lunedì 1 agosto 2011 - Paolo Maria Coniglio

Eutanasia di un mercato

Una crescita del PIL con una media che oscilla tra il 9.5 e il 10.5 % all’anno. Nel primo trimestre del 2011 è lievemente rallentata al 9.7%. Cina: l’impero che sta mettendo in difficoltà economica tutti i paesi industrializzati del mondo. Nel trimestre aprile/giugno 2010 supera il Giappone diventando la seconda potenza economica del globo, alle spalle degli States. Nell’ultimo decennio è evidente che i paesi emergenti che erano di secondo e terzo mondo ci stanno dando del filo da torcere. Tutto questo a che prezzo? 

Per molti italiani che hanno risentito della crisi, il mercato dei cinesi è stato un toccasana. Soprattutto nelle grandi metropoli dove l’accesso all’abbigliamento è diventato difficoltoso, è possibile trovare da vestire a poco prezzo. A parte questo genere di articoli si può trovare di tutto e di più. Certo è che il materiale utilizzato dai cinesi per fabbricare, costruire o assemblare qualcosa sembra spesso non essere a norma CEE. Moltissimi i giocattoli sequestrati perché realizzati con materiali tossici, occhiali che montano lenti dannose alla vista, cibi di dubbia provenienza, scarpe che lasciano nella pelle il colore, stoffe inibite di materiali irritanti. Per non parlare di quegli utensili che si trovano nei grandi magazzini come trapani, svita - avvita, seghetti alternativi, martelli pneumatici, levigatrici ed altro che hanno il prezzo di un usa e getta. Un motivo ci sarà!

Quindi gli italiani, io per primo, hanno dirottato i loro acquisti in altre direzioni a discapito del portafoglio ma certamente per una qualità migliore. Il Made in Italy, sarà certamente anche più caro ma è sinonimo di qualità e garanzia, sotto tutti gli aspetti. Ciò che allarma e infastidisce è che non basta comperare verificando che ci sia la scritta Made in Italy, perché i cinesi hanno da tempo aperto vere e proprie aziende nel nostro paese dove costruiscono loro stessi e appongono il marchio Made in Italy, perché di fatto viene fabbricato nel nostro paese. Complici di questa subcultura di mercato sono anche nostri connazionali compiacenti che comprano a pochi soldi per poi rivendere a prezzi lievitati di decine di volte. Anche la politica agevola il fiorire di questo commercio a causa della mancanza di sufficienti controlli. I cinesi stanno comperando tutto dappertutto pagando in contanti somme enormi. Se fossi l’Agenzia delle Entrate o la Guardia di Finanza io qualche domandina semplice me la farei.

Dalla parte del cittadino, si ha la netta sensazione che al Governo e di conseguenza agli organi competenti stia letteralmente sfuggendo di mano tutto. Il nostro patrimonio, costruito in decenni dai nostri mastri artigiani, dalla fatica, dal sacrificio e dal genio dei nostri imprenditori sta lentamente morendo a causa di una politica che non ci tutela. Ne produttore, ne consumatore. Lancio una proposta volutamente provocatoria. Mettiamo le etichette sui prodotti con scritto: “fabbricato da cinesi” e “fabbricato da italiani”. Almeno, finché non falsificheranno anche quelle avremo un parametro di scelta.




Lasciare un commento