martedì 19 febbraio 2013 - Ferdinando

Finché c’è guerra c’è speranza (per le lobby)

In piena campagna elettorale, tra colpi di scena giudiziaria, sotto il ricatto di una crisi senza precedenti, in mezzo a populismi di ogni genere, nel gioco al massacro tutti contro tutti, sotto la stella delle dimissioni del Papa, non poteva mancare lo scandalo di tangenti in casa FINMECCANICA. Si tratta di una holding internazionale, con varie aziende associate, che in occasione di un contratto di vendita di elicotteri avrebbe dato tangenti per portare a casa un contratto. L'Amministratore Delegato è stato arrestato e deve dare conto ai Magistrati delle accuse di corruzione internazionale.

Si è aperto il dibattito mediatico. Il primo a mettere il dito nella piaga è stato ovviamente Berlusconi, in una intervista si chiede se era il caso di sbandierare una notizia di questa portata, con il rischio di perdere credibilità internazionale e contratti in tutte le parti del mondo.

In effetti, il riverbero c'è stato, l'India ha mandato l'avviso che non intende pagare la commessa di 12 elicotteri ad Augusta Westland se non si chiarisce la vicenda. Il Ministro della Difesa indiano vuole capire chi, dove e quando ha firmato un contratto che potrebbe essere viziato da mazzette. Inflessibile come per la vicenda dei due Marò (Azz!?).

A questo punto il dibattito si è sclerotizzato. I politicanti di ogni parte hanno radicalizzato le posizioni per raccogliere simpatie. Si è detto "..sono sempre i soliti politici che difendono le multinazionali, ...la solita magistratura che apre inchiesta ad orologeria.., ..le mazzette con certi paesi sono inevitabili.., se non lo facciamo noi lo fanno altri.., insomma le solite discussioni trite e ritrite.

Tra le tante fazioni entrate nel dibattito non potevano mancare chi propone la certificazione delle Lobby e dei lobbisti al fine di incanalare, rendere trasparente una pratica comune e non sopprimibile. Propongono un copia e incolla all'americana. Un po' come avviene per la questione della prostituzione c'è chi è favore ad una legalizzazione e chi non la vuole. Medesimo discorso per l'uso di droghe, di armi e via dicendo in cui ognuno giustifica la propria visione, aldilà degli interessi di parte. Con l'aggravante, secondo talune correnti, fare i puritani non è pragmatico. Fare i puritani è come essere vegetariani, si può fare ma non vale la pane, il gusto di una bella grigliata non si può liquidare così. Da una deriva si passa ad un'altra peggiore, ai lobbisti da certificare e mettere in campo (!?).

Parlamenti, nazioni, regioni, ho l'impressione che non esistono più, le lobby pian pianino hanno preso il sopravvento. Tanto è vero che la discussione sulla "Revisione dello strumento militare" (Ddl 4740 del 11.12.2012) al Senato si è giocata in poche ore. Cassati emendamenti su emendamenti, alla faccia del parlamentarismo, delle commissioni e della rappresentatività. Una corsa all'approvazione con un Governo non eletto, dimissionario e senza alcuna imminente ragione per approvarlo senza discussione. Il Decreto, altro non è che una legge delega che a sua volta, per essere operativo nei dettagli, devono essere emanati dei Decreti attuativi. Per quale motivo c'era questa urgenza?

Ebbene, la stessa ragione per l'acquisto degli F-35, delle Fregate, Sommergibili, MUOS e mille altre cose per cui è meglio non discutere, le lobby potrebbero prendersela, annusare il rischio di un cambio di scena per la volontà di qualche cittadino "vegetariano". L'unico motivo per approvare il Decreto sulla "Riforma dello strumento militare" non era quello di efficentarlo, una discussione parlamentare avrebbe fatto chiarezza, bensì quello di rimodulare le spese militari a favore dell'industria bellica. Nello specifico ridurre le spese del personale, immaginare uno sfoltimento di 50mila uomini in dieci anni per progressivamente aumentare la quota per l'industria. Un mutuo al contrario, è come se il Decreto avesse detto alla grande industria, anche se i soldi momentaneamente non ci sono, via, via che mandiamo a casa il personale compensiamo e paghiamo i debiti, non vi preoccupate.

Viceversa, per quanto riguarda tanti militari e le loro famiglie ci saranno i Decreti Attuativi, il parlamento, il Governo che verrà deciderà le sorti. Non era il caso di accorpare tagli alla struttura e investimenti senza rimandi? Rinviare la discussione parlamentare, con un Parlamento legittimato da nuove elezioni ne avrebbe aumentato i rischi e le incertezze per le lobby, qualsiasi discussione ne sarebbe convenuta, tanto più con nuovi schieramenti in campo. 

A questo punto il circolo vizioso si è chiuso, mi torna in mente il film di Alberto Sordi "Finché c'è guerra c'è speranza". Un rappresentante d'armi nei paesi del terzo mondo, grazie ad uno scoop di un giornalista viene scoperto. L'articolo contro di lui è feroce "Ho incontrato un mercante di morte". Dopo un breve sdegno, degli amici, conoscenti, l'ipocrisia familiare ha la meglio. Bellissimo il monologo in conclusione: "..Perché vedete... le guerre non le fanno solo i fabbricanti d'armi e i commessi viaggiatori che le vendono. Ma anche le persone come voi, le famiglie come la vostra che vogliono vogliono vogliono e non si accontentano mai! Le ville, le macchine, le moto, le feste, il cavallo, gli anellini, i braccialetti, le pellicce e tutti i cazzi che ve se fregano! ...Costano molto, e per procurarsele qualcuno bisogna depredare!

Cornuti e "mazziati", non solo le lobby ci estromettono dai destini delle nostre misere vite, dobbiamo dire grazie e pure sentirci in colpa (!?).




Lasciare un commento