venerdì 26 gennaio 2018 - Elena Ferro

Giornata della Memoria | Norimberga, il processo dimenticato?

La settimana della memoria è una ricorrenza che non ho mai mancato di celebrare, lo sento non solo come un dovere, quanto una vera e propria necessità. La necessità di ricordare.

 

Sono i giorni della lieta notizia della nomina a senatrice a vita di Liliana Segre, sopravvissuta ai campi di concentramento nazisti e segno tangibile della forza della nostra Repubblica e della sua Costituzione. Ma anche degli slogan razzisti, xenofobi, filo nazisti che hanno voce in europa, ma anche da noi.

Nel 2017 ho parlato di Anna Frank e della sua straordinaria voglia di vivere oltre l'orrore della prigionia; quest'anno ho deciso di regalarmi una lettura particolare, la cronaca del processo di Norimberga.

Norimberga, il processo dimenticato?

Il 20 novembre del 1945 si aprì il primo grande processo contro i crimini dell'umanità. Come disse Albert Einstein, esule dal 1933 negli Stati Uniti per sfuggire alle neo nate leggi razziali,

A Norimberga venne delineandosi il presente principio: la responsabilità morale dei singoli non può essere giustificata da ordini impartiti dall'alto, speriamo che in futuro ciò possa valere per tutte le nazioni, non solo per quelle sconfitte

Non è il caso di rifare la storia del processo, ma forse serve riflettere se gli effetti di quel processo siano stati il punto di svolta atteso per l'umanità.

Recentemente ho letto l'interpretazione del filosofo Cacciari sul ruolo della storia:

Ogni ricorso comprende in sé il corso precedente e lo supera, perché ne è completamento e sviluppo. Presenta quindi qualcosa di nuovo e di diverso.

La storia è un moto ascensionale a spirale che, mentre si ripiega su se stesso, si dilata e si allarga verso orizzonti più ampi

Si ripiega su se stesso. Non è forse ciò che sta accadendo?

Cosa mi ha colpito della storia del processo? Il ruolo dei poteri economici nella guerra e nell'Olocausto.

Così cominciava la requisitoria del magistrato americano Robert H. Jackson:

Vi riveleremo, pazientemente ed approfonditamente, i motivi per i quali questi uomini si trovano qui dinanzi a noi. Vi daremo prove innegabili di eventi incredibili. La lista dei crimini da loro commessi non ometterà nulla di quanto concepito da un orgoglio, una crudeltà ed una sete di potere malati. Questi uomini hanno privato il popolo tedesco di tutte quelle dignità e libertà da noi ritenute naturali in ogni essere umano, ricompensandolo attraverso l’incitamento all’odio verso quanti ritenuti dei capri espiatori. La loro bestialità ha raggiunto un eccesso tale da risvegliare le potenze del mondo civilizzato, i cui sforzi congiunti hanno portato la macchina da guerra tedesca ad andare in frantumi. Questa lotta ha lasciato l’Europa libera ma in ginocchio, un luogo dove la società, ormai demoralizzata, lotta per sopravvivere. Questi sono i frutti dell’opera delle sinistre forze che ora vedete sedute al banco degli imputati

Tra coloro che furono processati e poi condannati, c'erano anche nomi di note e potentissime famiglie della borghesia industriale tedesca: Krupp e IG Farmen.

E' sul ruolo dell'economia nell'ascesa al potere di Hitler che voglio concentrarmi, perché la storia è determinata da processi economici. Essi sono la struttura portante della società (cfr C. Marx e F. Engels "Ideologia tedesca").

La IG Farben

Leggendo Il Processo di Norimberga si scopre che la IG Farben, costruì ad Ausad Auschwitz la più grande industria chimica dell'epoca, utilizzando la manodopera del vicino campo di concentramento. Produceva petrolio sintetico e gomma (detta Buna) a partire dal carbone.

Nella fabbrica lavoravano 83.000 deportati, con l'unica colpa di essere stati individuati arbitrariamente e senza possibilità di difesa nemici del regime e della razza. Lavorare era la loro condanna ma anche l'unico mezzo per restare in vita.

Essere abili al lavoro significava poter sperare di avere salva la vita, almeno fino a quando il fisico avrebbe retto il duro lavoro, le torture, le pessime condizioni di vita e la fame. Manodopera gratuita, che non si lamentava mai.

