giovedì 20 aprile 2017 - Carmelo Musumeci

Ergastolo e semilibertà | Diaro di un ergastolano

 

1/03/17

 Quando prendo il treno, mi siedo sempre nel posto vicino al finestrino.

A differenza degli altri passeggeri che guardano il loro telefonino, io mi metto ad osservare il panorama che sfreccia davanti a me.

E mi viene in mente con tristezza quando mi traferivano da un carcere all’altro con le manette ai polsi e vedevo la libertà solo dai fori della parete del blindato.

 

2/03/17

 Non c’è nulla da fare: alla sera, appena passo la porta dell’Assassino dei Sogni, sento l’inconfondibile puzza di ogni prigione in cui sono stato: l’odore di dolore.

Al mattino, quando arrivo nella struttura dove lavoro, mi faccio subito una doccia per levarmelo di dosso.

 

3/03/17

 I miei compagni che ho lasciato nel carcere di Padova continuano a scrivermi, e oggi ho ricevuto una lettera da Roberto.

Caro Carmelo,

ci sono di quei giri che la vita ti dà, che a volte ti tocca pensare: forse ho sbagliato tutto. E non ti sto parlando delle stronzate della buona società borghese, ma di quei principi che ci hanno fatto vivere sul lato pericoloso, difficile, duro e “da solo contro il mondo”. Non mi riconosco più né con i “delinquenti”, né con la “legalità” perché fanno schifo tutt’e due. Ci deve essere qualcosa di meglio; ma cosa non lo so.

Da quando te ne sei andato mi sembra di essere un marziano. Tu hai una dolcezza, una delicatezza, una sensibilità che tutte le bastonate che hai preso non sono riuscite a sopraffare. E allora uno pensa: “Forse c’è speranza”. Io scrivo poco, ma ogni tua lettera è una boccata d’ossigeno. Voglio continuare ad essere tuo amico. Me la sogno una serata fuori insieme con le nostre donne e i nostri amici, una di quelle cose per cui vale la pena vivere.

 

4/03/17

 Ho scritto una lettera aperta ai giudici della Corte Costituzionale che hanno ritenuto corretta la norma che consente all’amministrazione penitenziaria di vietare ai detenuti sottoposti al regime di tortura del 41 bis di ricevere libri e riviste dall’esterno. L’ho conclusa con queste parole: “Signori Giudici, permettetemi di affermare che nei libri non ci sono dei nemici. Anzi, essi aiutano a frugare meglio dentro se stessi. Solo gli sciocchi hanno paura dei libri. Per la prossima volta che dovrete prendere delle important decisionii, vi consiglio di leggere prima un buon libro come facevano i padri della nostra Carta Costituzionale, che il carcere lo conoscevano bene perché, sotto il regime fascista, vi hanno trascorso molti anni della loro vita”.

 

5/03/2017

 Da alcuni mesi sto dando una mano a uno studente universitario che sta preparando la sua tesi. Oggi ho ricevuto queste sue belle parole:

Oramai è da un po' di tempo che mi interesso al mondo del carcere. L’idea per scrivere questa tesi risale a quasi 3 anni fa, quando sentii da un professore che nell’antica Grecia esisteva “l’istituto giuridico della vendetta”. Dal momento che, per natura, ho la tendenza ad essere curioso e tendo sempre ad andare oltre quello che mi viene detto, ho cominciato a riflettere ed ho ipotizzato che anche nel nostro ordinamento giuridico ci fosse un residuo di quell’originario senso di giustizia. Devo, tuttavia, confessarti che in questi anni ho trovato libri molto belli, penso a Foucault, a Goffman, Padovani e altri ma, rispetto ai tuoi libri, sono mancanti. Sono libri senz’anima, benché molto belli.

Nei tuoi libri traspare qualcosa di più, sono più sinceri, più vivi. Quando ho letto i tuoi racconti chiudendo gli occhi ho visto il carcere, le pareti con la muffa, i blindati, ho visto la parete nella quale ognuno attacca fotografie e disegni, ho visto la luna penetrare dalla finestrella…ho provato paura perché mi sentivo soffocare…in quelle ore di lettura ho immaginato il carcere. Chiaramente immaginare è diverso dal vivere certe esperienze…ma i tuoi libri, a differenza degli altri, permettono di immaginare. Secondo me questo è il valore aggiunto delle tue opere. Spero che tu scriverai ancora molti libri perché sono incredibili. Un abbraccio. Daniel

 

6/03/2017

 Mi hanno concesso per la prossima settimana una licenza di quattro giorni per poter andare da mio figlio, così potrò trascorrere un po’ di tempo prezioso con i miei nipotini.

