martedì 14 maggio 2019 - Oggiscienza

Europee 2019: i programmi dei partiti su ricerca e scuola

Molti partiti invocano maggior investimenti ma senza spiegare come finanziarli. Le posizioni dei partiti italiani ammessi alle elezioni europee del 26 maggio.

di Marco Boscolo

Foto: Pixabay – Elaborazione grafica: Lisa Zillio

Rilanciare, sbloccare l’Italia: un adagio che si sente da diverso tempo, indifferentemente che si tratti di partiti al governo o all’opposizione. Quale settore più centrale della ricerca e dello sviluppo, con i relativi investimenti, per assicurare un futuro a medio e lungo termine dell’Europa e dell’Italia? Dopo l’analisi dei programmi elettorali per quanto riguarda l’ambiente e il clima, ci siamo dedicati a istruzione e scuola.

Movimento Cinque stelle

Tra i dieci punti programmatici per le europee 2019, il M5S tocca solo marginalmente le questioni riguardanti l’istruzione e la ricerca. Al punto 10 si parla generalmente di “investimenti per l’istruzione, la sanità, le infrastrutture e la sicurezza del territorio fuori dai vincoli di bilancio dell’Unione Europea”. In particolare l’istruzione è proprio il primo comparto nel quale i pentastellati vogliono togliere i vincoli di bilancio. Va detto, senza che si indichi quali tipi di investimenti si vogliano fare: l’università, l’ennesima riforma scolastica, adeguamenti strutturali degli edifici e delle dotazioni? L’unico indizio viene dalla recente polemica apertasi in seno all’alleanza di governo: alla proposta di reintrodurre il grembiule di Matteo Salvini, Luigi Di Maio risponde con la necessità di permettere, in prima battuta, alle famiglie di “comprare scarpe, pastelli, quaderni ai propri bimbi quando li mandano a scuola”.

Sul fronte della ricerca, l’unico riferimento è al punto 7, dove i Cinquestelle indicano la volontà di costruire condizioni favorevoli per il rientro dei cervelli in fuga. Ancora una volta attraverso investimenti generici su istruzione, ricerca e startup innovative. Questi fondi dovrebbero arrivare sotto forma di maggior investimenti dall’Europa. In che modo, non è specificato.

Cosa propone la Lega?

Detto della polemica sul grembiule, Matteo Salvini e la sua Lega non presentano un programma per le elezioni europee, ma si affidano via video a uno slogan, “Prima l’Italia. Il buonsenso in Europa”, con il quale vogliono traghettare in Europa la battaglia contro le quattro B: banchieri, barconi, burocrati e buonisti. All’interno di questo monologo, Salvini si dedica soprattutto a questioni di politica nazionale e solo nella coda tocca alcuni temi: rimettere al centro i cittadini, soprattutto i giovani della generazione Erasmus, investendo in ricerca per il futuro dell’Italia e cercando di riportare in Italia coloro che sono “scappati”. Una indicazione di intenti che, oltre a qualche contraddizione (generazione Erasmus e sovranismo non sono facilmente compatibili), non presenta soluzioni e manovre concrete.

Allargando la ricerca alle dichiarazioni riportate dalla pagina Facebook Lega – Salvini Premier ci viene ricordato un altro punto recentemente introdotto nel dibattito sulla scuola: la reintroduzione dell’educazione civica in tutti gli ordini scolastici che è già stata approvata alla Camera.

Il Partito Democratico

Nella quindicina di pagine del programma/manifesto del Partito Democratico, il primo punto generale (su quattro) è dedicato proprio ai temi della ricerca e della scuola: “Una nuova Europa con al centro le persone. Per lo sviluppo e l’innovazione, per il lavoro e la coesione sociale, per l’ambiente”. Le misure proposte per realizzare questi principi sono un fondo di 6 miliardi di euro del bilancio europeo dedicato alla garanzia di accesso gratuito (“Garanzia giovani”) a diversi servizi, tra cui l’istruzione. Entro il 2021 il PD propone di introdurre una E-Card europea per lo studente, che dia accesso a servizi e facilitazioni in tutti i paesi membri.

Sul fronte della ricerca, la proposta è la triplicazione dei fondi per l’Erasmus+ (arrivando a quota 45 miliardi), il riconoscimento reciproco automatico dei titoli di studio e si fissano anche alcuni obiettivi in UE per il 2030: 50% di laureati, dispersione scolastica contenuta al 5%, 5% del PIL dedicato alla ricerca (contro l’attuale media di circa 2%). A margine della questione ricerca e scuola, il PD si propone anche di parificare gli stipendi di uomini e donne in tutti i settori d’impiego. Anche per le proposte del PD non è chiaro dove si vadano a trovare i soldi necessari per finanziare alcune di queste proposte, come per esempio nel caso dei fondi Erasmus.

