sabato 4 agosto 2012 - paolo

Euro: chi sta bene, chi sta male e chi sta contro

La disomogenea consistenza delle varie economie rende critica la convivenza nella zona Euro ma i fondatori ci hanno pure messo delle zeppe che stanno producendo effetti distorti evidenti.

Eurolandia è quella che comunemente viene individuata come l'insieme di stati membri dell'Unione europea che hanno adottato l'euro come valuta ufficiale. Nel 2012 la zona euro è composta da diciassette stati. L'euro è entrato in vigore per la prima volta il 1° gennaio 1999 negli undici stati allora aderenti (tra cui l'Italia come paese fondatore) e ha dispiegato la sua piena azione effettiva, in termini di circolazione monetaria, a partire dal 1° gennaio 2002.

Questo è quanto si evince da Wikipedia. Sempre da questa preziosa fonte si possono analizzare i PIL (prodotto interno lordo annuo di ciascuno stato) sia in termini nominali che in valore reale (ossia quello che tiene conto anche delle variazioni dei prezzi di mercato). Altri dieci paesi aderenti all'Unione europea continuano ad utilizzare moneta propria e in particolare due paesi, ovverossia Danimarca e Regno Unito, hanno pure ottenuto una deroga ai protocolli del trattato di Maastricht e al patto fiscale.

Subito appare chiaro, anche ad un non economista come il sottoscritto, che con queste premesse, prima o poi, ci si doveva incartare. Non si capisce, per esempio, perché l'Inghilterra, con una piazza finanziaria di primaria importanza, pur rimanendo nell'ambito dei benefici del mercato, si sia tenuta fuori dagli obblighi legati al debito sovrano, potendo, pertanto, emettere moneta con la sua banca centrale, secondo necessità. Esattamente come la FED americana e come il resto del mondo, la BanK of England può comprarsi il proprio debito sovrano (quello come il nostro che ci martirizza con lo spread) semplicemente stampando moneta. Sto indubbiamente semplificando ed è anche probabile che qualche meno sprovveduto del sottoscritto in materia economico-finanziaria mi dia una tirata d'orecchie, ma il punto che mi interessa evidenziare è che mentre per esempio l'Italia è imbalsamata dalla BCE di Draghi e del suo predecessore J.C. Tichet, Bce che qualcuno dice sotto dettatura della Bundesbank (banca centrale tedesca), l'Inghilterra può giocare a campo libero e, ciò nonostante, far nominare un ministro per gli affari esteri, Catherine Ashton, come Alto rappresentante della politica estera e di sicurezza comune dell'Unione Europea. 

Fuori dalla BCE e fuori da Maastricht ma al timone della UE. Bella e geniale trovata delle menti pensanti che hanno congegnato l'euro. Credo che un minimo di coerenza avrebbe dovuto mettere i sudditi di sua maestà di fronte ad una scelta secca: o dentro o fuori. Per la Danimarca il problema non sussiste perché in un referendum il 55% dei cittadini si sono espressi contro l'entrata nell'Euro e in una recente dichiarazione Helle Thorming Schmidt, premier danese, ha detto che il problema non è all'ordine del giorno. Ciò nonostante la signora premier è stata, per il 1° semestre 2012, presidente di turno del Parlamento Europeo a Strasburgo. E' una sostenitrice dell'adesione al patto fiscale dell'Eurozona ma siamo ancora in una fase negoziale, insomma, sono ancora fuori e, probabilmente, ci rimarranno. Ma tutta l'area euro è sottoposta ad una specie di tira e molla dei consensi popolari, per cui se si mettesse oggi ai voti la permanenza nell'euro credo che le sorprese sarebbero tante.

