lunedì 14 marzo 2016 - soloparolesparse

Era la Milano da bere di Alessandro Bastasi

Come può ridursi un manager di successo, arrivista e pronto al balzo finale quando perde tutto quello su cui ha impostato la sua vita? E’ quello che ci raccontaAlessandro Bastasi nel suo Era la Milano da bere, potente noir Fratelli Frilli Editore.
Massimo Gerosa dirige il reparto marketing di una importante azienda. Ha una moglie, una figlia pronta ad andare alla Bocconi ma soprattutto ha una casa splendida, vestiti, ristoranti famosi e uno status sociale di primo livello. E’ quello che conta nella sua vita. E presto farà il salto definitivo verso il lusso sfrenato, attende infatti una promozione quasi ovvia.

Arriva invece, inatteso, come un colpo di mannaia, il licenziamento in tronco. Invidie, lotte interne, probabilmente un trucco per incastrarlo ed ecco che tutto il suo mondo si sbriciola.
Massimo non è in grado di rialzarsi. La moglie, da sempre interessata solo ai suoi soldi e allo status, lo lascia, la figlia non riconosce più madre e padre e fugge di casa.

Lui rimane senza casa, finisce i soldi, trova aiuto solo in un movimento di estrema destra. In un anno il crollo è totale, verticale, definitivo.

Il romanzo di Bastazi è splendido, un esempio di autodistruzione, di crollo dei valori, di una società basata sul nulla. Tutti i protagonisti sono perdenti. Massimo, la moglie, il fratello di lui, il padrone, i politici (non parliamone proprio), i camerati della sezione politica, i colleghi, gli avvocati. Non uno dei personaggi che incontriamo lascia intravedere un barlume di lucidità e di operosità.

Solo la figlia Cristina decide di ribellarsi a quel mondo, ma per riuscirci dovrà faticare parecchio e compiere anche lei un viaggio all’inferno e ritorno.

Il sottotitolo “morte civile di un manager” è perfettamente esplicativo di quanto narra il romanzo, che poi però ha un finale in cui i toni cambiano.
O meglio, l’evoluzione della vicenda porta ad un finale che è un vero thriller, costruito con un montaggio alternato (se fossimo al cinema) teso e funzionale, fino all’inevitabile disastro.




Lasciare un commento