Ricorderete la scritta all'ingresso del campo di Auschwitz: Arbeit macht frei - Il lavoro rende liberi. In un campo di prigionia.

La IG Farben produceva qualcosa che tornò molto utile ai nazisti per avviare "la soluzione finale". Sapete cos'era lo Zyklon B?

Il termine, che in tedesco significa "ciclone", identificava un tipo di gas, del quale la IG Farben deteneva il brevetto, che veniva usato nei campi di concentramento per la realizzazione degli omicidi di massa. Era fabbricato materialmente dalla Degesch (Deutsche Gesellschaft für Schädlingsbekämpfung), società posseduta al 42,2% dalla IG Farben, che sedeva nel consiglio di amministrazione.

C'era molto di più intorno ai campi, nel silenzio di tutti.

Krupp

Il processo di Norimberga cita un altro nome famoso, che negli ultimi anni è risuonato molte volte nella mia Torino, insieme a quello di un'altra nota famiglia di industriali tedeschi, i Tyssen. Il nome, l'avrete capito, è quelo di Krupp.

La più grande industria dell'acciaio tedesca era nata all'inizio del 1800, e da quando si specializzò in armamenti ebbe ancora maggiori soddisfazioni. Krupp, lo sostengono i magistrati del processo, armò la Germania Nazista.

I Krupp ebbero sotto la loro gestione 138 campi di concentramento, e beneficiarono dell'immenso esercito di riserva a disposizione, senza alcun costo. Il Reich offrì persino delle agevolazioni fiscali alle imprese che collaborarono con il nazismo, e questa liberalità durò per molto tempo dopo la fine della guerra.

L'erede dell'importante quanto chiacchierata casata, il barone Gustav, fu sottoposto a giudizio dal tribunale internazionale di Norimberga come criminale di guerra (1946), ma per la tarda età e il suo stato di salute, fu rilasciato. Fu invece sottoposto a processo da un altro tribunale alleato suo figlio Alfred Felix , simpatizzante dichiarato delle SS, che dal 1943 aveva assunto la direzione delle officine Krupp. Fu condannato nel 1948 a dodici anni di reclusione, poi amnistiato (1951).

Nel 1953 gli Alleati che lo avevano condannato, preoccupati di ricostruire la potenza economica tedesca come baluardo contro l' Unione Sovietica, gli restituirono la gestione dei rimanenti stabilimenti Krupp in cui, alla stessa data, erano impiegati circa 26.000 operai.

Krupp siglò un contratto con gli Stati che lo impegnava a non produrre più armi. Un impegno che l'azienda ha rigorosamente mantenuto.

Curiosità

Nel 1992 la società Krupp si è fusa con la Hoesch, costituendo l'azienda siderurgica Hoesch Krupp. Dalla successiva fusione di quest'ultima, nel 1999, con il gruppo Thyssen, è nata la ThyssenKrupp, gigante della siderurgia internazionale.

Oskar Schindler

Fortunatamente ci sono stati esempi straordinariamente positivi. Uno di questi è Oskar Schindler, di cui abbiamo conosciuto la grandezza soltanto dopo la sua morte. Industriale polacco, salvò circa 1.100 ebrei assumendoli pretestuosamente nella sua fabbrica di oggetti smaltati, la cui utilità giustificò come oggetti indispensabili allo sforzo bellico.

Usò le sue personali risorse e le eccellenti doti diplomatiche per difendere i cosiddetti Schindlerjuden, gli ebrei di Schindler, puntando sulla loro indispensabilità per le attività della fabbrica e, di fatto, salvandoli dai campi di sterminio del regime hitleriano.

Sono certa che conoscerete il libro struggente da cui è stato tratto l'omonimo film, Schndler's list. Se non fosse così, rimediate prima possibile.

Schindler fu protagonista di una storia d'amore per l'umanità che, insieme ad altri piccoli, grandi gesti di altre e altri eroi (guardate questo video struggente), ha tenuto accesa quella fiammella della speranza fino a Norimberga e alla democrazia.

"Chiunque salva una vita, salva il mondo intero"

Talmud

Il seme del male è ancora sotto la cenere. Ma noi ricorderemo e non abbasseremo la guardia. E voi? Che atteggiamento avete nei confronti della giornata della memoria?




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