venerdì 30 settembre 2011 - Fernando Bassoli

Fermento in casa Roma. Aria nuova e tante idee. E’ iniziata l’era DiBenedetto

Tante novità in casa Roma, dopo la corroborante prima vittoria stagionale conseguita a Parma, che ha ridato ossigeno e morale al progetto in senso lato

Poche ore dopo avere incassato la nomina a Presidente della Roma, Thomas DiBenedetto si è raccontato alla rivista ufficiale del club, confermando di possedere una naturale capacità di comunicare che tradisce le origini italiane.

Dai primi passi nella città eterna (“La prima volta a Roma? Dopo la laurea, nel 1974… Ho ricordi bellissimi"), fino alla decisione di comprare la Roma: “Quando i miei partner del Fenway Sports Group hanno acquistato il Liverpool, ho deciso che volevo fare qualcosa per conto mio”.

Dove vuole arrivare DiBenedetto è molto chiaro: “L’obiettivo è creare una situazione di stabilità ai massimi livelli”. Vale a dire lottare per i primi posti, cosa già possibile se i meccanismi di gioco attuali, dopo un avvio difficile, dovessero migliorare, magari con il pieno recupero di alcuni infortunati di lungo corso come Juan e l’attesissimo argentino Erik Lamela, ancora ai box per problemi alla caviglia. Ma c’è di più. Nell’aria si respira quella “rivoluzione culturale” di cui parlava Sabatini nelle prime conferenze stampa...

La nuova società AS Roma, pare di capire, vuole operare a 360 gradi, punta ad esempio all’allestimento di un moderno Roma Store nell'area dello stadio Olimpico e di nuovi punti ristoro con uno spazio dedicato ai bambini. Già, perché per realizzare un nuovo stadio - una priorità - ci vogliono almeno tre anni.
Nel frattempo, particolare attenzione sarà data ai diversamente abili e, più in generale, alle famiglie, con servizi da offrire nella zona tra lo stadio dei Marmi e quella dei Distinti nord.

Ci volevano gli americani per fare questo?

Vedete come siamo rimasti indietro?

Noi italiani, pur essendo profondamente innamorati del pallone, nel tempo abbiamo conservato una visione primitiva e grossolana dell'evento sportivo. Che deve invece essere raffinato fino a diventare un'imperdibile occasione di aggregazione socio-culturale e di sviluppo economico di singoli quartieri.

Non abbiamo saputo evolvere, questa è la realtà. Siamo rimasti stravaccati sul divano di casa davanti a Processi e trasmissioni verie senza sostanza.

Non abbiamo saputo cogliere le enormi possibilità che le manifestazioni sportive (ma non solo) possono dare. Anzi, negli ultimi anni abbiamo reso la vita difficile agli appassionati con l’introduzione di uno strumento come la tessera del tifoso, che molti contestano in quanto considerata limitativa della libertà dei cittadini. Non si può impedire a un rapinatore di banche, una volta scontata la sua pena, di entrare ancora in una banca, magari per aprire un conto. Questo, però, avviene oggi nel calcio: se un tifoso lancia un fumogeno o scavalca una recinzione – sbagliando, sia chiaro – rischia di non poter più andare in trasferta.

Siamo sicuri di vivere ancora nella Patria del diritto?




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