giovedì 13 giugno 2013 - UAAR - A ragion veduta

Ex voto: i vescovi abbandonati dagli elettori

Dal pun­to di vi­sta elet­to­ra­le, que­sta pri­ma metà di 2013 sarà ri­cor­da­ta dai ve­sco­vi ita­lia­ni come un’an­na­ta de­ci­sa­men­te ne­ga­ti­va.

Pri­ma han­no de­ci­so di so­ste­ne­re Ma­rio Mon­ti e la sua li­sta alle le­gi­sla­ti­ve, con pure l’en­dor­se­ment dellOs­ser­va­to­re Ro­ma­no. Il ri­sul­ta­to è sta­to mol­to in­fe­rio­re alle aspet­ta­ti­ve e la fi­da­tis­si­ma Udc, al­lea­ta del­l’al­lo­ra pre­mier, si è ri­dot­ta al mi­ni­mo sto­ri­co: per con­tro, il par­la­men­to elet­to, al­me­no sul­la car­ta, ri­sul­ta meno cle­ri­ca­le dei pre­ce­den­ti.

Poi c’è sta­to il re­fe­ren­dum sul­la scuo­la di Bo­lo­gna: in­sie­me a Pd e Pdl han­no in­vi­ta­to ad an­da­re a vo­ta­re per il man­te­ni­men­to dei fon­di agli isti­tu­ti pri­va­ti, qua­si tut­ti cat­to­li­ci, ma no­no­stan­te la spro­por­zio­ne del­le for­ze in cam­po i cit­ta­di­ni bo­lo­gne­si han­no scel­to di pre­fe­ri­re il fi­nan­zia­men­to alla scuo­la di tut­ti, quel­la pub­bli­ca.

In­fi­ne alle ele­zio­ni co­mu­na­li di Roma han­no pun­ta­to sul nero: ma l’ex ca­me­ra­ta Gian­ni Ale­man­no ha su­bi­to una di­sfat­ta epo­ca­le.

Sem­bra qua­si che gli elet­to­ri co­min­ci­no fi­nal­men­te ad ascol­ta­re le in­di­ca­zio­ni elet­to­ra­li di ve­sco­vi e car­di­na­li: per fare poi esat­ta­men­te il con­tra­rio. E dire che nel frat­tem­po è sta­to elet­to un nuo­vo pon­te­fi­ce, e il cli­ma di pa­po­la­tria nel mon­do del­l’in­for­ma­zio­ne non ac­cen­na af­fat­to a sce­ma­re.

Tut­ta­via, an­che que­sta cir­co­stan­za gio­ca for­se loro con­tro: piac­cia o no, sia vero o no, papa Ber­go­glio è per­ce­pi­to come il fau­to­re di una Chie­sa lon­ta­na da­gli in­te­res­si mon­da­ni. E gli alti pa­pa­ve­ri del­la ge­rar­chia ec­cle­sia­sti­che che scen­do­no bal­dan­zo­sa­men­te in cam­po pos­so­no es­se­re vi­sti ad­di­rit­tu­ra come ere­ti­ci.

Bene, mol­to bene. Per noi lai­ci, ri­ma­ne solo un pic­co­lis­si­mo pro­ble­ma: far ca­pi­re ai po­li­ti­ci ita­lia­ni che la so­cie­tà guar­da al­tro­ve, e che non è nel loro in­te­res­se ese­gui­re pe­dis­se­qua­men­te ogni ri­chie­sta epi­sco­pa­le. Non è fa­ci­le: è noto quan­to sia­no abi­tua­ti ad agi­re pa­vlo­via­na­men­te e quan­to poco sia­no ca­pa­ci di ascol­ta­re le ri­chie­ste del­la po­po­la­zio­ne. Co­no­scen­do­li, sa­reb­be for­se uti­le met­te­re in giro la voce che il so­ste­gno del­la Chie­sa por­ta sfi­ga. Ra­zio­nal­men­te par­lan­do, il ri­cor­so alla su­per­sti­zio­ne al­trui do­vreb­be pro­prio es­se­re la stra­te­gia più ef­fi­ca­ce.

 




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