martedì 23 aprile 2013 - paolodegregorio

Gli errori di Napolitano

Mandare al Quirinale un politico è sempre un errore perché la tentazione di far politica può essere irresistibile, e cercare di persuadere le parti può sconfinare in un altro ruolo, quello presidenzialista.

Se è vero che più indizi costituiscono una prova, sia il governo tecnico appoggiato dai due partiti maggiori, che il prossimo governo definibile “del Presidente” o di unità nazionale, rivelano le impronte digitali di King George, con le sue convinzioni politiche che risalgono al “compromesso storico”, che hanno visto l’Italia non uscire mai dal regime monarchico a cui era abituata. Ben presto DC e PCI smisero di combattersi, entrambi i partiti accettarono la Nato e il capitalismo e procedettero speditamente verso una spartizione sottobanco di tutto ciò che era possibile, arrivando a trasformare i rispettivi partiti in potenti apparati, carichi di soldi, con un controllo totale sui media, e con un nomenkatura che dall’alto sceglieva chi fare salire verso i piani alti del potere politico.

Un sistema chiuso, impenetrabile, diventato casta, lontano dal linguaggio e dai problemi dei cittadini, infarcito di ladri e corrotti, pronto a stravolgere la Costituzione per ottenere l’impunità con leggi porcata sempre tese a creare difficoltà alle indagini della magistratura. 

Il voto di Berlusconi e del PD per la rielezione di Napolitano dimostra più di qualsiasi documento ufficiale che il patto sottobanco esiste, che l’apertura del PD verso il M5S era una truffa per scaricare la responsabilità di ingovernabilità sui nuovi arrivati, che entrambi i partiti si sentono garantiti da Napolitano che in un modo o nell’altro riuscirà a liberare B: dai suoi processi (incominciando con un ministro di Giustizia targato PDL, ma anche Violante del Pd sarebbe gradito a B.), e il PD sarà protetto dagli effetti del super-scandalo del Monte dei Paschi di Siena.

Il regime partitocratico resiste, perde solo qualche pezzo a sinistra (Sel e un centinaio di deputati PD), ma la sua credibilità è inesistente. PD e PDL sanno che sono indispensabili gli uni per gli altri, il loro destino è ormai comune.

Questa è una situazione, come dicevo, molto simile alla monarchia, che dura da decenni e ha sempre funzionato, ma oggi, per la prima volta, si è affacciata nelle alte stanze del potere una forza non omologata dalle spartizioni e dagli inciuci, ma votata a ripristinare la democrazia e il rispetto della Costituzione, che incepperà inesorabilmente il vecchio andazzo perché denuncerà ad alta voce bugie, intrallazzi, inganni, sprechi, privilegi, e basterà questo per arrivare al definitivo declino del regime partitocratico.

La regia di Napolitano non basterà a fermare il nuovo corso della politica, perché anche lui cadrà insieme al governo che farà nascere, per il semplice fatto che non si mettono di nuovo al potere gli stessi responsabili della crisi e del disastro economico e morale.




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