lunedì 28 ottobre 2019 - Anna Maria Iozzi

Eugenio Bennato: la voce del Sud

È in tournée con il suo ultimo tour, in cui sta riscuotendo un grande successo da parte del pubblico che, da sempre, lo segue con passione. Eugenio Bennato, in questa intervista, realizzata poche ore prima del suo concerto a Cervinara, in provincia di Avellino, ripercorre gli esordi avvenuti ai tempi della Nuova Compagnia Popolare, fondata insieme a Carlo D’Angiò, l’importanza della cultura musicale popolare, diffusa e apprezzata dalla nuova generazione, e un grande Festival che lo vedrà protagonista, in primavera, insieme a tanti rappresentanti della musica napoletana.

Attualmente, è impegnato con il suo ultimo tour, che la vede in giro per l’Italia. Dopo tanti anni di carriera, che effetto le fa portare in scena la cultura musicale folkoristica?

“Devo constatare che, negli anni, i vari progetti che erano abbastanza controcorrente, per non dire rivoluzionari, sono stati accolti. Oggi, la musica popolare del Sud ha risvegliato l’interesse di centinaia e migliaia di giovani, e, soprattutto, in Calabria. La chitarra battente, i balli tipici calabresi, la poesia che viene dalla cultura popolare si è risvegliata. E questo posso constatarlo ogni sera, in ogni viaggio e in ogni concerto.”

 

Lei rappresenta la generazione della scuola dei cantautori napoletana. Cosa significa, per lei, aver contribuito all’evoluzione della canzone napoletana?

“Napoli è una città molto stimolante. Abbiamo cominciato insieme, io, Edoardo, Pino Daniele, e tanti altri, come James Senese. In qualche modo, Napoli mi ha dato questa possibilità di vivere la musica popolare in maniera creativa, moderna, non come semplice ripetizione di canti del passato. Io ho iniziato così. Poi, siamo passati subito a diventare autori, anzi, cantautori, a parlare del presente. Io, già tanti anni fa, scrissi “Brigante se more”, insieme a Carlo D’Angiò. Accendevo dei riflettori sulla storia del Sud. Altre intuizioni sono state quelle di apertura al Mediterraneo, affrontare i temi musicali, positivi. Tutto questo deriva dalla mia scuola napoletana.”

 

Nel suo percorso artistico, figurano importanti esperienze, come la “Nuova Compagnia di Canto Popolare” , “Musicanova”, fondate assieme a Carlo D’Angiò, e il Festival di Sanremo. Che ricordi ha di quelle esperienze?

“È un ricordo positivo, perché a vent’anni, fondai la “Nuova Compagnia di Canto Popolare”. Era un qualcosa di inatteso, inaspettato, che dei ragazzi si interessassero di tamburi e chitarre battenti. Il ricordo di Sanremo è stata la sorpresa del mio pubblico e il successo che ha avuto quella mia apparizione fugace, quando presentai “Grande Sud”. Ormai, quel brano è diventato un inno del Sud.”

 

Nel 1989 e nel 1999, ha vinto due nastri d’argento come autore di due colonne sonore. Come sono state quelle avventure?

“Scrivere colonne sonore e vincere premi è, sicuramente, una grande esperienza, perché, nelle colonne sonore, bisogna adeguarsi alla storia. Esserci riuscito è una grande soddisfazione.”

 

Dal 1998, è in attività il movimento “Taranta Power”. Come risponde il pubblico di oggi ad un genere così particolarmente diffuso nel nostro paese, in un’epoca di evoluzione musicale?

“Risponde in maniera estremamente positiva. E questo è legato, forse, all’istintiva volontà delle nuove generazioni di difendere e rivendicare la propria identità. Nel mondo globalizzato, l’importante è che, in Calabria, ci siano autori che cantino in calabrese, così in tutte le regioni del Sud.”

 

Quali sono i suoi impegni attuali e i suoi progetti futuri?

“L’impegno attuale è fare un concerto in provincia di Avellino. Ringraziando il tempo favorevole, ci saranno migliaia di persone. Quindi, un grande abbraccio di folla. Il progetto a cui sto lavorando è quello di un grande festival che si terrà a Napoli, nella prossima primavera. Raccoglie le voci del Sud, i ritmi, gli strumenti di tanti rappresentanti del Mediterraneo. Ci sarà una grande festa mediterranea che darà vita a un grande festival a Napoli.”




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