martedì 7 marzo 2017 - Carmelo Musumeci

Ergastolo e 41 bis, 25 anni di tortura

2017: 25 ANNI DI 41 BIS 25 ANNI DI TORTURA. Sabato 8 aprile 2017, Sala Centro Sociale Valdese, via Manzoni, 21 – FIRENZE.

 

Ore 9,30 iscrizione al convegno;

Ore 9.45 presentazione della giornata: Giuliano Capecchi, associazione Liberarsi;

Letizia Tomassone, pastora chiesa valdese di Firenze;

Ore 10 intervento di Beniamino Deidda, Sandro Margara: il carcere speciale e l'ergastolo;

Ore 10,20 Venticinque anni di 41bis: interventi di: Riccardo De Vito, magistrato di sorveglianza di Nuoro e Presidente di Magistratura Democratica; Carlo Fiorio, ordinario di diritto processuale penale, università di Perugia; Carla Serra, avvocatessa; Giuseppe Mosconi, ordinario sociologia del diritto, università di Padova;

Ore 11,30 testimonianzedi: Pasquale De Feo (una lettera), Jean Félix Kamba Nzolo, pastore valdese, Benedetto Labita, Maria Milazzo Labita, Carmelo Musumeci, Sebastiano Prino, Pepè Ritorto, Giovanni Farina (una lettera);

Ore 12,30 dibattito.

Ore 13,30 pausa momento conviviale.

Ore 14,30 ripresa lavori, interventi sulla tortura: Emilio Santoro, ordinario sociologia, università di Firenze; Maria Rita Prette, Edizioni Sensibili alle Foglie; Gustavo Leone, avvocato; Alessio Scandurra, Associazione Antigone;

Ore 15,30 Allora che fare? Interventi di: Ornella Favero, Presidente Conferenza nazionale volontariato giustizia; Alessia Petraglia, senatrice; Luca Maggiora, camera penale di Firenze; Elisabetta Zamparutti, rappresentante del governo italiano nel Comitato Prevenzione Tortura del Consiglio di Europa; Elton Kalica, ricercatore Università di Padova; Ristretti Orizzonti di Padova.

Ore 16,30 dibattito;

Ore 17,30 interventi di: Caterina Calia, avvocatessa; Nicola Valentino, Edizioni Sensibili alle Foglie; tortura, ergastolo, pena di morte.

Aderiscono alla giornata: Associazione l'Altro Diritto; Associazione Antigone; Coordinamento fiorentino contro l'ergastolo; Commissione carcere camera penale di Firenze; Edizioni Sensibili alle foglie; Conferenza nazionale volontariato giustizia.  

Si pregano tutti gli invitati di dare conferma della loro partecipazione per una questione logistica. Con il contributo dell'otto per mille della Tavola Valdese.

Voci da fuori

Ciao Carmelo, mi chiamo Michele e sono di Pordenone. Ho 49 anni ed un passato turbolento. Tra carcere e droghe, ho trascorso più di tre quarti della vita, in carcere. Ti dico questo non perché io abbia la presunzione anche solo di pensare di capirti ma, in piccola parte, penso di poter immaginare cosa provi ad avere l'ergastolo ostativo! Ti ammiro da quando ho sentito parlare di te, dei tuoi libri, (ne ho acquistati tre), delle tue battaglie per far sì che tolgano questa assurda tortura. Certe volte mi immedesimo nelle tue storie, soprattutto quelle da ragazzino sono molto simili alle mie. Anch’io avrei voluto studiare, solo che alla fine, o per una cosa o per l'altra, in carcere non me ne davano la possibilità. Devo comunque dire che io ci mettevo del mio per farmi negare qualunque beneficio interno! Poi, quando uscivo, purtroppo avevo altro a cui pensare, per esempio come tirare la giornata fino a sera, e così lo studio (la cosa più importante) è rimasto solo un sogno nel cassetto che sta nel comodino appena sotto a quello dei rimpianti.

Sono contento che tu ti sia laureato e con lode: questo mi fa inorgoglire solo per il fatto che hai ottenuto ciò non da fuori, con tutte le comodità, ma all'interno di un carcere con tutti i problemi e le restrizioni che questo comportava. Devi essere una gran bella persona.

Dopo averti stressato con i miei pensieri ti chiedo come potrei avere una copia del libro Fuga dal l'assassino dei sogni, magari con dedica.Ora veramente chiudo, sono molto felice per la tua semilibertà: secondo me stai aprendo delle grandi opportunità anche per altri che si trovano nelle tue stesse condizioni, e questa è una grande, grande, cosa. Ti saluto con stima.

