venerdì 3 settembre 2021 - angelo umana

Falling - Storia di un padre

Un padre preda di demenza senile portato dal figlio che se ne prende cura per un tempo nella sua casa. 

Questo papà è soprattutto preda delle convinzioni e modi di fare che ha sempre esercitato in famiglia, perciò rimase solo, lasciato dalla moglie e i due figli, John e Sarah. Già le prime parole al figlioletto quando nacque furono inquietanti, all'incirca gli disse “benvenuto al mondo, per poi morire”, che ricordano vagamente quelle di Leopardi in “Canto di un pastore errante dell'Asia”: “nasce l'uomo a fatica … e in sul principio stesso la madre e il genitore il prende a consolar dell'esser nato”. Ma questo Willis non esprime la stessa premura del poeta: sembra piuttosto intendere la vita come non tolleranza di costumi e canoni a cui non è abituato, l'uomo col fucile a caccia e la donna casalinga che si occupi di pannolini e cacche dei bambini. Ha vissuto nel ventre profondo dell'America, lui rigido a suo comodo, scorbutico e donnaiolo, la convinzione che McCain fosse un eroe e Obama semplicemente un nero. Arrabbiato col mondo ormai e con cose che non può concepire. Vagamente ricorda il personaggio di Clint Eastwood nella prima parte di Gran Torino.

Ogni momento del film si richiama ai ricordi e immagini che affiorano frequentemente e a sprazzi nella memoria del figlio stesso e di questo vecchio, segno che nella demenza ci si porta inevitabilmente il fardello di come si è vissuto. La breve permanenza nella casa del figlio lo mette di fronte a nuovi inauditi assetti familiari e modi di vivere, come del figlio che vive con un altro uomo ed una bambina adottata, due genitori “checche” insomma, che non possono “servire degnamente il loro paese”. Pur sopportandolo e contenendosi questo figlio avverte, come lo spettatore, che questo rapporto sia ancora dirompente, che possa deflagrare da un momento all'altro, e la cosa avviene, ben recitata anch'essa, degna di un grande film.

Particolari poi sono le scene di chiusura. In una si rivede il padre tornato nella sua casa o ranch, che giace sulla neve mentre la vita l'abbandona e un cavallo l'annusa, e fatalmente – può accadere in età anziana – gli riappare una delle sue amanti in un amplesso immaginario. Nell'altra il figlio John che ha ripreso il suo lavoro di comandante d'aereo, concentrato e sereno, presente a sé stesso, pare elevarsi definitivamente da quel passato pesante. Grandi interpretazioni di Lance Henriksen/Willis, di Sverrir Gudnason (il Willis più giovane) e del magnifico John/Viggo Mortensen, che ne è anche il regista. Un Falling maestoso.

 




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