Forza Italia e i Popolari per l’Italia

Il programma di Forza Italia è suddiviso in 12 punti. Al punto 4, “dalla parte dei giovani e delle imprese”, si trova l’unico riferimento alla ricerca, con una indicazione generica della necessità di più investimenti tecnologie, ricerca e innovazione. Non viene però specificato in che modo si voglia provare a raggiungere questo obiettivo, né in che entità. Zero, invece, i riferimenti alla scuola: la parola non compare nemmeno una volta nel programma.

Nessun riferimento a scuola e ricerca nemmeno nel Manifesto Popolari per l’Italia, partito che come Forza Italia fa parte del Partito Popolare Europeo, uno dei principali schieramenti continentali.

Non presentano un programma, invece, la lista Südtiroler Volkspartei e il Popolo della Famiglia, altri due membri del PPE: si deduce che votare per questi partiti significhi sostenere il programma/manifesto del partito madre. Per quanto riguarda il partito di Adinolfi, si può dedurre qualche posizione sulla scuola a partire dal programma presentato alle politiche del 2018, in cui si chiedeva esplicitamente l’abrogazione della buona scuola e una lotta senza quartiere alla “ideologia del gender” in ogni ordine e grado scolastico.

Il programma di +Europa

Il punto 2 (“Un’Italia più europea”) del programma di +Europa dedica ampio spazio a impresa e università. Si parla di un maggiore peso del merito, si prospetta una maggiore integrazione economica tra università e impresa, attraverso un maggiore investimento in ricerca e brevetti che siano in grado di attrarre anche investimenti di privati. Al punto 3 (“Europa +vicina”) si prospetta la creazione di un “hub della conoscenza” per il Mezzogiorno nelle “università del Sud ad alto potenziale, attraendo e trattenendo giovani talenti stranieri con borse di studio, programmi in lingua straniera, partnership con le migliori università del Mediterraneo e dei Balcani”. Sul fronte della formazione, al punto 6 (“Un’Europa per il lavoro”), +Europa prospetta il miglioramento del sistema continentale di lifelong learning e una rieducazione del sistema educativo che sia più rispondente alle esigenze della contemporaneità. In questo caso, non è specificato nel dettaglio come questa riforma si possa concretizzare.

Infine, il punto 7 (“La ricerca del futuro”) è completamente dedicato alla ricerca: oltre a una indicazione di investimento tecnologico (Internet of Things, 5G, fibra ottica) necessario per adeguare le strutture alle esigenze del digitale e dei big data, +Europa propone l’introduzione di un “diritto alla scienza”, attraverso investimenti (fino a raggiungere il 3% del PIL di ogni stato membro), la costituzione di borse di studio con percorsi burocraticamente semplificati e l’aumento complessivo del bilancio del programma Horizon per gli anni 2021-2027. In ottica europea, si propone anche l’introduzione di una “mobilità formativa” per i docenti.

I 15 punti di Fratelli d’Italia

Il programma in quindici punti di Fratelli d’Italia prevede uno stop all’austerità che avrebbe come conseguenza, tra le altre cose, l’investimento nell’edilizia scolastica (punto 3). Curiosamente, negli investimenti per la crescita non è menzionata la ricerca. Sul fronte della scuola, un altro aspetto viene toccato al punto 15, dedicato alla difesa della cristianità a fronte del processo di islamizzazione a cui l’Italia sarebbe sottoposta: numero massimo di alunni stranieri nelle classi scolastiche. Il contrasto alla “ideologia del gender” fa capolino in coda al punto 8, dedicato alla famiglia e alla natalità, dove si parla inoltre di un generico “incremento risorse per il diritto alla studio” e di “più rispetto e tutela del corpo docente, lotta al precariato, maggiori risorse per la formazione e l’aggiornamento degli insegnanti”.

Europa Verde per i giovani

Per Europa Verde i “giovani stanno costruendo il futuro dell’Europa” e devono quindi essere messi “nelle migliori condizioni possibili perché possano farlo e abbiano il diritto all’emancipazione giovanile” (punto 9 delle priorità). Principi che si traducono in diritto di accesso all’istruzione superiore a prezzi accessibili e buone condizioni di formazione. Europa Verde si prefigge di spingere l’UE a investire maggiormente in istruzione, potenziando il programma Erasmus (“decuplicati”), favorendo progetti di volontariato internazionale e investire “pesantemente” in formazione permanente e riqualificazione del lavoratore. Mancano i dettagli di come recuperare gli euro necessari per questo investimento. Sul fronte della ricerca, in un generale piano di trasformazione green dell’economia europea, al punto 2 Europa Verde sostiene genericamente che “l’accento deve essere posto sulla ricerca e sull’eco-innovazione”.

