lunedì 25 settembre - La bottega del Barbieri

Engel Italia, Cpr e migranti in gabbia

Tre giorni fa il Consiglio dei Ministri ha annunciato la proliferazione di nuovi Centri di Permanenza e Rimpatrio (CPR) per migranti come risposta a chi fugge da guerre, fame e disastri. La decisione apre nuove prospettive di mercato in Italia per le imprese della detenzione amministrativa, vecchie e nuove entità di cui già molto si può dire sulle modalità di gestione di questi inferni.
Particolarmente attuali a riguardo le inchieste sui CPR pubblicate da Irpimedia, che riproponiamo sulla Bottega a puntate.

Voci dai Cpr: le irregolarità segnalate da chi ha lavorato con Engel Italia Srl

di Marika IkonomuAlessandro LeoneSimone Manda

La società ha vinto le prime gare nel 2013-2014. Da tempo i suoi dipendenti denunciano ritardi nei pagamenti e condizioni di vita disumane nelle celle.
Oggi versa in uno stato di crisi, ma continua a gestire, con un altro nome, il Centro per il rimpatrio di Milano.

Federica, nome di fantasia, stava cercando un lavoro nel sociale quando si è imbattuta in un annuncio su Facebook. «Era stato pubblicato da un’azienda che tra le varie cose si occupa di comunicazione, grafica e recruitment. Ho inviato il curriculum e sono stata subito contattata».
All’appuntamento, con lei ci sono infermieri, mediatori, personale delle pulizie, medici, operatori in attesa di essere convocati. L’edificio scelto per il colloquio si trova in via Corelli, a Milano.
Il cortile interno è invaso da materiali da costruzione, impianti smontati perché, secondo quanto spiegano i datori di lavoro, dovrebbe diventare a breve una cucina.
Quando arriva il suo turno ormai è buio e l’illuminazione non funziona: «Attorno al banchetto c’erano tra i tre e i cinque uomini in piedi, gambe divaricate e braccia conserte. Alcuni di loro tenevano in mano un cellulare per usare la torcia – racconta – ho preso il mio telefono e l’ho appoggiato sul banco e ho chiesto agli uomini di puntare le loro torce in altre direzioni perché era poco confortevole».
Le hanno chiesto informazioni sul suo trascorso lavorativo e sulle competenze linguistiche, poi hanno cercato di capire se fosse «pronta ad affrontare una situazione di quel tipo» e se avesse capito bene chi «erano i datori di lavoro».

Il colloquio era finalizzato all’assunzione nel Centro di permanenza per il rimpatrio (Cpr) di Milano, uno dei nove attualmente aperti in Italia (il governo Meloni vorrebbe averne venti). Si tratta di strutture di detenzione amministrativa, dove i cittadini stranieri vengono rinchiusi senza che abbiano commesso alcun reato, solo perché sprovvisti di un permesso di soggiorno. Sono gestiti da cooperative, società e multinazionali private che si aggiudicano appalti da milioni di euro di fondi pubblici grazie alla logica della «offerta economicamente più vantaggiosa».
Solo negli ultimi tre anni all’interno dei centri sono morte nove persone. Chi ne esce invece li descrive come un carcere, ma senza le tutele del sistema penitenziario.

«Puoi resistere fino a un certo punto, poi devi decidere: dentro o fuori. Se resti dentro, allora ti tappi gli occhi e le orecchie». Federica si è dimessa dopo soli tre mesi, un tempo comunque sufficiente a sperimentare le condizioni di vita in un Cpr.
«Per identificare una persona veniva usata la parola “merda” e poi magari “alta”, “bassa”, “magra”», afferma. L’ex operatrice denuncia le carenze dell’assistenza sanitaria, l’abuso di psicofarmaci, gli atti di autolesionismo all’ordine del giorno. Ma racconta anche di essere stata ripresa per aver segnalato in una relazione l’assenza di acqua calda, di coperte a sufficienza, del riscaldamento e di vetri alle finestre.


A gestire il centro il quel periodo era la Engel Italia Srl.

La gestione emergenziale cede le strutture ai privati

La Engel Italia è una Srl creata nel 2012 a Salerno dall’imprenditore Alessandro Forlenza e poi ceduta alla moglie Paola Cianciulli, che oggi detiene il 100% ed è amministratrice unica dell’azienda.
In base alla visura camerale, l’attività principale della società fino al 2015 è stata quella alberghiera, sostituita in seguito da «l’assistenza sociale e gestione di centri di accoglienza per immigrati».
Dal 2013 al 2015 la Srl ha gestito un albergo, l’Hotel Engel, a Capaccio Paestum, in provincia di Salerno, lo stesso che diventerà poi uno dei primi centri di accoglienza gestiti dalla società. Una svolta che nel 2014 segnerà il passaggio dal mondo del turismo a quello dell’accoglienza, per poi arrivare nel 2017 al trattenimento dei cittadini stranieri. Oggi la società Engel è in stato di crisi e nel 2022 ha formulato la domanda di ammissione alla procedura di concordato preventivo, aperta dal tribunale di Salerno.

Engel Italia si occupa di trattenimento dei migranti a partire dagli anni in cui i flussi migratori cominciano ad aumentare. Nel 2011 gli sbarchi dal Nord Africa sono la conseguenza delle Primavere arabe, moti delle fasce medio basse della popolazione dei Paesi arabofoni del Maghreb e del Medio Oriente contro i loro governanti. Per i rivoltosi, le speranze di riscatto e della fine delle dittature sono state in larga parte disattese. La violenta repressione che ne è seguita ha poi portato molte persone a fuggire verso i Paesi europei, percorrendo una delle rotte più pericolose al mondo: il Mediterraneo centrale.
L’Italia, che nel 2011 ha assistito all’arrivo di 62.692 persone, ha visto il numero di migranti sbarcati sulle sue coste raggiungere i 170.100 nel 2014 e oltre i 181 mila nel 2016.

Gli sbarchi di massa sono avvenuti però in un sistema di accoglienza impreparato: un approccio emergenziale che ha trasformato ex caserme o alberghi privati in strutture ricettive, con aggiudicazioni straordinarie consentite dallo stato di emergenza nazionale. Una situazione che ha portato molte società private, con nessuna esperienza nel campo dell’accoglienza e del sociale, a entrare nel settore e a vedersi aggiudicati facilmente appalti pubblici, senza reali controlli da parte delle istituzioni.
È la stessa “emergenza” a cui si assiste anche oggi, con la corsa in extremis alla ricerca di nuove strutture.

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