sabato 4 agosto 2012 - UAAR - A ragion veduta

Francia, polemiche per animatori che seguono digiuno del Ramadan

Dalla Francia un altro caso che fa emergere i problemi causati dalla volontà di seguire in maniera stringente dettami religiosi sul posto di lavoro. Nella cittadina di Gennevilliers quattro animatori di religione islamica prestano servizio in un centro estivo sportivo per ragazzi. Ma, nonostante il lavoro che prevedibilmente li impegna in maniera fisica e richiede siano nel pieno delle energie e lucidi, hanno scelto di seguire il digiuno del Ramadan.

L’islam prescrive che i fedeli infatti si astengano dal mangiare e dal bere — ma anche da altro — durante le ore di luce del mese di Ramadan, a meno che non siano malati o in situazioni particolari. Il sindaco comunista Jacques Bourgoin ha prima sospeso i quattro dal servizio, facendo leva sul contratto di lavoro che prevedeva di nutrirsi il minimo necessario durante il giorno. Accorgimento introdotto proprio per evitare spiacevoli situazioni e salvaguardare al meglio soprattutto i bambini affidati.

Due anni prima infatti un autista aveva fatto un incidente mentre era alla guida di un minibus, episodio che aveva portato al ferimento di due bambini, proprio per un malore a seguito del digiuno. Ma sono arrivate pesanti critiche, soprattutto dal Conseil français du culte musulman (Cfcm), che ha parlato esplicitamente di discriminazione e di negazione della “libertà religiosa”. Minacciando di passare alle vie legali contro questo episodio di “islamofobia”.

Il primo cittadino ha quindi fatto marcia indietro, dedicendo di non applicare l’articolo del contratto oggetto del contendere. Altri disagi anche nei paesi nordici, vicini al Circolo Polare Artico, dove possono esserci mesi con pochissime ore di buio. E dove le locali comunità islamiche, in crescita, hanno problemi nel seguire il Ramadan. Come a Rovaniemi, nel nord della Finlandia, dove questi giorni il sole sorge verso le 3:20 di notte e tramonta verso le 23:20. Alcuni fedeli, con il consenso dei dotti islamici, tendono ad usare accorgimenti come regolarsi in base all’ora de La Mecca o della Turchia per fare digiuno. Per altri si tratta di un mero espediente e si dicono contrari a questa opzione.

In alcuni paesi dominati a livello politico dall’islam, come il Marocco, i musulmani sono invece obbligati a digiunare e si punisce chi trasgredisce. Alla luce di questi fatti, ci si chiede perché si debba tutelare in maniera privilegiata chi intende seguire precetti religiosi sul posto di lavoro, anche in situazioni in cui potrebbero essere in contrasto col corretto svolgimento dello stesso. Mentre magari si interviene su chi compie certi atti, come il digiuno, senza una motivazione religiosa.

Forse i difensori della “libertà religiosa” non sarebbero così tranquilli nel sapere che, ad esempio, il pilota dell’aereo nel quale viaggiano o il medico del pronto soccorso che li assiste in un momento critico, seguissero in maniera stringente il digiuno.




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