Il programma de La Sinistra

“Alla Maastricht dei trattati economici vogliamo contrapporre idealmente e praticamente la Maastricht dei saperi e della cultura”. Si apre così il punto 10 del programma de La Sinistra che vorrebbe un’Europa oltre l’Erasmus, considerato un programma comunque per pochi. Si parla di elevazione dell’obbligo scolastico a 18 anni, garanzia di insegnamento laico e libero e un generale potenziamento della scuola pubblica. L’università dovrebbe essere gratuita, priva di numeri chiusi, e dotata di finanziamenti maggiori. La cultura, inoltre, dovrebbe trasformarsi in ambito strategico di investimento pubblico. Tutte misure per le quali però non indicata la fonte del finanziamento.

Partito Pirata

Ricerca e istruzione occupano – assieme alla cultura – il punto 3 del programma del Partito Pirata, che pone al centro della democrazia una “popolazione istruita e criticamente pensante”. Anche il Partito Pirata, quindi, auspica un investimento nella scuola, con fondi per la mobilità degli insegnanti (con semestri all’estero), la digitalizzazione dei fondi bibliotecari per un libero accesso e lo sviluppo della qualità dei servizi educativi. Sul fronte della ricerca, si punta sulla pubblicazione su riviste open access per i risultati sostenuti dai contributi pubblici e un generico contrasto ai criteri “bibliometrici”, giudicati come eccessivamente enfatizzati dall’attuale impostazione dell’accademia. La questione dell’accesso all’informazione e ai risultati della ricerca è ben presente anche con un richiamo alla regolamentazione dei brevetti, giudicati almeno in parte ostacoli al progresso e strumenti che favoriscono monopoli intellettuali.

Partito Animalista

Gli animali impiegati nella ricerca sono ovviamente al centro di uno dei punti del programma del Partito Animalista, che vuole “porre fine alla sperimentazione animale con obiettivi immediati di riduzione e sostituzione, combinati con incentivi ai metodi sostitutivi di sperimentazione”.

ALPE

Per quanto riguarda le Autonomie per l’Europa (ALPE) non hanno presentato un programma dettagliato, ma il principale candidato Marco Gheller ha indicato i sei punti programmatici su cui la formazione politica si impegna a lavorare. Non c’è però traccia di scuola, formazione e ricerca.

Popolo delle Partite IVA

Il Popolo della Partite IVA si concentra soprattutto su questioni economiche, ma sul fronte della ricerca auspica, all’interno del quinto punto del programma, il “rilancio della ricerca attraverso agevolazioni e una collaborazione stretta tra imprese e università”. Per quanto riguarda la scuola, il Popolo delle Partite IVA propone il “taglio totale dei finanziamenti alla scuola ed alla sanità privata” (punto 21).

Partito Comunista

Sull’organo ufficiale del Partito ComunistaLa Riscossa, si trova la sintesi degli obiettivi delle forze comuniste europee. Non ci sono indicazioni precise, ma principi a cui le forze nazionali si dovrebbero ispirare: non presenta riferimenti specifici alla scuola e alla ricerca. Se non un generico appello affinché l’istruzione sia gratuita e pubblica.

CasaPound

Per CasaPound, all’interno del programma, l’unico riferimento alla scuola è un principio generale secondo il quale lo Stato dovrebbe consentire un accesso preferenziale ai cittadini italiani. Scuola e ricerca, comunque, sono indicati come “settori strategici” e lo Stato deve “gestirle con efficienza”. Certo che uno dei punti programmatici, l’uscita dall’Europa, avrebbe sicuramente degli impatti sul sistema internazionale della ricerca. Inoltre, lo Stato dovrebbe impedire che le case farmaceutiche possano privilegiare i propri interessi e “gli investitori osteggino le cure di tante malattie”. Istruzione, ricerca e sviluppo pubblico saranno finanziati con “assicurazione RC Auto statale e popolare che sottragga ingenti somme di denaro a compagnie assicurative private”.

Forza Nuova

Anche Forza Nuova non ha presentato un programma per queste europee e nei principi espressi nel manifesto per il 4 marzo 2018 (presente sul sito ufficiale) il riferimento più interessante per la ricerca è l’uscita dell’UE. Per la scuola, invece, si propone di privilegiare i bambini italiani per l’accesso alla scuola.




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