martedì 14 aprile 2015 - Giorgio Zintu

“Fuori il carbone dalla nostra bolletta”, insieme consumatori, ambientalisti e piccoli produttori di energie rinnovabili

CIVITAVECCHIA - Partito dalla Liguria, con tappe a La Spezia e Vado Ligure, il tour nazionale “Fuori il carbone dalla nostra bolletta” ha fatto tappa a Civitavecchia, il comune che dopo quella di Brindisi ospita la più grande centrale a carbone in Italia e una tra le maggiori in Europa, con i suoi 4 milioni e mezzo di tonnellate di carbone e 160 tonnellate di polveri (stando alla VIA 2013)..

Ma non è un fantasma quello che si aggira per la penisola, nei luoghi simbolo delle servitù energetiche del carbone, quanto un’idea originale che si basa sulla considerazione che se si vuole sostituire un modello energetico obsoleto, bisogna lavorare per crearne uno alternativo, veramente sostenibile e altrettanto efficiente.

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Marco Mariano, presidente Retenergie Coop.

E i progetti delle Cooperative Retenergie e E’ Nostra Energia Condivisa vanno in questa direzione, condivisi con i movimenti, da anni uniti contro il carbone ma, almeno sinora, con poche alternative praticabili per uscirne con soluzioni ritenute credibili anche da parte dei consumatori.

A Civitavecchia, è stato il Movimento No Coke Alto Lazio a ospitare presso la Sala conferenze della Biblioteca Comunale, e con il saluto portato dal sindaco Antonio Cozzolino, un incontro pubblico al quale hanno partecipato Marco Mariano, presidente di “Retenergie”, cooperativa tra soci produttori di energia rinnovabile e Sara Capuzzo, responsabile comunicazione di “E’ Nostra Energia Condivisa”, la cooperativa che si occuperà di fornire elettricità sostenibile ai soci.

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Aspettative di vita (dati Eurostat)

E’ una sorpresa ascoltare che l’Energia è un bene comune, che gli impianti collettivi funzionano solo con fonti rinnovabili a basso impatto ambientale, progettati su indicazioni di un Codice etico che vieta l’installazione del fotovoltaico a terra (la terra serve per produrre cibo). L’adozione del minieolico è limitata ai siti già antropizzati mentre per l’idroelettrico non sono praticabili nuove derivazioni. Diventa possibile, a certe condizioni, “cambiare dal basso il modo di produrre e consumare energia favorendo la progressiva transizione verso un sistema “carbon free”.

Retenergie, fondata nel 2008 in Piemonte, si interessa della produzione distribuita di energia rinnovabile, fornendo ai propri soci anche servizi di riqualificazione energetica e gestione di gruppi acquisto, mentre “E’ Nostra Energia Condivisa”, nata con il Progetto UE RESCoop 20-20-20 promosso dalla Commissione Europea all’interno del programma Intelligent Energy Europe, ha tra i suoi obiettivi il coinvolgimento diretto dei cittadini nella produzione e nel consumo di energia.

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Insomma quasi una piccola rivoluzione più che un utopistico miraggio, perché queste due cooperative, che come sottolinea Mariano, sono ben altra cosa rispetto a quelle a cui ci hanno abituato le cronache recenti, praticano la finanza etica. Al momento si stanno raccogliendo le manifestazioni di interesse da parte dei cittadini, in vista della fase operativa che partirà nella seconda metà del 2015. Un'accoglienza che non poteva essere più positiva nei luoghi dove il carbone sta segnando la vita delle comunità che si ritrovano insieme al lavoro anche i danni alla salute.

Il dottor Mauro Mocci, medico dell’ISDE_Medici per l’ambiente e attuale coordinatore del Registro Tumori ASL RMF, in apertura dell’incontro, citando anche lo studio ABC condotto dal Servizio epidemiologico della Regione Lazio, aveva già messo in evidenza che l’area di Civitavecchia è da decenni saldamente al vertice della classifica regionale per alcune forme di tumore. Le polveri sottili emesse da una centrale a carbone e soprattutto il PM2,5 con le invisibili nano-particelle non filtrabili, contengono elementi chimici e metalli pesanti, accertati dalla IARC come cancerogeni sicuri, tali da essere considerati responsabili di una lunga serie di patologie che agiscono a tutte le età, non risparmiando neanche i giovanissimi. Se è vero poi che in generale si allungano le aspettative di vita è altrettanto vero che le aspettative di vita sana, a partire dai primi anni di questo secolo, diminuiscono rapidamente, comportando oneri sanitari ed economici sempre più elevati (vedi slide).

Nell’intervento di Maurizio Puppi del Movimento No Coke Alto Lazio, proprio sulla scorta dei poco rassicuranti dati sanitari, sono state rappresentate le richieste di un maggiore impegno dell’Amministrazione comunale per tentare di arginare una ormai riconosciuta pericolosità dell’impianto Enel TVN oltre che delle tante sorgenti inquinanti che comprendono anche un porto primo per numero passeggeri nel Mediterraneo. L’obiettivo del movimento ambientalista guarda però anche al futuro, oltre i confini della città. I cambiamenti climatici investono l’intero pianeta e richiedono misure per uscire progressivamente dal carbone e dai combustibili fossili. Una tappa decisiva, dalla quale si attendono scelte e decisioni più ambiziose e restrittive, sarà quella dei negoziati di fine anno a Parigi, sede della COP21.

E’ toccato all’Assessore all’Ambiente, Alessandro Manuedda, fornire assicurazioni sull’impegno non facile di un’amministrazione che si è ritrovata una VIA siglata dalla precedente giunta, che ha concesso ulteriori margini di inquinamento all’impianto ENEL. Una strada che appare tutta in salita quella di modificare l’assetto attuale. I dati ufficiali delle emissioni sembrano essere ufficialmente nei limiti ma, citando Stefano Montanari, l’assessore ricorda come si possa “morire a norma di legge”. Arriva anche la Conferma dell’abbandono da parte del Comune di Civitavecchia del Consorzio tra Comuni per la gestione dell'Osservatorio Ambientale con la preferenza per l'Osservatorio regionale, al quale la Regione Lazio dovrebbe tuttavia assicurare l'operatività con adeguate risorse.

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Marzia Marzoli del Movimento No Coke Alto Lazio, Antonio Cozzolino, sindaco di Civitavecchia

La riapertura o meglio il riesame dell'AIA sarà possibile ma solo con fatti nuovi che potranno arrivare da diversi fronti, quali quelli sulla salute, sulla mortalità della popolazione, sul peggioramento sulla quantità di inquinanti presenti nell'aria o nell'ambiente. La cosiddetta conversione a carbone, un termine impreciso perché in realtà del vecchio impianto è sopravvissuta solo la cimiera da 250 metri, si è rilevata un disastro e non avrebbe dovuto essere neanche autorizzata, se si fosse pensato alle conseguenze.

In apertura dell’incontro è stato proiettato il cortometraggio "Epicentro Civitavecchia", realizzato da Giulia Morelli, David Pagliani e Patrizia Pace nell’ambito dell’omonimo progetto che l’Associazione A SUD e il CDCA - Centro di Documentazione sui Conflitti Ambientali ha condotto in città tra il 2013 e il 2014, un lavoro dedicato dagli autori a una figura molto nota a Civitavecchia, Giuseppe Ibelli, scomparso lo scorso anno.

 



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