venerdì 18 maggio 2018 - Damiano Mazzotti

Galimberti e l’individualismo dei giovani italiani

“La parola ai giovani” è un saggio scorrevole e illuminante che prende in esame il processo di maturazione relazionale e sociale delle nuove generazioni (Umberto Galimberti, Feltrinelli, 2018, 323 pagine, euro 16,50).

In questo libro Galimberti raccoglie e analizza numerose lettere di giovani dai quindici ai trent’anni pubblicate sull’inserto femminile “D” di “Repubblica”. Lo studioso critica la società capitalistica e ancor di più la società italiana, che non riesce a far fruttare la grande potenza creativa giovanile.

Attualmente la formazione scolastica non si focalizza più sulla “formazione della personalità” e “il senso critico, che significa capacità di giudizio, non è alimentato dalla profusione di dati che internet fornisce, se poi chi li raccoglie non è in grado di operare una sintesi. La capacita di ricerca presuppone l’acquisizione di opportune metodologie che internet non offre e che possono solo essere insegnate” (p. 20).

Oltretutto a “scuola non si legge, e per effetto di questa carenza non si è neppure più in grado di scrivere correttamente” (p. 20). A quanto pare per le giovani generazioni è quasi impossibile trovare il tempo per leggere: i ragazzi preferiscono passare il tempo facendo sport e parlando di sport, oppure giocando ai videogiochi e parlando di videogiochi. E quasi tutti vengo assorbiti quasi completamente dalla gestione dei social network.

In effetti secondo un’indagine internazionale dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo (www.oecd.org), “noi italiani siamo all’ultimo posto nella comprensione di un testo scritto” (p. 18). Quindi le ultime riforme scolastiche sono state troppo burocratiche e inutili, oppure addirittura dannose. La società è cambiata molto in fretta e la nostra scuola non riesce a cambiare in meglio.

Per quanto riguarda il problema del nichilismo giovanile, si può affermare che è ancora in aumento, indotto da questa società che ci vizia attraverso il consumismo, il bombardamento pubblicitario e il prolungamento assurdo degli anni della formazione scolastica, considerata come una forma politicamente corretta di parcheggio generazionale in mancanza della disponibilità dei posti di lavoro, che rimangono a disposizione di generazioni sempre più anziane, grazie ai progressi della medicina e alle regole assurde di un modello finanziario che allontana la meta della pensione.

In ogni caso ogni giovane ha bisogno di punti di riferimento, “perché i valori non sono entità metafisiche che piovono dal cielo, ma semplici coefficienti sociali condivisi da una comunità, perché individuati come più idonei per quel tempo a ridurre i conflitti e a garantire un’ordinata convivenza” (p. 12).

Per quanto riguarda gli affetti, sono in aumento le possibilità di incontri reali e virtuali a distanza, le esperienze poliamorose e le “relazioni a bassa intensità” più libere, “per cui si cambiano i partner con la stessa facilità con cui si cambiano gli abiti, in omaggio all’amore inteso come passione” (p. 26). Purtroppo troppi ragazzi e troppe ragazze utilizzano il proprio compagno come uno specchio, quindi cercano “non tanto il piacere della relazione, quanto la gratificazione della propria autorealizzazione” (p. 27).

Comunque forse la principale caratteristica di un giovane italiano è quella di non puntare la propria realizzazione personale sul lavoro, perché “a differenza dei loro padri, i giovani d’oggi non hanno fatto del denaro lo scopo della loro vita” (p. 25). Probabilmente anche perché un lavoro interessante è molto difficile da trovare e molti familiari hanno messo da parte molti soldi.

In sintesi l’analisi finale di Galimberti è molto amara: forse ci troveremo tutti a vivere in un’epoca con la “più grande alienazione mai conosciuta dalla storia, dove a regolare la società resta in campo un solo valore: il valore del denaro” (p. 25).

