lunedì 5 gennaio 2015 - Giovanni Graziano Manca

Fred Buscaglione e la Sardegna

Cantautore ante litteram, Fred (Ferdinando) Buscaglione negli anni Quaranta ebbe dei contatti con la Sardegna che risultarono straordinariamente proficui per la sua carriera. Buscaglione, ancora prima di Adriano Celentano, Ricky Gianco, Enzo Jannacci e Giorgio Gaber, fu nel secondo dopoguerra tra i primi in Italia a importare modelli musicali d’oltreoceano. Egli affiancò alla canzone melodica italiana quel ‘dondolante’, particolarissimo genere jazzistico denominato swing che tanto di moda andò anche nel nostro Paese durante gli anni durissimi del secondo conflitto mondiale (si ricorderà certamente come lo swing annoverasse, tra i suoi massimi esponenti, musicisti come Benny Goodman, Tommy e Jimmy Dorsey, Glenn Miller, Fletcher Anderson, ed altri).

Musicista e direttore d’orchestra, capace di suonare diversi strumenti musicali (pianoforte, contrabasso e tromba, tra gli altri) Buscaglione fu anche attore e realizzò, collaborando con registi del calibro di Dino Risi, Camillo Mastrocinque, Lucio Fulci, Mario Mattoli, una decina di film, tra i quali si ricordano Noi siamo due evasi, regia di Giorgio Simonelli (1959) con, tra gli altri, Vianello, la Mondaini e Titina De Filippo, e Noi duri, regia di Camillo Mastrocinque (1960), con Totò, Paolo Panelli e Bice Valori. Buscaglione, che era nato a Torino il 23 novembre 1921, segnò indelebilmente la storia della musica popolare del nostro paese in anni tutto sommato felici per l’Italia, in anni di grande entusiasmo e di cambiamenti sociali, di dinamiche economiche costantemente positive. Erano gli stessi anni in cui la scoperta e l’assimilazione del mito americano da parte degli italiani erano in continua crescita e diventavano fenomeno di massa influenzando sensibilmente culture e stili di vita. Fred fece in tempo a godere del suo strepitoso successo solo per una manciata di anni nella seconda metà dei ‘favolosi’ fifties: morì infatti a Roma trentottenne il 3 febbraio del 1960, ubriaco fradicio, in un incidente d'auto. «Ancora un paio di anni e poi mi ritiro» aveva dichiarato in un’intervista. Invece quella morte così tragica e prematura fece entrare nella leggenda il grande ‘Fred dal whisky facile’, personaggio singolarissimo la cui arte pareva ispirata da certi film di John Houston e di Howard Hawks, da famosi attori del cinematografo come Clark Gable, da protagonisti o comparse di qualche romanzo chandleriano.

Si diceva dei legami del cantante torinese con l’isola di Sardegna. Durante la seconda guerra mondiale, militare venne distaccato nell'isola, dove fu anche fatto prigioniero dagli alleati Americani. Sempre in Sardegna, e precisamente a Cagliari, formò il Quintetto Aster, una formazione di jazz che finita la guerra si ricostituì a Torino prendendo il nome di Asternovas. Il nuovo complesso comprendeva anche tutti gli elementi originari della precedente formazione e cioè, oltre allo stesso Buscaglione, i fratelli cagliaritani Franco e Berto Pisano (in seguito entrambi direttori d’orchestra e autori di grandi successi discografici di musica leggera e di musiche per il cinema) rispettivamente alla chitarra e al contrabbasso, Gianni Saiu alla chitarra e Carletto Bistrussu alla batteria, anch’essi sardi. Negli anni del conflitto mondiale il quintetto Aster avviò collaborazioni con la radio alleata tenendo spettacoli per le truppe del 30º Corpo d'Armata e intervenendo alle trasmissioni di Radio Sardegna, allora diretta da Jader Jacobelli.

Jader Jacobelli chiamò Radio Sardegna “Radio Brada”, che significava, sostiene lo storico Manlio Brigaglia, che Radio Sardegna «era una radio fatta da uomini che avevano poca esperienza e poche ambizioni tecniche, che era una radio a suo modo selvaggia e primitiva rispetto alle avanzate tecnologie del tempo in cui nacque, soprattutto che era libera come gli animali che crescono - come sono cresciuti in Sardegna per millenni - a pascolo brado. Una radio che fu libera a dispetto della situazione in cui nacque». La radio trasmetteva dagli anfratti presenti nella zona di Is Mirrionis dove oggi sorge l’omonimo ospedale i cui reparti occupano alcuni degli ex padiglioni e casermette dell’esercito. E’ ancora di proprietà del demanio dello stato, in condizioni di forte degrado, una parte del complesso militare originario. Essa, testimonianza di tempi e di vicende ormai lontane nel tempo, è oggi luogo che agli occhi di molti suscita rigurgiti di nostalgia, rispetto, e forse, anche alla luce di ciò che qui è stato raccontato, nuovi motivi di interesse. 




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