Michele

 

Buonasera, sono una mamma di 34 anni. Leggo con molto interesse e ammirazione le sue mail. C’è sempre qualcosa in quello che racconta che coinvolge la mia curiosità o che mi fa rabbrividire per le pene che ha passato nei lunghi anni trascorsi in carcere, e mi viene in mente mio suocero rinchiuso in carcere da quasi 35 anni. Capisco in quei racconti le pene che ha subito e non ha mai raccontato, le sofferenze che ha vissuto e che la sua famiglia non ha mai considerato, forse perché quella volta al mese che si va a trovare, vedi un uomo grande, forte e con il sorriso, e non ti viene in mente che dentro possa essere consumato dal dolore e dal dispiacere. Allora dai tutto per scontato e forse pensi che sia privo di sentimenti, quei sentimenti che non puoi capire se non li vivi come padre, figlio, fratello e amico. Invece, in fondo quella persona capisce tutto o forse lo immagina, ma noi che abbiamo la libertà non possiamo capire come ragiona un ergastolano, non capiamo i suoi dolori e non possiamo immaginarli.

Poi leggendoLa, mi chiedo se per uno come mio suocero c’è una qualche speranza di un permesso. Se Lei può far qualcosa o se mi può suggerire una strada per fargli assaggiare uno spicchio di libertà…

Nel ringraziarLa anticipatamente Le porgo distinti saluti.

Palmira Zungri

 

Voci da dentro

Adesso mi trovo all’AS-1. Ho trascorso quasi dodici anni col regime del 41-bis nel 2005. Finalmente, decisero la mia declassificazione in un regime “meno duro”. Passai all’allora E.I.V. che poi è diventato AS-1. È cambiata solo la sigla, ma il regime è rimasto lo stesso (se non peggio…). Mi dissero che era un passaggio dovuto che chiunque uscisse dal regime di massima sicurezza (41-bis) doveva per forza passare a quest’altro regime. “Passare”, pensai io, significa che è qualcosa che non può durare, ecco un “passare”, non “fermarsi”.

Ma a quanto pare mi sbagliavo: siamo nel 2017! Nel frattempo, mi sono diplomato e poi laureato in filosofia, ma sono ancora qui. Allora ho pensato, e continuo a pensare, che quel “passare” in realtà era già un punto d’arrivo, la Destinazione…

Carcere di Opera, Alfredo

Il carcere è solo un ambiente criminogeno, terra di nessuno. Perché quando si vive nell’abbandono e nelle regole di ognuno di noi, non c’è alcuna cosa buona e giusta. Non danno speranza: a chi manca solo un anno o due, gli fanno fare fino a l’ultimo. Produci solo cose negative. Quando uno Stato criminogeno delinque ogni giorno, noi perché dovremmo cambiare vita e opinione?

Carcere di Verona, Ivan

A una domanda di uno studente universitario: “Secondo te, il carcere cosa non dovrebbe mai negare? un ergastolano ha risposto.

“Non dovrebbe mai negare la dignità e la speranza di riproporsi come persona nuova, diversa. Negando questi due valori, lo Stato dimostra violenza nella stessa misura del reo che vorrebbe punire. La speranza deve alimentare sempre la vita dell’uomo. Va accettato il cambiamento lo dicono i nostri Padri Costituenti, distinguere la Persona dall’errore commesso.

L’istituzione deve contenerlo, ma recuperarlo. In Italia lo Stato non comprende il significato della pena. Deve rientrare nella legalità costituzionale. Il detenuto oggi è trattato illegalmente. Non si può infliggere una pena e poi non tener conto di cosa comporta in quella persona quella pena? La nostra Costituzione non dice questo all’art.27.

Lo spirito dei Padri Costituenti era che il carcere avesse un ruolo sociale, non come attualmente è, trasformato in una discarica. Abbiamo una politica che non ha una progettualità sul carcere. Abbiamo la più bella Costituzione del mondo, ma anche la più distorta. Quindi l’esecuzione delle pene deve avvenire secondo la Costituzione, così uno Stato diventa credibile, così può dare esempio di applicazione del Diritto, così uno Stato diventa autorevole.

Oggi, invece, abbiamo uno Stato che viola questi principi e pretende dai cittadini il rispetto di quelle norme che lui disattende per primo!”.

 

Carcere di Secondigliano, Pierdonato

 

 

A cura di Carmelo Musumeci per l’Associazione Liberarsi 

 




Lasciare un commento