E vorrei fare quello che non ho mai potuto fare con i miei figli: accompagnarli e andare a prenderli a scuola.

 

7/03/2017

 Ho diffuso la mia risposta alla lettera che mi hanno scritto i ragazzi della terza media di Chiusi della Verna, e una mia amica, Jenny, mi ha scritto:

Bella la risposta che hai dato ai ragazzi della scuola di Chiusi. Mi avevi già inviato la loro lettera e ti ripeto che fa piacere che si interroghino e si proiettino al di qua delle sbarre. Dovremmo farlo tutti, ma fa paura a molti. Lo faceva anche a me, fino a poco tempo fa e lo sai bene. La riflessione, a volte, non parte nelle teste della gente, proprio perché non c'è neppure l'educazione al pensare. Ben venga ogni situazione in cui apriamo le giovani menti ad un pensiero critico e personale. Valutare situazioni ed eventi, come migliorarli, cosa può fare il singolo: tutti aspetti che la famiglia come l'insegnante devono porre davanti ai ragazzi. Loro hanno sete di vita e, mi chiedo, quanta acqua riescano a trovare e a ricevere dal mondo adulto. Fragili loro, perché fragili gli adulti di oggi. Sono uomini del domani, è importante far sì che usino la testa per non parlare o ragionare con frasi fatte e sentite che riempiono di ottusità il mondo, la stessa che alberga in chi vuole privare la conoscenza ai carcerati speciali. Ti aspettiamo a braccia aperte per illuminare adolescenti che giocano alla devianza o ci sono già dentro mani e piedi. Buonanotte!

 

8/03/2017

 Una delle opere più belle che ho letto quando ero sottoposto al regime di tortura del 41 bis nel carcere dell’isola dell’Asinara è stato il libro di Hannah Arendt dal titolo “La banalità del male”. Il saggio sostanzialmente era il diario dell’autrice del settimanale New Yorker sulle udienze del processo ad Adolf Eichmann. La giornalista scrisse che il gerarca nazista non provava il minimo rimorso di coscienza a fare del male perché, sotto il nazionalismo, il male era la legge e lui non avrebbe pensato un solo istante che si potesse infrangere la legge. Purtroppo, anche al giorno d’oggi, ci sono uomini integerrimi che hanno la fedina penale pulita, vanno a messa la domenica e rispettano la legge alla lettera. E uno di questi mi ha respinto la richiesta di avere una nuova patente di guida per svolgere al meglio la mia attività presso una casa famiglia dell’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII a favore di persone svantaggiate, dando sostegno scolastico e ricreativo a persone portatrici di handicap.

 

9/03/2017

 Ho sempre lottato e non mi sono mai arreso quando ero un uomo ombra e non smetterò certo di farlo adesso che sono un ergastolano semilibero e ho scritto al funzionario che ha respinto la mia richiesta di avere la patente:

Gentile Funzionario, mi permetto di scriverle, a cuore aperto. Son passati ben 25 anni dal provvedimento di sottoposizione alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale ed io non sono più l’uomo del reato, bensì una persona molto cambiata che sta cercando, con fatica e determinazione, d’inserirsi nuovamente nella società.

Mi creda, una nuova patente di guida mi è indispensabile per continuare a svolgere la mia attività lavorativa e per recarmi, senza esagerate difficoltà e senza pesare su altre persone, dal carcere di Perugia alla struttura della Comunità Papa Giovanni XXIII a Bevagna.

In questa lunga detenzione, l’istituzione carceraria mi ha dato la possibilità di prendere tre lauree e adesso che sono un uomo “nuovo” e potrei rimediare al male che ho fatto facendo del bene, trovo esagerate queste complicazioni burocratiche che sto affrontando. Le ritengo così sproporzionate che sto valutando di intraprendere uno sciopero della fame ad oltranza affinché il mio caso venga esaminato con equità. Capisco che la mia pratica è complicata, ma non sto chiedendo un porto d’armi, bensì solo una patente di guida per recarmi semplicemente a lavorare. Il limite potrebbe riguardare solo i confini dei miei spostamenti, in modo da poter essere controllato nei miei movimenti. Non avrei difficoltà a sottopormi a questa limitazione che vivo da un quarto di secolo e sto sperimentando anche nella semilibertà. Distinti saluti.

