mercoledì 26 giugno 2013 - Antonello Laiso

Gli Immobili della chiesa cattolica ed il fisco

Quella situazione di benevolenza fiscale con la quale lo Stato ha sempre trattato la Chiesa Cattolica circa il mancato pagamento dell'(ex)Ici ora Imu per le migliaia di immobili di proprietà della stessa Chiesa non potrà essere più concessa.

 

Tale beneficio, non più tollerato da norme varate anche perché la Commissione Europea ha aperto una procedura d'infrazione contro l'Italia in tale senso. Procedura che verrà chiusa solo a condizioni, che non sono quelle attuali, circa le agevolazioni fiscali concesse alla Chiesa per suoi immobili. 
 
Tale antico problema, che non si voleva toccare per non passare per anticlericali agli occhi di qualcuno, è stato affrontato nel modo giusto. Nessuno osa contestare l'esenzione dalle tasse di quegli immobili unicamente destinati al culto o alle opere di carità, ma una norma come quella precedentemente in vigore che consentiva anche all'albergo, residence, o alla clinica di passare indenne tra le maglie del fisco sembrava fuori luogo decisamente, in particolar modo in questo momento, dove anche ai ceti deboli vengono chiesti "quei sacrifici".

Infatti le condizioni ora sono diverse per tali immobili che producono reddito. La vecchia normativa circa l'esenzione per gli immobili della Chiesa era giustificata spesso dall'occupazione di una cappelletta all'interno di strutture ecclesiastiche deputate all'attività commerciale. Era stata decisamente una tolleranza che lo Stato aveva concesso, un privilegio non più concedibile.
 
Non lo sarebbe stato anche se non ci fosse stata l'imposizione della procedura d'infrazione aperta. Le questioni di legittimità non sono partorite da una campagna anticlericale e denigratoria ma era doveroso ripristinare quelle condizioni di concorrenza per tutte le attività commerciali del clero compatibili con il diritto comunitario. La chiesa è legata a quell'immagine di trasparenza che deve obbligatoriamente collimare con l'opera ed il fine della stessa chiesa, essa non può più sottrarsi a leggi con altre leggi di benevolenza.

In tale modo essa si esponeva al diritto di critica da parte della società per la quale predica. Le recenti misure di stabilità pesano in particolar modo sulle fasce più deboli della società, in tal senso è doveroso anche da parte della Chiesa sostenere quella parte di sacrificio. La Chiesa con il proprio magistero, che condanna quelle ingiustizie sociali contrarie alla dignità umana, è deputata a dare quell'esempio di rettitudine di una moralità per la quale essa predica. Essa deve accettare una decisione in tal senso, consapevole di una tolleranza durata molto tempo.
 

 




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