martedì 23 dicembre 2014 - Giovanni Greto

"Eroi sono quelli che costruiscono la pace"

Venezia. Tra le numerose commemorazioni musicali della prima guerra mondiale, è andato in scena al teatro La Fenice, in prima esecuzione assoluta, un nuovo lavoro del compositore veneziano Claudio Ambrosini ‘La Grande Guerra (vista con gli occhi di un bambino). Favola vera per coro maschile, soprano, voce narrante e strumenti’.

Lo scrittore e storico della musica Sandro Cappelletto, anch’egli veneziano, ha adattato il testo dal quaderno di scuola elementare di Giuseppe Boschet, i cui ricordi sul terribile conflitto sono stati pubblicati nel 2005. La pianista feltrina Sonia Garna, ex allieva di Ambrosini, gliene donò una copia nel 2007. Fin dalla prima lettura, racconta Ambrosini, “lo stupore e la commozione sono stati fortissimi e così il desiderio di farlo conoscere ad altri attraverso la musica. Da lì a poco hanno cominciato ad aggiungersi i riaffioramenti più diversi, a cominciare dal servizio militare che ho avuto la fortuna di prestare negli alpini e proprio nel feltrino descritto da Boschet “.

Protagonisti della favola, il coro ‘Coenobium Vocale’ di Piovene Rocchette (VI), diretto da Maria Dal Bianco, il pianista Matteo Liva, il trombettista Alberto Perenzin e il percussionista Giulio Somma, per nulla emozionato, almeno all’apparenza, non ostante la giovane età (12 anni), che sta frequentando al Conservatorio veneziano il corso preaccademico di strumenti a percussione sotto la guida di Annunziata Dellisanti.

Nel dialogo tra il coro, gli strumenti e la voce narrante di Sandro Cappelletto, si è inoltre inserita con personalità una voce di donna, la soprano Sonia Visentin, per rappresentare quella controparte femminile che di tutte le guerre altrettanto porta il peso come madre, sposa, vedova, sorella, fidanzata, figlia. Semplici, ma toccanti le narrazioni di Boschet, classe 1914, il quale sarebbe poi diventato sacerdote, accanto alle quali Cappelletto ha scelto di collocare alcuni versi della poetessa russa Anna Achmatova e brevi passaggi tratti da scritti e discorsi di Nelson Mandela, poiché entrambi, vissuti nel Novecento sotto diverse dittature, hanno conosciuto la guerra, la prigionia, ciò nonostante continuando a credere che possa esistere l’amore tra gli esseri umani.

Nella seconda parte della serata, il cui titolo recitava “ Eroi sono quelli che costruiscono la pace”, Ambrosini ha selezionato una serie di canti di guerra e di pace italiani, francesi, tedeschi, americani, slavi, alternati alla lettura, sempre a cura di Cappelletto, di alcuni brani tratti da ‘Il grande balipedio’ dello scrittore, poeta e giornalista veneziano Carlo della Corte (1930-2000), zio materno di Cappelletto, un romanzo pubblicato nel 1960 da Mondadori, ripubblicato ora da Endemonde. Un balipedio è un campo sperimentale per il tiro dei cannoni e per altre esercitazioni a fuoco.

Nel libro è la metafora di una resa all’insostenibile irrazionalità di un gioco infernale troppo grande. Protagonista nuovamente il coro Coenobium Vocale, tra cui si distinguevano anche per capacità strumentali il giovane pianista Francesco Grotto, che ha accompagnato la maggior parte dei canti, Enrico Imbalzano, chitarrista in ‘O Gorizia, tu sei maledetta’ e Fabio Dalla Vecchia ai timpani nel brano ‘A Stopwatch and an ordnance map’(“un cronometro e una carta militare”) di Samuel Barber (1910-1981), compositore e musicista americano dalla vena romantica.

Decisamente inappuntabile, il coro ha stupito per la bravura nel passare dai pianissimi ai fortissimi, senza il minimo accenno a sbavature. Tra i canti è piaciuta un’elaborazione di Bepi De Marzi di due brani conosciutissimi quali ‘Monte Grappa’ e ‘Il Piave mormorava’, ben collegati fra loro nonostante le melodie diverse. Applausi finali vivissimi, hanno dato vita ad un breve bis. Un plauso infine alla scelta di tenere il concerto nella sala grande del teatro, dimostratasi particolarmente adatta acusticamente per un repertorio corale.




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