lunedì 20 ottobre 2014 - Angelo Cerciello

Foreign fighters: cosa può spingere una persona a seguire ISIS?

Ormai è noto all’opinione pubblica il fenomeno dei “foreign fighters”, combattenti che si uniscono all’ISIS provenienti da paesi europei o extra-europei. Di solito essi sono i figli di quarta e terza generazione di immigrati musulmani in paesi europei. Essi sono reclutati o in centri di propaganda di estremismo islamico situati in luoghi religiosi e non o attraverso i social network.

Ma cosa può spingere persone che abitano per esempio in Inghilterra o in Francia a partire per Siria e Iraq per unirsi alla jihad?I motivi possono essere molteplici. Di solito il reclutamento è semplice se alla base ci sono o situazioni difficili dovute a condizioni particolari di povertà e miseria o situazioni abbastanza gravi di emarginazione sociale.

Un'altra causa può essere il motivo ideologico. Persone di nazionalità europea da più di una generazione possono sviluppare un forte senso di ritorsione verso le comunità che li ospitano. Essi possono riversare sull’Occidente sentimenti di intolleranza, rancore e frustrazione per la loro condizione sociale insoddisfacente. In questo discorso possiamo quindi introdurre anche la questione dell’immigrazione, la quale è usata da partiti di estrema destra di tutta Europa per la loro propaganda politica: comunità e gruppi islamici possono reagire quindi in modo estremista a comportamenti altrettanto estremisti.

Inoltre c’è il problema della ghettizzazione e della segregazione sia razziale che religiosa: nelle grandi città europee come Londra o Parigi ci sono veri e propri quartieri ghetto o zone della città con prevalenza di presenze di extra-comunitari. Quindi razzismo ed emarginazione diventano due parole chiave per capire il fenomeno dei “foreign fighters”.

Poi c’è da considerare il “motore” principale del reclutamento, ossia la propaganda mediatica dell’ISIS portata avanti attraverso l’uso dei social network e di riflesso attraverso i media occidentali. Una propaganda, quella jihadista, che mostra tra l’altro un mondo alternativo in cui vivere ed essere felici, “oasi paradisiaca” per extra-comunitari che non hanno trovato la felicità nei loro paesi europei di appartenenza.

Inoltre l’ISIS si presenta come uno stato strutturato, a differenza di come si era posta Al-qaeda in passato: essi non rappresentano più solo gruppi e bande di terroristi ma si presentano agli eventuali adepti come un luogo, uno stato dove vivere lontani dall’Occidente, magari soddisfacendo anche la probabile “sete di vendetta” che possono provare.

Perciò a spingere una persona a diventare jihadista ci sono motivi antropologici, sociali, religiosi, ideologici ed economici: un mix davvero esplosivo per le comunità occidentali che stanno generando anche un conseguente sentimento di islamofobia.

 

Foto: Ogbodo Solution, Flickr




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