzione del sottosegretario congelato per un mese non è poi così impossibile. Bisogna vedere anche se Conte avrà il coraggio di chiedere a Siri le dimissioni. Comunque, sarebbe il solito papocchio in attesa che si chiariscano i rapporti di forza elettorali.

Dunque una crisi prima delle europee non appare probabile, anche se per evitarla bisognerà fare il doppio salto mortale carpiato. E quindi, per ora niente crisi, ma dopo le europee che si fa? A meno di un risultato imprevedibile (ad esempio la Lega resta al palo di partenza ed il M5s resiste bene per fare un esempio) il governo durerà anche dopo?

Qui le cose si complicano: certamente superare le elezioni farebbe scendere la febbre, ma i danni prodottisi nel frattempo resterebbero tutti e ormai il patto politico è in frantumi.

Certo, l’opposizione fa di tutto per aiutare i due partiti al governo. Prendiamo il Pd: ha presentato una mozione di sfiducia al governo che, con ogni probabilità sarà respinta da Lega e M5s che si ritroverebbero compattati, quindi la questione Siri finirebbe nel polverone generale, senza esiti, aiutando i gialloverdi ad uscire dall’imbarazzo. Avrebbe avuto più senso proporre una mozione in cui si invitava Siri a dimettersi, mettendo il m5s nell’imbarazzo di scegliere se votarla, spezzando così il patto con la Lega, oppure respingerla spiaccicandosi così di fatto sulla posizione della Lega. Ma tanta finezza non pare che faccia parte del modo di pensare del Pd.

Aldo Giannuli




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