mercoledì 10 ottobre 2012 - angelo umana

Essential Killing: Skolimowski mostra l’essenza dell’uccidere nella natura umana

 

Film molto interessante di Jerzy Skolimowski. Accompagna la solitudine, la fame e i pericoli corsi dal talebano Mohammed (l’ottimo Vincent Gallo), fatto prigioniero dall’esercito americano, poi scappato e disperso in Polonia durante un trasferimento da una prigione all’altra.

Nonostante la solitudine e il silenzio non è mai noioso, la tensione fa seguire quest’uomo, ferito, lungo un cammino disperato in cerca di un rifugio caldo, sfamandosi – si fa per dire – con formiche e corteccia d’albero. Sentiamo poco la sua voce ma dopo 83’ minuti lo conosciamo, il suo viso diventa familiare e perfino dolce, è come avessimo percorso quella marcia faticosa al suo fianco. L’”essential killing” è la ricerca di un’essenziale sopravvivenza, per questo uccide con un’arma presa da un militare, sua vittima, e con la sua tuta può difendersi dal freddo. Le sue “esecuzioni” paiono giustificate dal desiderio di sopravvivere. E’ di grande impatto la scena in cui uccide due civili mentre dal loro suv emana un rock potente, sconvolgenti sia la musica che il doppio omicidio, compiuto senza pietà, senza nemmeno vedere in faccia le vittime.

Nei suoi sonni-incubi all’addiaccio rivede le immagini dei suoi luoghi e sente le parole del muezzin: Allah tiene tutti e tutti segue, più altre parole che suonano da incitamento alla lotta, per la vita quanto meno. Per un istante in sogno appaiono una giovane donna col suo bambino, che potrebbero essere la sua famiglia. Le immagini dei suoi sogni sono piene di luce, tra il sogno e l’aldilà, ma più colorate dei paesaggi nevosi che attraversa (ottima fotografia).

 L’arrivo ad un villaggio gli riserva un po’ di calore rubato, prima succhiando il seno di una mamma che allattava il suo bambino, poi nella casa di Margaret (la bellezza altera di Emmanuelle Seigner, "essenziale" e convincente interpretazione) che lo cura e gli fornisce un cavallo. Tutto nel silenzio e nella tensione dell’imprevedibile. Magnifica l’immagine del cavallo bianco che resta solo, col dorso macchiato di sangue.




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