 

10/03/2017

 Domani vado in licenza per quattro giorni in casa di mio figlio e dei miei due nipotini.

Oggi, mentre preparavo il borsone, ho pensato agli anni bui di quando mi trasferivano da un carcere all’altro con le manette ai polsi e uno zaino sulle spalle. Invece domani viaggerò verso la felicità da uomo libero o, meglio, da uomo semilibero.

 

11/03/2017

 Sono arrivato a casa di mia figlia. Tutte le volte che la vedo il mio cuore scappa verso di lei e arriva ad abbracciarla sempre prima di me. Cerco sempre di essere più forte delle mie emozioni, ma davanti a mia figlia non ci riesco mai. Serro le palpebre. Stringo i denti. E le sorrido. Poi ci abbracciamo. Pranzo con lei. Dopo vado da mio figlio e dai miei nipotini e mi sento il papà e il nonno più felice della terra.

 

12/03/2017

 In alcuni casi i “cattivi” cambiano, ma i buoni non cambiano mai e questa notte, alle due del mattino, la polizia ha suonato il campanello per controllare se ero in casa.

Mio figlio è venuto in camera a svegliarmi ed insieme a lui si sono alzati anche i miei due nipotini.

Questa visita fuori luogo e fuori orario mi ha ferito perché ho capito che per molti rimarrò sempre l’uomo del reato.

Inoltre, mi è dispiaciuto soprattutto per mio figlio perché immagino che abbia rivissuto la notte in cui sono venuti ad arrestarmi ventisei anni fa.

 

13/03/2017

 Anche ieri notte sono venuti a controllarmi ma, per fortuna, i miei due nipotini non si sono svegliati.

Ed io mi sono consolato pensando che in questi giorni sto provando delle sensazioni meravigliose che mi sono mancate per ventisei anni. E forse è giusto che pago qualsiasi prezzo.

 

14/03/2017

 Per la prima volta sono andato a prendere a scuola i miei nipotini e l’ultimo giorno di licenza l’ho trascorso solo con loro. Così mi sono messo da parte nel mio cuore le più belle emozioni che ho provato, per i giorni tristi che verranno.

Purtroppo sono sicuro che verranno perché il mio fine pena, anche se di giorno uscirò dal carcere, rimarrà sempre il 9.999.

 

15/03/2017

 Ieri sera mi sono addormentato di nuovo in carcere, ma questa mattina sono di nuovo uscito e sono felice, anche perché ho dei nuovi bei ricordi nella mia testa e nel mio cuore.

 

16/03/2017

 Oggi ho ricevuto questi pensieri da un mio compagno ergastolano, da ventisette anni in carcere:

(…) Comunque sia non posso starmene senza fare nulla, non mi aspetto e non aspetto miracoli da parte di santi in paradiso o in terra che siano. Il mio lavoro sarà quello di mettere alle corde chi ancora mi giudica per quello che ero più di un quarto di secolo fa. Sì, a volte mi viene voglia di mollare tutto e starmene a poltrire senza fare nulla e fare come gli altri, cioè aspettare qualche miracolo, ma per fortuna questi pensieri durano poco.

 

17/03/2017

 Oggi nella struttura dove svolgo la mia attività di volontariato mi hanno chiesto perché nelle pause di lavoro passeggio tre passi avanti e tre passi indietro, nonostante non ci siano muri davanti a me.

Ho sorriso.

Poi ho risposto che forse i muri sono ancora nella mia mente e mi è difficile abbatterli, ma lotterò per farlo.

Dopo però, senza neanche accorgermene, ho continuato a fare tre passi avanti e tre indietro. 

 

18/03/2017

 La primavera è alle porte ed è sempre più bello uscire al mattino…un po’ meno rientrare alla sera, ma va benissimo perchè sono tanto felice lo stesso.

