martedì 19 gennaio 2021 - Alberto SIGONA

Fausto Coppi: gli dei dello sport

FAUSTO COPPI (ITALIA, 1919-1960) CICLISMO

 

Sinora ci si accapiglia al fine di decretare nell’alveolo del nostro immaginario chi sia stato il più grande ciclista italiano (e forse di sempre): Gino Bartali o Fausto Coppi? Coppi era un corridore degli anni ’40 e '50, estremamente duttile, in grado di eccellere come nessuno in ogni specialità, sia a cronometro (in cui raccolse 17 successi) sia in montagna, esprimendosi ad alti livelli persino in pianura, travestendosi all’occorrenza da finisseur. Emblema, assieme allo stesso Bartali, del riscatto dell'Italia dopo le macerie fisiche e morali della Seconda Guerra Mondiale, Coppi riusciva a vincere alla grande le gare di un giorno come la Sanremo (in condominio con Costante Girardengo è l'italiano con più successi nelle classiche monumento: 9) e le grandi corse a tappe, dal Giro d’Italia al Tour de France (il primo a fare l’accoppiata Giro-Tour, nel 1949; nel '52 avrebbe concesso il bis, sinora unico italiano a riuscirvi). Purtroppo la sua luminescente carriera è stata costellata d’infortuni e varie vicissitudini che ne hanno reso la vita di ciclista davvero impervia. Per non parlare della Guerra 1939-1945 (mandato in Africa con la fanteria, egli fu fatto prigioniero dagli inglesi) che gli precluse non poca gloria. Ciononostante Coppi ha ottenuto in carriera una serie sterminata di vittorie (133, di cui 18 nel ‘49), realizzando diverse imprese epiche (impossibili da ricordarle tutte per...problemi di spazio) che sono rimaste impresse nella leggenda dello sport.

 

In primis rimembriamo comunque 5 Giri d’Italia (il primo a soli 20 anni, stabilendo un record di precocità ancora imbattuto; alla corsa rosa vanta 22 tappe e 31 mr), 2 Tour de France (su 3 partecipazioni; 9 tappe e 19 mg), 1 Mondiale in linea (nel 1953, con 6’ di margine dopo 30 km di fuga solitaria), 1 Parigi-Roubaix, 3 Sanremo (nel ’46 s’impose con un quarto d’ora sul secondo classificato), 5 Lombardia (tuttora un record inavvicinabile), 1 Freccia Vallone e 4 Titoli Italiani. Celeberrime furono le imprese che gli consentirono di vincere il Tour del ’49: il campionissimo nella tappa che arrivava a Briançon andò in fuga assieme a Bartali e staccò tutti di oltre 5’, ed il giorno dopo ad Aoste staccò proprio Bartali di circa 5 minuti ed il terzo, Robic, di oltre 10’, completando la super rimonta per la conquista della maglia gialla, dimostrando a tutti che per lui nulla era impossibile, proprio come il Bartali dei tempi migliori; Coppi avrebbe completato il suo exploit imponendosi alla grande anche nella cronometro di Colmar-Nancy (137 km), vincendo con 7’02’’ sul secondo classificato Bartali, che a fine Tour avrebbe accusato un gap di 10’55’’ da Fausto. Nel ’52 realizzò un’altra impresa pazzesca, imponendosi al Sestriere (dopo aver scalato in solitaria il Col de la Croix de Fer, il Galibier e il Montgenevre ) con 7’09’’ sul secondo classificato, vincendo a Parigi con 28’17’’ sulla concorrenza, per quello che rimane tutt’oggi il divario più largo del Dopoguerra. Ma un’altra azione prodigiosa merita di essere menzionata, ed è quella del Giro d’Italia 1949: fino alla 16^ tappa Adolfo Leoni è in rosa per 58’’ e Coppi, nonostante l’impresa di Bolzano, in cui aveva vinto rifilando quasi 7’ allo stesso Leoni ed ad un indomito Bartali, continua ad inseguire; poi alla 17^ frazione, la Cuneo-Pinerolo, di 254 km, Coppi straripa, imponendosi con 11’52” su Bartali (frenato da più forature) e 19’14’’ su Alfredo Martini, per quella che rimane la tappa simbolo della storia del ciclismo mondiale.

 

Dal fisico apparentemente poco atletico, era dotato di una notevole agilità muscolare e di un sistema cardiorespiratorio fuori dal comune (capacità polmonare di 6,5 litri e 44 pulsazioni cardiache/minuto a riposo), qualità che n’esaltavano la resistenza sotto sforzo. Leggendaria la sua rivalità proprio con Gino Bartali, che divise l'Italia nell'immediato Dopoguerra (anche per le presunte diverse posizioni politiche dei due). Coppi morì nel ’60 a soli 40 anni di malaria (stranamente non diagnosticata dai medici) contratta nell’Alto Volta durante una gara. La sua dipartita lasciò un paese sotto shock. Coppi negli ultimi anni era stato al centro anche delle cronache scandalistiche del tempo, per la relazione extraconiugale avuta con Giulia Occhini, moglie del dottor Locatelli. Tra Fausto e Giulia Occhini iniziò una storia d'amore, resa pubblica nel giugno del '53. Essendo entrambi già sposati, la relazione suscitò all'epoca grande scandalo e fu fortemente biasimata da una parte dell'opinione pubblica; persino il Papa Pio XII giunse a condannarla apertamente. La vicenda culminò in un processo e Coppi sarà condannato a 2 mesi di carcere pena sospesa.

 

Tornando alla domanda iniziale, ovvero su chi sia stato il più grande fra Coppi e Bartali, beh, i due in salita erano ugualmente mostruosi, anche se nelle “sfide a due” spesso trionfò Coppi (come ad esempio al Tour del ’49). Tuttavia Fausto aveva dalla sua l’età, perciò possiamo dire che i due non abbiano mai lottato ad armi pari (per intenderci, Coppi nel ’49 aveva 30 anni, mentre Bartali ne aveva 35), e questo, al di là della retorica del tempo (i cui riflessi si avvertono tuttora), ci suggerisce come in verità la storia, purtroppo, non abbia mai potuto assistere ad un confronto equo fra i due eroi del pedale. Inoltre una cosa è certa: Bartali ha dovuto sacrificare alla guerra ed alla malasorte i migliori anni della gioventù, quando avrebbe potuto persino realizzare imprese più grandiose del suo erede Coppi. Fausto rispetto a Gino era però attivo anche su pista, fregiandosi fra l'altro di 2 Titoli Mondiali.

Foto:Wikimedia

 




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