lunedì 4 settembre 2017 - Yvan Rettore

Giovani meglio degli anziani in Politica? Finora non si è notato alcun vero miglioramento

Sia il M5S che i Renziani si sono inorgogliti in questi anni di essere il nuovo che avanza, dando per scontato che i politici della Prima Repubblica erano comunque peggio di loro. Facendo un bilancio di questi ultimi vent'anni e in particolare degli ultimi dieci (dall'avvento del M5S), devo dire che non si è affatto notato questo miglioramento rispetto alla classe politica precedente. Anzi!

Il degrado istituzionale accompagnato dalla sterilità dell'attuale dibattito politico denota una mediocrità dilagante trasversale ai partiti, ma anche alle stesse generazioni di amministratori pubblici ed eletti nelle varie entità rappresentative del Paese.
 
La rottamazione renziana ad esempio è stata finora un vero e proprio fallimento tanto da trascinare il PD verso un declino che ormai sembra davvero inarrestabile. Non va certo meglio per il M5S, in cui accanto ad amministratori locali dalle dubbie capacità, emergono personaggi che hanno una cultura e una preparazione limitata su alcuni temi politici fondamentali non soltanto di rilevanza nazionale, ma anche internazionale.
 
Ovviamente questi limiti si possono estendere pure all'insieme delle altre forze politiche e se mi sono soffermato sui casi del PD e del M5S è unicamente perché sono quelli che hanno fatto più notizia. Non intendo certo affermare che la classe politica precedente fosse migliore di questa, ma pur non volendo prendere una posizione definitiva sull'argomento, vorrei ricordare comunque alcuni punti che mi fanno seriamente dubitare che i giovani possano essere migliori degli anziani in politica e questo essenzialmente per i motivi seguenti:
 
- una volta i partiti erano retti da ideologie che li contrapponevano e che giustificavano sia gli schieramenti che la presenza di scuole di partito atte a fornire una completa e adeguata formazione ai militanti. In parole povere, un socialista, un comunista e un democristiano dovevano sapere cosa voleva dire sposare l'ideologia del proprio partito rispetto a quella di un altro. Al giorno d'oggi invece si notano cambi repentini di poltrone ad ogni legislatura, a dimostrazione che le differenze fondanti tra partiti sembrano insignificanti, per non dire inesistenti.
- benché il senso civico si sia sempre rivelato carente nel nostro Paese, esistevano comunque un senso di difesa delle istituzioni e dei valori fondanti della Repubblica che erano comuni all'insieme della classe dirigente. Oggi è sinceramente difficile poter dire altrettanto.
 
- la maggior parte dei politici della Prima Repubblica avevano vissuto sulla propria pelle gli orrori della Guerra, alcuni perfino la detenzione o l'esilio e questo aveva forgiato non soltanto il loro carattere ma anche i principi in cui credevano e per cui avevano così strenuamente lottato. Non mi sembra che la generazione nata dalla seconda metà degli anni '70 in poi presenti le stesse peculiarità, vuoi per la generalizzata prosperità in cui hanno vissuto, vuoi per il crollo delle ideologie sostituite in gran parte da qualunquismi e azioni demagogiche crescenti quanto ormai dominanti in seno alla nostra società.
 
Detto questo, non intendo certo dire che non vi siano state degenerazioni e livelli di corruzione tali da portare al disastro di Tangentopoli, ma mi sembra di poter affermare che la giovane classe politica attuale non presenti affatto tali caratteristiche e che la sua preparazione e capacità effettive siano perlomeno discutibili se non addirittura superficiali. 
 
Personalmente rimango dubbioso circa le effettive capacità di recupero di credibilità di questa giovane classe dirigente e lo sono ancor di più riguardo a quella delle generazioni nate in questo già travagliato secolo in cui stiamo vivendo. Però sono anche dell'opinione che è proprio quando gli italiani raggiungono il fondo, che riescono a dare il meglio e penso che anche nella nostra epoca non si smentiranno.
 
Concludo affermando che capacità e onestà intellettuali non sono esclusiva di una generazione rispetto all'altra e che "nuovo" non significa necessariamente "buono" o "efficiente". 
Sarebbe errato dare per scontata tale equazione e a prescindere dalle differenze oggettive che ci sono tra l'attuale classe politica e quella della Prima Repubblica, sarebbe più giusto dare spazio a coloro che hanno effettivamente le qualità giuste e una caratura morale tali da poter amministrare e rappresentare al meglio il nostro Paese. E questi individui (pur non essendo molti) secondo me esistono ancora e sarebbe ora che da comparse diventassero protagonisti.
Per il Bene del nostro Paese!
 
 



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