 

19/03/2017

 Ieri sera, ho avuto la sorpresa più bella della mia vita: all’improvviso mi sono trovato davanti mia figlia che mi è venuta a trovare per la festa del papà!

Poi, alla sera, mi ha accompagnato in carcere e oggi abbiamo passato una bellissima giornata insieme.

 

20/03/2017

 Oggi ho pensato per tutto il giorno a bei momenti che ho passato ieri con mia figlia, perché ho recuperato qualche bacio e qualche carezza che ho perso i tutti questi anni di carcere.

I nostri due cuori si sono riempiti, si sono scambiati un po’ della loro energia e si sono riempiti uno dell’altro.

 

21/03/2017

 È uscito il mio ultimo libro, “Angelo SenzaDio” , con una bellissima prefazione di Agnese Moro.

Ecco come l’ho iniziato: “Le storie vere non piacciono mai, per questo scriverò che questa è una storia inventata”.

 

22/03/2017

 Sul treno che prendo al mattino quando esco dal carcere ci sono molti ragazzi che vanno a scuola.

Questa mattina alcuni di loro si passavano la palla con le mani e alcuni passeggeri li guardavano male.

Io invece gli sorridevo e quando la palla per caso è andata a sbattere sul mio posto a sedere, l’ho raccolta e, con timidezza, mi sono messo a giocare con loro.

 

23/03/2017

 Alla domanda di una volontaria che lavora nella struttura della Comunità Papa Giovanni XXIII insieme a me ho risposto che l’ergastolano ha due alternative: o morire lentamente o morire subito. Io invece ho preferito lottare.

 

24/03/2017

 Ho scritto questa sinossi per Amazon, che distribuirà il mio nuovo libro, Angelo SenzaDio:

Da tanti anni viveva in carcere, dentro una cella, con una porta blindata e un cancello davanti, una finestra con le sbarre di dietro.

La vita gli aveva sempre voltato le spalle, ma lui era sempre riuscito a trovare una ragione per continuare a vivere.

E negli ultimi tempi aveva trovato nel suo cuore e nella sua mente un Angelo che riusciva vedere solo lui.

Vide il nuovo carcere dai fori della parete del blindato.

Poi lo vide da dentro le mura e gli sembrò ancora più brutto che di fuori.

Il pesante portone scrostato e umido si chiuse come le fauci di una belva su una preda ed emise un rugginoso scricchiolio.

Il SenzaDio scese dal blindato sul cortile interno del carcere con le manette ai polsi.

Fu subito colpito da una ventata di freddo sul viso e il gelo gli punse le labbra.

Si guardò intorno.

Lasciò vagare lo sguardo e vide muri possenti con in cima alti vetri blindati.

In ogni angolo del muro di cinta c’era una torretta con dentro una guardia armata.

Nel centro c’era un alto e massiccio edificio.

Il SenzaDio capì subito che quella doveva essere la “Prigione delle scimmie”.

Ne aveva sentito parlare e pensò che in quel carcere sarebbe stato difficile sopravvivere perché le guardie facevano combattere i detenuti fra di loro.

Poi sentì l’inconfondibile puzza di ogni prigione in cui andava.

Era l’odore di dolore.

Aprì la bocca verso il cielo e ingoiò con avidità l’aria pulita del mattino.

Poi vide il cielo coperto da una foschia umida e bagnata.

Sembrava che il cielo stesse pingendo perché era coperto da un velo di nuvole grigie.

Le guardie della scorta lo guardarono con uno sguardo cupo.

Poi gli intimarono di muoversi.

Una di queste tese leggermente la catena attaccata alle manette.

Il SenzaDio lo fulminò con un’occhiata e non mosse un muscolo.

Rimase fermo come un macigno e trattenne a stento un sorriso.

Continuò a fissare il cielo come se niente fosse.

Lasciò trascorrere qualche secondo.

Poi guardò le guardie senza vederle e a un tratto sorrise a se stesso.

Voltò le spalle.

Si mosse.

E a grandi falcate, quasi trascinando le guardie, entrò nella porta spalancata davanti a lui della “Prigione delle Scimmie” portandosi dietro il suo Angelo.

 

25/03/2017

 Ieri notte, un mio compagno che ha continuamente paura del terremoto ci ha svegliato alle due di notte perché aveva sentito la branda tremare.