E' questa geometria variabile di Eurolandia in materia economica e rappresentativa sul piano delle istituzioni che lascia spazi alla speculazione. Per esempio nessuno potrà mai convincermi che la piazza finanziaria londinese, che agisce di concerto con Wall Street, oltre ad avere agganci con Hong Kong, non metta il bastone tra le ruote all'euro. E' impensabile che gli USA rinuncino al dollaro come moneta di riferimento a livello mondiale per lasciarlo all'euro, oppure che la sterlina perda la sua potenziale influenza sui mercati finanziari di tutto il mondo. Pertanto aggrediscono l'euro di concerto anche se Obama dice il contrario; del resto la finanza e la speculazione non stanno dietro alla politica, semmai la condizionano, la piegano alle proprie esigenze su un mercato globale dove vince il più forte, il più spregiudicato e il più freddo calcolatore. L'economia reale non esiste più, ormai tutto si fa con i "bit", insomma è diventata una economia globale digitale.

Un'altra grave distorsione è prodotta dal problema legato al PIL. Nella lista dell'FMI (Fondo Monetario Internazionale) l'Italia è decima, pur con un PIL sommerso frutto di elusione ed evasione fiscale che ammonta a non meno del 20%, mentre, per esempio, la Finlandia è 54esima con un PIL pari ad un decimo di quello italiano ma, altra bella trovata dei geni fondatori, il suo voto in sede euro pesa esattamente alla stessa maniera. Difatti uno degli alleati più intransigenti della Merkel sul piano di salvataggio dei paesi sotto attacco speculativo è proprio la Finlandia. E sapete perché? Per i finlandesi i conti non vanno fatti sulla base del PIL complessivo, bensì sul PIL pro capite, ossia il PIL diviso per numero di abitanti. Allora succede che le posizioni si invertono perché la Finlandia è, sempre secondo fonte FMI, 14esima mentre l'Italia è 23esima e la Spagna 26esima, la Danimarca addirittura sesta, per non parlare della Norvegia seconda dietro soltanto ai petrodollari del Qatar. Al solo scopo di informazione la Germania è 19esima, subito dietro la Francia.

Quindi i nostri amici nordici, aderenti e non alla zona Euro, si sono psicologicamente convinti che nel Sud d'Europa si lavora pochino, per non dire di peggio, e che pertanto non è giusto che loro si accollino i costi di questa nostra ritrosia a sudare. Poi ovviamente, a complicare il quadro ci sono le notizie degli stipendi d'oro dei nostri politici, funzionari pubblici, boiardi di stato e via dicendo. Apprendere che il nuovo direttore della RAI guadagna la bellezza di 600.000 euro per gestire una azienda di pubblica disinformazione, oppure che in regione Sicilia gli stenografi portino a casa 6.000 euro al mese, sicuramente determina nelle menti fredde (non solo per il clima) degli eredi di Thor e di Odino qualcosa di simile al disgusto e al vomito.

Questo secondo me è il quadro che delinea la crisi dell'Euro e credo che Monti stia tentando di metterci una pezza dopo il periodo di "Burlesque" e dell' "entusiastico" Prodi che questo paese si è permesso il lusso di vivere. Dalle ultime notizie sembra che Merkel, incalzata da Draghi e soprattutto da Obama, sia un po' più disponibile al compromesso, ma la Germania che, assieme ai suoi satelliti nordici, ha ampiamente goduto dei benefici dell'introduzione dell'euro, in virtù di un cambio stravantaggioso, difficilmente modificherà la sua linea di condotta che tratta il resto d'Europa come il proprio orticello di casa. Se non siamo tornati alla famosa frase di Metternich che dipinse l'Italia "come pura espressione geografica", poco ci manca.

L'Italia deve tornare ad essere, secondo la concezione nord europea, un paese preindustriale, dove si trascorrono bene le vacanze al suono dei mandolini, davanti a buoni piatti con del buon vino e baciati da un sole splendente, il belpaese appunto ma non nell'accezione dispregiativa che conosciamo. Diventeremo tutti ristoratori e camerieri e non è detto che non sia un bene, se non altro ci salveremo il fegato dai dispiaceri dello "spread" e dalla spocchia dei tedeschi.




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