 

Umberto Galimberti è un filosofo, sociologo e psicoanalista. Ha collaborato con “Il Sole-24 Ore” e dal 1995 collabora con “la Repubblica”. Ha pubblicato numerosi saggi e un dizionario di psicologia. Per approfondimenti: http://umbertogalimberti.feltrinellieditore.it.

Infine segnalo un convegno di approfondimento sull’adolescenza a Milano: www.istitutosike.com (24, 25 e 26 maggio).

 

Nota sul nichilismo – “Nichilismo: manca il fine, manca la risposta al “perché?”. Che cosa significa nichilismo? – che i valori supremi perdono ogni valore” (Nietzsche, citato a p. 12). Ma si può vivere “La vita come mezzo di conoscenza. Con questo principio nel cuore si può non soltanto valorosamente, ma anche gioiosamente vivere e gioiosamente ridere” (p. 286).

Nota sul lavoro alienante – Testimonianza personale di una lavoratrice di un call center: “Mi sento una scimmia. Sì, posso a ragione affermare di avere lo stesso margine di autogestione di una scimmia ammaestrata. È il mio lavoro. Rispondo al telefono. Tutto il tempo. Sempre e comunque, tutto il giorno, tutti i giorni… Non mi alzo dalla postazione, non mi allontano, non parlo con il collega se non è il telefono a deciderlo. Sono totalmente etero diretta” (p. 22).

Nota cinematografica – La regista Brunella Filì ha prodotto un documentario che racconta le esperienze personali di numerosi giovani lavoratori italiani all’estero: www.emergencyexit.it.

Nota sentimentale – Nei rapporti di coppia tutti noi tendiamo a idealizzare il partner “e non è colpa dell’altro se non riesce a corrispondere alla nostra idealizzazione. Siccome, però, i giovani non tengono in alcun conto questa eventualità, quando si congedano da un amore idealizzato soffrono due volte: per la perdita e per l’offesa” (p. 28).

Nota aforistica – “La passione non è cieca, ma visionaria” (Stendhal); “La cosa più difficile da trovare nei legami amorosi è l’amore” (La Rochefoucauld); “Diventa ciò che sei!” (Nietzsche); “Conosci te stesso” (la famosa rivelazione dell’oracolo di Delfi); “Se hai trovato una risposta a tutte le tue domande, vuol dire che le domande che ti sei posto non erano giuste” (Oscar Wilde, Il critico come artista).

Nota sulla scuola – Alcune scuole sono diventate “per molti genitori un parcheggio per figli ingestibili. Questi adolescenti, presumibilmente abituati a fare quello che vogliono in casa e a non essere contrastati, pretendono di fare altrettanto a scuola” (p. 180).

Nota psicologica – Nel mio percorso di autoanalisi ho maturato “la capacità di soffrire e di gioire, di tollerare la confusione, di sentirmi lusingata dal dubbio che permette di destrutturarsi e ristrutturarsi, di assecondare la complessità e il magma della mente” (Giulia, p. 295).

Nota sull’identità – L’antropologo francese Pierre Clastres ha studiato bene le società amazzoniche e ha raccontato “che chi, per qualche grave colpa commessa, veniva espulso dalla comunità tribale, nel giro di quarantotto ore moriva, non per qualche accidente, ma per un dissesto mentale, dovuto alla perdita della sua identità che aveva le sue radici nel gruppo” (La società contro lo stato, citato a p. 144).

Nota personale - Oggi la maggioranza dei giovani ventenni sono figli unici e non possono comprendere fino in fondo il concetto di fraternità legato alla Rivoluzione francese o il significato cristiano di fratello come indicato nel Vangelo. La maggioranza ha imposto la sua legge e piano piano moltissimi giovani sono diventati più o meno narcisisti e più o meno individualisti.

Nota parauniversitaria – Qui di seguito potete capire perché molti giovani fuggono all’estero: http://www.giornalesentire.it/it/concorsi-mafia-accademica-universita-ferdinando-camon




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