Io non sentito nessuna scossa e gli ho detto di spegnere la luce e di mettersi a dormire tranquillo perché i carceri, a differenza delle case, li costruiscono solidi e tutti in cemento armato per non fare scappare i prigionieri.

 

26/03/2017

  Daniela, una mia cara amica che mi segue da tanti anni, appena letto il mio nuovo libro mi ha fatto questa bella recensione.

“Angelo Senza Dio” è un racconto duro, doloroso, drammatico ma anche molto poetico, come dice bene Agnese Moro, perché Lorenzo, il Senza Dio, riuscirà, grazie all’Angelo che decide di volergli bene e di stargli sempre nel cuore e nell’anima anche se lui non lo vuole, che con dolce violenza gli si impone, riuscirà, dicevo, a cambiare, a sciogliere una goccia della corazza che si è dovuto costruire per sopravvivere all’ergastolo e a provare, per la prima volta, un sentimento che si avvicina all’affetto e all’amicizia. Ancora una volta Carmelo, che di carceri ne ha girate tante, ha vissuto anche il 41 bis ed è attualmente in semilibertà dopo aver scontato più di 25 anni per la sua condanna all’ergastolo, riesce con il suo stile asciutto, spesso volutamente ripetitivo e martellante ma altamente poetico e a tratti anche ironico, a non lasciare indifferente chi legge, a commuovere e anche a far sorridere nei dialoghi surreali tra Il Senza Dio e l’Angelo (…).

 

 

27/03/2017

 Ho ricevuto questi dati da uno studente universitario a cui sto dando una mano per la sua tesi sull’ergastolo:

Ho iniziato il sondaggio tra i ragazzi all’università, ho creato un sondaggio online che io posso proporre inviando un link…è anonimo ed ho già ricevuto diverse risposte. Ho preferito farlo in questa forma per ricevere più risposte, comunque attendo di avere almeno 100 risposte.

Ti comunico i risultati parziali dell’indagine:

il 60% riconosce che il carcere sia un problema ed è interessato all’argomento;

il 90% non ha mai visitato un carcere;

il 100% sa cosa è l’ergastolo;

il 70% è contrario alla pena di morte.

Con sorpresa il 50% afferma che l’ergastolo è come o peggio della pena di morte;

il 20% non sa cosa sia l’ergastolo ostativo;

il 60% si informa su cosa accade nel carcere tramite la televisione (e aggiungo ahimè!!!!!).

Tra chi ha risposto l’80% è religioso.

Attendo di avere ancora altre risposte.

Ci sentiamo, un sorriso

 

28/03/2017

 Un mio compagno ergastolano oggi mi ha scritto queste parole, che mi hanno trasmesso tristezza perché vorrei che quello che è capitato a me accadesse anche agli altri:

Carmelo, come tu sai, quando arrivi a 26 anni di carcere tutto inizia a diventare stretto. La cella si fa sempre più piccola come se i muri ti schiacciassero e persino il rumore delle chiavi di quando ti aprono la tomba ti dà fastidio.

 

29/03/2017

 A un mio compagno ergastolano, da ben 26 anni in carcere, deportato in Sardegna, hanno respinto in questo modo la richiesta di trasferimento in un carcere vicino casa: (…) La richiesta non può essere accolta, in quanto ostano motivi di opportunità penitenziaria, dovendo assicurare, per ragioni di sicurezza e per una corretta gestione penitenziaria, una idonea allocazione dei detenuti appartenenti al circuito alta sicurezza (…) E mi sono ricordato che per dieci anni anche a me hanno sempre risposto in questo modo e per andare via dalla Sardegna ho dovuto fare uno sciopero della fame ad oltranza.

 

30/03/2017

 Oggi ho fatto un po’ di giardinaggio sotto un sole bellissimo e un cielo azzurro, i miei occhi e il mio cuore mi hanno ringraziato, ma nello stesso tempo mi hanno rimproverato che per un quarto di secolo ho fatto loro vedere solo i colori del ferro e del cemento. 

 

31/03/2017

 Tutte le sere prima di rientrare i miei nipotini mi danno la buonanotte con un messaggio al telefonino, questo mi aiuta a rientare dentro l’Assassino dei Sogni con il sorriso sulle labbra.




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