martedì 15 marzo 2016 - Fabio Della Pergola

Germania: la destra xenofoba rompe gli argini

Ma è davvero un colpo di scena così sorprendente?

Conosciamo bene le pressioni cui è sottoposta l’Europa democratica e solidale: crisi economica rafforzata (non alleviata) da misure di austerity volute dai paesi prestatori ai danni dei paesi debitori. Quindi crescita debole, stentata e sempre a rischio di avvitarsi in una debacle deflazionistica.

In più la grave crisi dei migranti: l’ondata migratoria che preme ai confini è sostenuta e non fa differenza che siano rifugiati che fuggono dalla guerra (per i quali il diritto internazionale prevede accoglienza e solidarietà) o dalla fame (per i quali la solidarietà è comunque dovuta perché parliamo di esseri umani, non di ectoplasmi).

Ma nulla che, realisticamente, non possa essere affrontato con uno sforzo che non sarà irrilevante, ma nemmeno un’impresa così titanica. L’Europa è un’area con 500 milioni di abitanti, divisi in 28 paesi: accogliere un paio di milioni in più non può essere davvero così impraticabile. Si tratterebbe dopotutto dell’aumento fisiologico di uno zero virgola qualcosa di crescita demografica in un continente in cui il calo demografico rappresenta un problema (pensionistico).

Diventa un problema quando entrano in gioco gli interessi privati o partitici; che sono banalmente gli egoismi di chi cerca di trarre un tornaconto politico dalla situazione.

Frau Merkel non può fare più di quello che fa perché Frau Petry, leader della AfD (Alternative für Deutschland) le sfilerebbe ancora di più il tappeto sotto i piedi.

È pur vero, come scrive il Corriere, che “questo voto non racconta tanto che la Germania respinge l’apertura di Frau Merkel ai rifugiati: i voti non andati alla AfD sono tutti per partiti favorevoli a dare asilo”. Nei tre Land in cui si è votato hanno in effetti vinto Verdi (Baden-Württemberg) e socialisti (Renania-Palatinato); solo in Sassonia la CDU, pur perdendo voti, è rimasta in testa.

Ma il problema è che molti elettori si sono spostati proprio verso la AfD (15, 12 e 24% rispettivamente) e per la prima volta dal dopoguerra in Germania si è formato - e affermato in maniera consistente - un partito “più a destra della CDU”.

Questo lascia presagire nel maggior paese europeo una evoluzione “alla francese” dove, fino a qualche anno fa, Le Pen era il cognome di un personaggio da avanspettacolo e oggi quello di un paio di bionde arrembanti e pericolosamente vicine ad agguantare il potere.

Inutile ricordare che le masse di rifugiati perlopiù arabi sono l’ostaggio privilegiato dei terroristi islamisti (oltre che le loro prime vittime, dicono le statistiche): un attentato contribuisce a creare terrore e a portare acqua al mulino degli xenofobi. Fino a dare la giustificazione perfetta, per quanto balorda, alla costruzione di barriere e alla chiusura delle diverse vie di comunicazione verso l’ambìto Nord Europa. Esattamente quello che il terrorismo vuole per alimentare un comprensibile risentimento e con questo la follia del jihad. Cose già viste in altre parti del mondo; non era difficile prevederle.

Prossimo appuntamento il voto in Gran Bretagna, poi capiremo meglio in che Europa saremo destinati a vivere.




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